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Bando delle periferie. Le bugie di 5 Stelle e Lega

Il bando delle periferie, la votazione di un emendamento al Senato nel cosiddetto decreto “mille proroghe” si tinge sempre più di giallo. Appare sempre più la trama di film poliziesco e di indagine che un dibattito relegato alla sola politica. Ma andiamo con ordine.

Con l’emendamento citato i finanziamenti dei progetti dei comuni capoluoghi per le riqualificazioni delle periferie vengono slittati al 2020. Non tutti i progetti ma quelli dal 25  al 120 dell’elenco dei Comuni beneficiari del Programma straordinario per la riqualificazione urbana e la sicurezza delle periferie. Appare come un colpo di mano della maggioranza di governo per reperire finanziamenti per politiche di investimento diverse dal governo precedente. Scatta la protesta dei sindaci. Proteste sostenute anche dall’Anci.

Nell’approfondimento di come si è arrivati all’emendamento incriminato si scopre che è stato votato non solo dalla maggioranza ma da tutte le forze politiche del Senato. Votanti 270 senatori voti a favore dell’emendamento 270.

La domanda immediata è stata: come è possibile che un emendamento che smonta un provvedimento del precedente governo venga votato anche dal Pd? Non solo venga votato anche dal senatore Matteo Renzi che del bando delle periferie ne è stato l’autore ed il padre politico.

A fronte di quel voto si leva protesta dei territori e dei sindaci. C’è chi parla di errore in buona fede, chi è stato tratto in inganno dalla prima parte dell’emendamento che riguardava lo sblocco degli avanzi di amministrazione dei comuni virtuosi, chi se la prendeva con gli uffici legislativi dei gruppi parlamentari. Tutti ad impegnarsi a rimediare alla Camera dei Deputati dove il decreto dovrà essere approvato a settembre.

In realtà quell’emendamento è corretto almeno in una parte. I senatori dovevano approvarlo. Il motivo è abbastanza semplice.

La Regione Veneto nel 2017 presenta un ricorso di Costituzionalità su alcuni aspetti della legge di bilancio approvata nel 2016. Fra i punti oggetti del ricorso vi è anche l’art. 1, comma 140. La corte Costituzionale con sentenza pubblicata il 7 marzo 2018 N. 74, dichiara incostituzionale l’art. 1, comma 140, della legge 11 dicembre 2016, n. 232 (Bilancio di previsione dello Stato per l’anno finanziario 2017 e bilancio pluriennale per il triennio 2017-2019), nella parte in cui non prevede un’intesa con gli enti territoriali in relazione ai decreti del Presidente del Consiglio dei ministri riguardanti settori di spesa rientranti nelle materie di competenza regionale.

La Corte Costituzionale ritiene in definitiva che il Governo non può intervenire su materie che rientrano nelle competenze delle Regioni senza giungere ad una intesa con le stesse. “Tra queste materie vi sono anche gli investimenti per la riqualificazione urbana e per la sicurezza delle periferie delle città metropolitane e dei comuni capoluogo di provincia”

Ebbene l’art. 1, comma 140 è proprio l’oggetto dell’emendamento approvato in Senato nel decreto”milleproroghe”

Infatti recita:” All’articolo 1, comma 140, della legge 11 dicembre 2016, n. 232, dopo l’ultimo periodo sono aggiunti i seguenti: ”Fermo restando che i decreti di cui al periodo precedente, nella parte in cui individuano interventi rientranti nelle materie di competenza regionale o delle provincie autonome, e limitatamente agli stessi, sono adottati previa intesa con gli enti territoriali interessati, ovvero in sede di Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le Province autonome di Trento e di Bolzano, per gli interventi rientranti nelle suddette materie individuati con i decreti adottati anteriormente alla data del 18 aprile 2018 l’intesa può essere raggiunta anche successivamente alla adozione degli stessi decreti. Restano in ogni caso fermi i procedimenti di spesa in corso alla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto nei termini indicati dalla sentenza della Corte Costituzionale 13 aprile 2018 n. 74″

Questa parte dell’emendamento è quella che sana la bocciatura della Corte Costituzionale laddove permette di raggiungere l’intesa con le Regioni anche dopo l’emanazione dei decreti. I Senatori dovevano  votare a favore per recuperare l’incostituzionalità.

Ma l’emendamento non si ferma al comma 140 ma interviene anche sul comma 141 che non è stato toccato dalla sentenza della Corte Costituzionale:
“01-bis. L’efficacia delle convenzioni concluse sulla base di quanto disposto ai sensi del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 29 maggio 2017, nonché delle delibere del CIPE n. 2 del 3 marzo 2017 e n. 72 del 7 agosto 2017, adottate ai sensi dell’articolo 1, comma 141, della legge n. 232 del 2016, è differita all’anno 2020. Conseguentemente, le amministrazioni competenti provvedono, ferma rimanendo la dotazione complessiva loro assegnata, a rimodulare i relativi impegni di spesa e i connessi pagamenti a valere sul Fondo sviluppo e coesione”.

Con questo emendamento tutti i progetti finanziati dopo i primi 24 approvati vengono congelati sino al 2020.

In questo caso si tratta di una scelta politica della maggioranza di Governo che ritiene di dover rivedere tutti quei progetti approvati e finanziati. In realtà la verifica servirà per recuperare risorse finanziarie per progetti ed interventi diversi da quelli approvati dal precedente governo. Questa è la parte dove la maggioranza di governo racconta cose diverse dalla realtà.  Non vi è nessuna sentenza della Corte Costituzionale da sanare.

Vanno in questa direzione le dichiarazioni di alcuni esponenti dei 5 Stelle che cercano di camuffare con un atto dovuto (sentenza della Corte Costituzionale) una scelta politica. Infatti non si vede la ragione per la quale i primi 24 progetti del bando delle periferie vengono sanati con intese con le Regione successive al decreto e non si usa la stessa modalità per gli altri 94 progetti.

Su questa parte dell’emendamento vi è stata evidentemente superficialità ed errore da parte dei senatori del Pd. Un errore che è stato anche causato dalle modalità di stesura dell’emendamento che sanava, nella prima parte, sentenze della Corte Costituzionale sugli avanzi di amministrazione dei Comuni e sul bando delle periferie.

Su questa parte vi sarà il confronto alla Camera alla ripresa dell’attività legislativa.

Sentenza Corte Costituzionale N.74

Emendamento approvato nel decreto milleproroghe

Elenco Comuni beneficiari del Programma straordinario per la riqualificazione urbana e la sicurezza delle periferie (DPCM 25 maggio 2016)

 

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