L’Amministrazione Comunale di Bellaria Igea Marina si è unita ieri, lunedì 25 aprile, alle solenni celebrazioni per il 77° anniversario della Liberazione dell’Italia. Lo ha fatto, dapprima con la deposizione di un mazzo di fiori in prossimità del monumento “A tutti i caduti di tutte le guerre” al Parco del Gelso, poi con una cerimonia commemorativa, con deposizione di un mazzo di fiori, al monumento ai Caduti che si trova in piazzetta Fellini, di fronte alla Biblioteca. Qui, le celebrazioni sono state accompagnate dagli allievi della Scuola Comunale di Musica di Bellaria Igea Marina – “Centro Culturale Vittorio Belli”, con la partecipazione del gruppo “Corale di Bellaria Igea Marina” e di NOTA Music con due cantanti liriche.
Occasione che ha visto una nutrita partecipazione della cittadinanza, oltre che dell’ANPI e di una rappresentanza delle autorità civili e militari; platea al cospetto della quale un emozionato Sindaco ha pronunciato un apprezzato intervento.
Il discorso integrale pronunciato ieri dal Sindaco Filippo Giorgetti:
“Non è semplice trovare le parole per descrivere il mio, il nostro stato d’animo in questo momento: stavamo intravedendo la fine della emergenza pandemica e subito una nuova fonte di incertezza e paura adombra le nostre comunità”, l’incipit doverosamente incentrato sulla delicata situazione internazionale. “Ci troviamo qui dopo due anni finalmente in presenza e in comunità per celebrare la Festa della Liberazione”, ha proseguito, “una festa che è insieme, un onore ed un impegno. Che ci devono animare a non dimenticare ciò che è accaduto e ricordare gli orrori dei totalitarismi e della soppressione della “libertà”: messaggio attuale come non mai visti i venti bellici che spirano da Est. La presenza del labaro di ANPI ci ricorda e rappresenta i tanti partigiani che aderirono ai CLN, ma penso anche ai tanti militari come i martiri di Cefalonia che ebbero il coraggio di opporsi ai nazisti e di sacrificarsi – combattendo – per l’onore del nostro Paese. A quei patrioti che si sono battuti per il riscatto e la rinascita dell’Italia va, deve andare sempre la nostra ammirazione, la nostra gratitudine, la nostra riconoscenza. La gran parte degli italiani di oggi, non ha provato cosa significa la privazione della libertà. Solo i più anziani hanno un ricordo diretto del totalitarismo, dell’occupazione straniera, della guerra per la liberazione della nostra Patria”.
“Per molti di noi – ha continuato il Primo cittadino – è un ricordo legato alle nostre famiglie, ai nostri genitori, ai nostri nonni, molti dei quali furono protagonisti o anche vittime di quei giorni drammatici. Questi sono i ricordi, sono gli esempi con i quali siamo cresciuti. Quelli di una generazione di italiani che non esitò a scegliere la libertà. Anche a rischio della propria sicurezza, anche a rischio della propria vita. Il nostro Paese ha un debito inestinguibile verso quei tanti giovani che sacrificarono la vita, negli anni più belli, per riscattare l’onore della patria, per fedeltà a un giuramento, ma soprattutto per quel grande, splendido, indispensabile valore che è la libertà. Lo stesso debito di gratitudine lo abbiamo verso tutti quegli altri ragazzi, americani, inglesi, polacchi, indiani, neozelandesi e greci (questi ultimi fra i primi ad entrare in Bellaria Igea Marina nel lontano settembre 1944) e dei tanti paesi alleati, che versarono il loro sangue nella campagna d’Italia. Senza di loro, il sacrificio dei nostri partigiani avrebbe rischiato di essere vano. E con rispetto dobbiamo ricordare oggi tutti i caduti, anche quelli che hanno combattuto dalla parte sbagliata sacrificando in buona fede la propria vita ai propri ideali e ad una causa errata e già perduta. Questo non significa naturalmente neutralità o indifferenza. Noi siamo – tutti gli italiani liberi lo sono – dalla parte di chi ha combattuto per la nostra libertà, per la nostra dignità e per l’onore della nostra Patria”.
“In questi anni la storia della Resistenza è stata approfondita e discussa. E’ un bene che sia successo. La Resistenza è – con il Risorgimento – uno dei valori fondanti della nostra nazione. Come per il Risorgimento, occorre ricordare anche le pagine oscure della guerra civile, anche quelle nelle quali chi combatteva dalla parte giusta ha commesso degli errori e si è assunto delle colpe. È un esercizio di verità, è un esercizio di onestà, un esercizio che rende ancora più gloriosa la storia di coloro che invece hanno combattuto dalla parte giusta con abnegazione, correttezza e con coraggio. È la storia dei tanti che hanno combattuto nell’esercito del Sud, che da Cefalonia in poi hanno riscattato con il sangue l’onore della divisa. È la storia dei martiri come Salvo D’Acquisto che non esitò a sacrificare la sua vita in cambio di altre vite innocenti. È la storia dei nostri militari internati in Germania, che scelsero il campo di concentramento piuttosto che collaborare con i nazisti. È la storia dei tanti che nascosero concittadini ebrei ricercati, salvandoli dalla deportazione. È la storia soprattutto dei tanti, tantissimi eroi sconosciuti che con piccoli o grandi gesti di coraggio quotidiano collaborarono alla causa della libertà di cui piccoli ma monumentali esempi abbiamo anche qui a Bellaria Igea Marina con la storia di Gualtiero Giorgetti, partigiano locale che abbiamo omaggiato in prima mattina presso la lapide che ricorda il suo sacrificio, e con le vicende di Ezio Giorgetti e Osman Carugno”.
