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Quando i bambini non ci stanno, al Fulgor arriva “Cafarnao” di Nadine Labaki

Per questo fine settimana pasquale Chiamamicitta.it consiglia Cafarnao – Caos e miracoli (Capharnaüm) dell’attrice e regista libanese Nadine Labaki, che verrà proiettato al Cinema Fulgor di Rimini alle ore 16:30, 18:30 e 21:00.

La pellicola è stata presentata in concorso al Festival di Cannes dove ha vinto il Premio della giuria, e ha poi ottenuto la Candidatura come Miglior film straniero sia al Golden Globe che all’Oscar. Dopo una ricca carriera da attrice, tra cui anche una collaborazione ne Il padre e lo straniero (2010) del nostro Ricky Tognazzi, l’artista libanese firma il suo terzo lungometraggio distaccandosi profondamente dalla sua precedente poetica, e scegliendo per la prima volta di non interpretare un ruolo centrale nell’economia dei suoi stessi personaggi.

Innanzitutto occorre premettere che Cafarnao – giova ricordarlo in un’epoca sempre meno bibliofila – è un’antica città della Galilea nei pressi del lago di Tiberiade, situata nell’attuale Israele. Secondo i Vangeli Gesù vi abitò dopo aver lasciato Nazareth (Matteo 4,12-17), e proprio da qui iniziò la sua predicazione e compì parte dei suoi miracoli.

Nel film siamo invece a Beirut, in un contesto di estrema povertà tipico della grandi città del Medio Oriente. Zain (Zain Alrafeea), un bambino particolarmente determinato, decide di abbandonare la propria famiglia e vagare in giro per la capitale libanese: come molti ragazzini del Cinema Neorealista italiano (da notare a tal proposito come il film sia recitato in gran parte da attori non professionisti), si ritroverà a vivere un’avventura imprevedibile, tra le macerie e i drammi della vita, incontri toccanti e la maturazione di una nuova visione del mondo.

La Labaki riveste invece i panni di un’avvocatessa che non farà altro che essere insultata dalle altre donne del film, in quanto lontana da quest’ultime per classe sociale e formazione culturale: proprio per questo motivo, a loro avviso, non può arrogarsi il diritto di giudicarle senza conoscere minimamente la durezza del loro quotidiano. Per la prima volta, abbandonando la bellezza almodovariana e la “disinvoltura occidentale” che l’aveva contraddistinta, Nadine Labaki sceglie di esporsi senza filtri al giudizio della sua terra d’origine, facendo i conti con la sua cultura e la sua tradizione.

È proprio attraverso questo processo di esposizione che la regista ci offre sulla propria pelle un’opera di impegno civile che si addentra, con gli occhi di un bambino, tra le numerose problematiche di un popolo costretto a fare quotidianamente i conti con la discriminazione, lo sfruttamento e la povertà.

Edoardo Bassetti

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