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Bellaria, i chioschisti: dal Comune solo caos, meglio gli accorpamenti

La Cooperativa bar di spiaggia di Bellaria – Igea Marina, per voce del suo presidente Riccardo Pazzaglia, ha diffuso questo comunicato:

La Cooperativa bar di spiaggia guarda con sempre maggiore perplessità al caotico succedersi di provvedimenti del Comune di Bellaria-Igea Marina sul futuro assetto dell’arenile.

La Variante normativa al piano spiaggia approvata dal Consiglio comunale il 30 novembre, che regola la fase di transizione e “salva” la stagione 2017 dei bagnini, è un tassello che presenta profili di dubbia legittimità e di scarsa ragionevolezza. Il Comune “scommette” infatti su procedure per l’assegnazione delle nuove concessioni e la costruzione delle nuove opere con termine nella primavera 2018. Ma l’esperienza insegna che, anche se tutto procedesse senza interruzioni nella gestione dei procedimenti, difficilmente i lavori potrebbero chiudersi entro un tempo così breve.

La stessa promessa di mantenere i manufatti relativi allo stato dei luoghi nella prima redazione del piano sembra scritta sulla sabbia e si presenta come una foglia di fico volta più a suggestionare gli animi che a radicare l’effettiva legittimità delle opere esistenti.

Spiace dirlo, ma bisogna che tutti gli operatori di spiaggia si convincano, finalmente, che l’Amministrazione comunale in realtà punta a “liberare” l’arenile da quante più strutture oggi esistenti per poi attuare un piano spiaggia velleitario e rischioso (contro il quale, va ricordato, è pendente un ricorso al Tar di questa Cooperativa).

Per la Cooperativa bar di spiaggia esiste una alternativa alla impostazione del Comune: l’accorpamento in macroaree delle differenti attività attraverso un accordo di programma tra privati. E’ una strada, certo difficile, ma già sperimentata con successo in alcune spiagge della Toscana. Si passerebbe, così, da un burocratico e astratto dirigismo pubblico ad un protagonismo dei privati che farebbe i conti con risorse certe. Ma gli operatori devono contare su tempi congrui per ammortizzare i loro investimenti. Dunque, il Comune se vuole la collaborazione privata deve rinunciare all’assurda pretesa di assegnare le concessioni ad evidenza pubblica e rassegnarsi ad attendere la definizione della materia a livello parlamentare e la conclusione dell’iter sulla legge delega per il recepimento della direttiva Bolkestein.

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