“In quel momento tanti italiani di fedi diverse, di diverse culture, di diverse estrazioni, si unirono per seguire lo stesso grande sogno, quello della libertà. Vi erano fra loro persone e gruppi molto diversi. Vi era chi pensava soltanto alla libertà, chi sognava di instaurare un ordine sociale e politico diverso, chi si considerava legato da un giuramento di fedeltà alla monarchia. Ma tutti seppero accantonare le differenze, anche le più profonde, per combattere insieme. I comunisti e i cattolici, i socialisti e i liberali, gli azionisti e i monarchici, di fronte a un dramma comune, scrissero, ciascuno per la loro parte, una grande pagina della nostra storia. Una pagina sulla quale si fonda la nostra Costituzione. Fu nella stesura della Costituzione che la saggezza dei leader politici di allora, De Gasperi e Togliatti, Ruini e Terracini, Nenni, Enaudi, Saragat, La Malfa e Parri, riuscì ad incanalare verso un unico obiettivo le profonde divaricazioni di partenza. Benché frutto evidente di compromessi, la Costituzione repubblicana riuscì a conseguire due obiettivi nobili e fondamentali: garantire la libertà e creare le condizioni per uno sviluppo democratico del Paese. Non fu poco. Anzi, fu il miglior compromesso allora possibile”.
“Fu però mancato”, ha osservato poi il Sindaco, “l’obiettivo di creare una coscienza morale “comune” della nazione, un obiettivo forse prematuro per quei tempi, tanto che il valore prevalente fu per tutti l’antifascismo, ma non per tutti l’antitotalitarismo. Fu il portato della storia, un compromesso utile a scongiurare che la Guerra fredda non sfociasse in una guerra civile dagli esiti tragici. Ma l’assunzione di responsabilità e il senso dello Stato che animarono tutti i leader politici di allora restano una grande lezione che sarebbe imperdonabile dimenticare. Oggi, 77 anni dopo il 25 aprile 1945 e a 33 anni dalla caduta del Muro di Berlino, il nostro compito, il compito di tutti, è quello di costruire finalmente un sentimento nazionale unitario, e visti i recenti avvenimenti bellici aggiungerei un sentimento europeo comunitario, un sentimento globale comunitario. Dobbiamo farlo tutti insieme, a prescindere dall’appartenenza politica, per una nuova fase della nostra democrazia repubblicana, dove tutte le parti politiche si riconoscano nel valore più grande, frutto della liberazione: la libertà, e nel suo nome si confrontino per il bene e nell’interesse di tutti. L’anniversario della liberazione è dunque l’occasione per riflettere sul passato, ma anche per riflettere sul presente e sull’avvenire dell’Italia. Se da oggi riusciremo a farlo insieme, avremo reso un grande servizio non a una parte politica o all’altra, ma al popolo italiano e, soprattutto, ai nostri figli che hanno il diritto di vivere in un Paese finalmente pacificato.”
“Sono convinto”, ha aggiunto e concluso, “che siano maturi i tempi perché la Festa della Liberazione possa diventare la festa di tutti, togliendo a questa ricorrenza il carattere di contrapposizione che la cultura rivoluzionaria le ha dato e che ancora “divide” piuttosto che “unire”. Lo dico con grande serenità, senza alcuna intenzione polemica. Il 25 aprile fu all’origine di una nuova stagione di democrazia e in democrazia il voto del popolo merita l’assoluto rispetto da parte di tutti. Il popolo, dopo il 25 aprile, votò pacificamente per la Repubblica, e la monarchia accettò il giudizio popolare. Poco dopo, il 18 aprile 1948, la scelta popolare fu di nuovo decisiva per il nostro Paese: con la vittoria di De Gasperi, il popolo italiano si riconobbe nella tradizione cristiana, liberale, della sua storia. E gli anni Cinquanta, sempre con il sostegno del voto popolare, modellarono l’Italia come realtà democratica, economica e sociale. L’Italia divenne parte dell’Europa e dell’Occidente, fu tra i promotori dell’unità atlantica e dell’unità europea, diventò da Paese reietto un Paese rispettato. Oggi i nostri giovani hanno davanti a loro altre sfide: difendere la libertà conquistata dai loro padri e ampliarla sempre di più, consapevoli come sono che senza libertà non vi può essere né pace, né giustizia, né benessere. Alcune di queste sfide sono planetarie: la lotta contro il terrorismo, la lotta contro l’integralismo fanatico e liberticida, la lotta contro le discriminazioni, la lotta contro le pulsioni ai nuovi espansionismi e totalitarismi moderni perché la libertà, la dignità e la pace sono un diritto di ogni essere umano, “ovunque” nel mondo. Oggi quell’insegnamento dei nostri padri assume un valore particolare: questo 25 aprile cade all’indomani della inaccettabile aggressione che ha subito l’Ucraina. Di fronte all’emergenza e alla tragedia, gli italiani e i cittadini di Bellaria Igea Marina sono riusciti a dimostrare di essere un grande popolo coeso nella generosità, nella solidarietà e nel coraggio. Guardando ai tanti concittadini che si sono impegnati nell’opera di aiuto e accoglienza mi sento orgoglioso, ancora una volta, ancora di più, di essere il Sindaco di questa comunità e di guidare questo meravigliosa città”.