Lorenzo Scarponi porta in scena uno dei testi teatrali più densi di Giovanni Nadiani, che racchiude in sé la cifra di tutta l’opera letteraria dello scrittore faentino, riproponendo il tema profondo della perdita di identità e significato e contribuendo, così come le opere di “Lello” Baldini, al rinnovamento dell’uso teatrale del dialetto, reso esperienza popolare di alto valore letterario. Nadiani (1954-2016) è stato artista e letterato completo: poeta, saggista, drammaturgo, docente e traduttore.
“Andém a la cumédia?” “La fà róid?” Quando è imminente una rappresentazione teatrale in dialetto in un paese romagnolo, sono queste le domande che di solito si sentono fare. Come se il dialetto fosse unicamente la lingua della risata e non possano esistere recite, interpretazioni dialettali all’infuori appunto della commedia.
In realtà il dialetto, vivo e altamente espressivo, plasma e descrive con profondità la vita in tutte le sue declinazioni: gioie e dolori, drammi e contraddizioni, non sottraendosi alle grandi domande esistenziali e ai più oscuri moti dell’animo umano.
Questo monologo teatrale di Giovanni Nadiani ha come protagonista Fòrmica e il suo mondo, dove vent’anni di lavoro, prima del precoce pensionamento, danno l’impressione di essere uno spreco di vita. Fòrmica finisce così tra l’orto e un bar deserto, interrogandosi sul concetto di identità, disquisendo ironicamente di cultura e politica e del miraggio di salvezza rappresentato dalla vita di coppia, in realtà persa anch’essa in una sorta di routine narcotizzante.
Il protagonista si abbandona a un vero e proprio ‘flusso d’in-coscienza’, e nello spazio di un’ora passa in rassegna presente e passato, passioni, memorie, mode, fedi, verità e tradizioni ormai svanite, forse tradite o mai esistite.
Tutto il monologo è permeato dall’ironia tipica di Nadiani, ironia che attraversa come un fiume in piena tutta la produzione poetica e la prosa dello scrittore romagnolo e che qui affiora con delicata prepotenza in ogni frase nei suoi diversi registri, spesso venandosi di comicità, mista ad accenti di drammatica ironia.
“Fòrmica” a Ivano Marescotti.
Lorenzo ci accompagna alla scoperta della poetica di Nadiani e della nostra stessa identità, che non è mai qualcosa di fisso, conservabile immutato sotto vetro. L’identità è qualcosa che si compie, come sintesi delle nostre contraddizioni e dei nostri errori.
Il pensiero corre spontaneamente anche alla nostra contemporaneità, all’occidente permeato di vizi e vezzi, padre-padrone ma allo stesso tempo deserto di memoria e di punti di riferimento.
Biografia
Lorenzo Scarponi, appassionato di teatro e poesia in dialetto romagnolo, si è formato come attore in diverse compagnie locali e sotto la guida di registi, autori e attori del calibro di Marescotti, Lucchini, Reggiani, Gabellini, Tonti e la Airaudo. É autore di pubblicazioni poetiche in dialetto romagnolo, “Lultmi sòul (2009) e “E’ mi fiòur” (2016). Fra i numerosi riconoscimenti ricevuti a concorsi e premi letterari, il 1° posto nella sezione poesia al Premio Giustiniano Villa 2018.