“Lavoro a partire dalle persone che mi interessano e a cui penso, in stanze in cui vivo e che conosco” (Lucian Freud).
Una mostra splendida quella allestita a Roma, nel magnifico cinquecentesco chiostro del Bramante, a due passi da Piazza Navona, di proprietà del Comune di Roma, finito di restaurare per farne uno spazio espositivo dal Ministero della Cultura italiano nel 1997. Donato Bramante (1444-1514) è stato uno dei più attivi e raffinati pittori ed architetti del Rinascimento italiano.
Una cinquantina di opere che illustrano uno dei più affascinanti e significativi capitoli dell’arte contemporanea mondiale: la Scuola di Londra, artisti che hanno operato in una città straordinaria in un periodo rivoluzionario, quello che va dal dopoguerra a fine Novecento.
Organizzata, a cura di Elena Crippa, dalla Tate di Londra (sotto questo nome c’è un complesso di quattro musei pubblici britannici). La “Tate Modern”, nata nel 2000, e ospitata nella riconversione di una centrale elettrica dismessa nel centro di Londra, raccoglie ed espone opere dal 1900 a oggi. Nel primo anno di apertura fu il museo più visitato del mondo, con cinque milioni e mezzo di visitatori.
Nella mostra romana opere di Francis Bacon (1909-1992), Lucian Freud (1922-2011), Michael Andrews (1928-1995), Frank Auerbach (1931- ), Leon Kossof (1926-2019), Paula Rego (1935- ), artisti che hanno segnato un’epoca, ispirato generazioni, utilizzato la pittura per raccontare la vita.
Grazie allo straordinario prestito di Tate a DART Chiostro del Bramante, l’istituzione che gestisce tutte le attività dello spazio culturale e polivalente del Chiostro del Bramante, le opere di questi sei artisti “rivelano, in maniera diretta e sconvolgente, la natura umana fatta di fragilità, energia, opposti, eccessi, evasioni, nessun filtro, verità. Tanti i temi affrontati: gli anni della guerra e del dopoguerra, storie di immigrazioni, tensioni, miserie e insieme desiderio di cambiamento, ricerca e introspezione, ruolo della donna, dibattito culturale e riscatto sociale” (dal volantino di presentazione della Mostra).
Giovani capaci di fondere la loro quotidianità, i loro rapporti e le loro follie in una pittura fuori dal comune, maestri precoci dalle carriere lunghissime, partiti da condizioni di vita bohémien per raggiungere quotazioni da capogiro.
Fra questi artisti due giganti della pittura mondiale, Bacon e Freud, per la prima volta insieme in una mostra in Italia. I sei pittori sono artisti eterogenei, nati tra l’inizio del Novecento e gli anni Trenta, immigrati in Inghilterra per motivi differenti e che hanno trovato in Londra la loro città, il luogo dove studiare, lavorare, vivere.
Bacon nasce e cresce in Irlanda e arriva in Inghilterra quindicenne; Freud scappa dalla Germania per sfuggire il nazismo; lo stesso succede ad Auerbach; Andrews è norvegese e incontra Freud suo professore alla scuola d’arte; Kossof è nato a Londra da genitori ebrei russi; Rego lascia il Portogallo per studiare pittura nelle scuole inglesi.
Ha scritto Daniele Cassandro qualche giorno fa su “Internazionale” (18 ottobre 2019) a proposito della mostra: “Entrare in una sala piena di quadri di Francis Bacon può dare alla testa (…). E’ una specie di reazione fisica, un senso di smarrimento, di nausea … quadri che sono trappole, tagliole per l’occhio dello spettatore”.
“Bacon non era un’artista che amava la condivisione o la collaborazione. Era un gay masochista e traumatizzato, un uomo in fuga da un passato doloroso, gonfio di alcol, sepolto vivo nell’impossibile caos del suo studio. Usciva solo la notte, per bere e ridere con i suoi amici (…) la pittura di Francis Bacon era un prodotto della sua esistenza, anzi della sua immaginazione messa davanti al compito impossibile di esistere”.
Al piano superiore – sempre Cassandro – “le opere di Lucian Freud, si passa dalla notte al giorno. Freud usa la luce per plasmare i suoi nudi e le sue piante, come Bacon usa il buio. Anche Freud, come Bacon, dipinge la figura umana come ‘fatto’, come agglomerato di materia sulla tela”.
Bacon e Freud, con uno stile diverso, rivelano le fragilità umane. In tutta la mostra si cammina in bilico tra due mondi, quello esteriore e quello interiore. “Raccolte dalla vita tutte le emozioni che riescono a provare, vivono per anni sul bordo del precipizio consumando alcool e nottate dedicate allo sballo. Eppure, di fronte alle loro tele, dimostrano sempre una precisione chirurgica, che trasforma il loro lavoro in una delle espressioni più alte dell’arte del Novecento”.
Bacon, Freud, la Scuola di Londra.
Opere della Tate
Roma, Chiostro del Bramante
Dal 26 settembre 2019 al 23 febbraio 2020
Paolo Zaghini