Faccio seguito a quanto da voi pubblicato in data 3 luglio 2022, dal titolo “Noi di Babelis tv”, a firma del signor Giuliano Bonizzato, ritenendo lesive le affermazioni riportate nei miei confronti. L’ evento organizzato dall’avvocato Cristiano Paci nel ricordo del padre Fiorello, all’Arena Francesca da Rimini, ha raccolto vari consensi da parte del numeroso pubblico intervenuto ed anche nei giorni successivi. Soprattutto per la conduzione delle interviste, nel rispetto dei tempi concordati con la regia e con il gruppo di ballo. E in special modo nel rispetto di tutti coloro che erano presenti. Senza dimenticare che l’orario d’inizio e la fine di qualsiasi manifestazione non li decide l’intervistato ma gli organizzatori. Dopodiché non si comprende perché il signor Bonizzato critichi pesantemente il mio operato avendo avuto lui stesso spazio a sufficienza e come gli altri per esporre ciò che voleva (c’è la registrazione della serata che lo prova). Probabilmente ha dimenticato che eravamo lì in ricordo di Fiorello Paci e non per lui. Ed è bene sottolineare che le regole valgono per tutti e vanno rispettate. Quanto al resto, rammento al signor Bonizzato che il microfono di servizio per intervistare gli ospiti resta nelle mani dell’intervistatore e giammai in quelle dell’intervistato. Il quale, peraltro, viene microfonato con dispositivo ad archetto. Dopodiché, il “ragazzino” di cui parla l’anziano Bonizzato, era già un uomo all’epoca e non alle sue dipendenze. Pur avendo saltuariamente collaborato con lui per un breve periodo. Il “ragazzino” giunto a Telerimini prima del Bonizzato si occupava, oltre al Video Giornale Adriatico, della realizzazione di spettacoli a carattere musicale e di intervistare personaggi di tali settori ma anche del teatro, della cultura e di molto altro ancora. In completa autonomia godendo della stima dei vertici aziendali. Inoltre non risulta che fu affidato a Fiorello Paci un servizio destinato in precedenza al “ragazzino”. Al signor Bonizzato suggerisco di documentarsi meglio sulla mia persona. Scoprirà così che ‘il ragazzino” che ha incontrato era e resta un professionista di tutto rispetto. Che a lui piaccia o no.
Pier Antonio Bonvicini
La risposta di Giuliano Bonizzato
Egregio Dott. Bonvicini
Tanto per evitare equivoci riporto virgolettate le frasi del mio articolo che lei ha ritenuto offensive.
Si tratta della parte conclusiva del mio circostanziato ‘servizio’ sulla serata là dove riporto il contenuto del mio intervento. Nel quale avevo esposto le ragioni del successo a livello nazionale della nostra emittente (che si avvaleva dell’unica telecamera esistente in Italia, dotata di registratore) addirittura prima di iniziare vere e proprie trasmissioni via cavo. Era da quel momento infatti, che nasceva la vera sfida tecnica e giuridica al monopolio di Stato. “Fu così che la Babelis, iniziò le sue prime vere trasmissioni mentre un audace elettricista si aggirava nottetempo sui tetti della nostra città collegando le antenne centralizzate dei televisori condominiali al nostro primo spartano Studio Televisivo di Via Soardi. E adesso viene il bello …Ma qui giunto il conduttore Pier Antonio Bonvicini (forse ignaro che sono ormai l’unico testimone sopravvissuto di avvenimenti pioneristici che hanno subìto una inspiegabile ‘damnatio memoriae’ dopo l’avvento, dieci anni dopo, di tal Berlusconi) ha deciso di allontanare da me un microfono che, quale scettro del potere, teneva ben stretto in pugno in aggiunta a quello che aveva già. Avevo parlato infatti per ben cinque minuti! Troppi per la sua scaletta peraltro non condizionata da particolari esigenze d’orario se non quella di por fine allo spettacolo entro le 23,30 per non stancar troppo il numeroso pubblico convenuto. (circostanza riferitami dall’autore della suddetta scaletta dott. Cristiano Paci. Non vi erano infatti esigenze di collegamenti televisivi o quant’altro. n.d.r.) Peccato. Perché le modalità da me adottate per ottenere dai Giudici la concessione della prima testata giornalistica televisiva privata, nonché la prima sentenza che consentiva l’accesso agli stadi delle telecamere private e infine la trasmissione degli atti alla Corte Costituzionale previa autodenuncia per violazione del liberticida d.p.r. Gioia, potevano risultare abbastanza interessanti. Solo in un secondo momento ho riconosciuto nel predetto conduttore il ragazzino che (nell’eroico periodo. in cui tutti i membri della neonata società TeleAdria erano tenuti a collaborare no profit all’emittente) mandavo in giro a fare qualche servizio di cronaca locale per il Telegiornale che dirigevo tra un processo e l’altro. Ricordo in particolare che Bonvi mi tenne un po’ il muso in occasione di una intervista cui teneva molto che invece, per lo spessore del personaggio, avevo deciso di affidare proprio a Fiorello, il più bravo esperto e professionale di tutti. In quella occasione, a pensarci bene, ero stato io a sottrarre il microfono a lui… Chi la fa l’aspetti!”
Tutto qui! Dove sono, in questo pezzo scherzoso, egregio dott. Bonvicini, le affermazioni lesive nei Suoi confronti? Quando mai ho posto in dubbio “ la sua professionalità? Quando mai ho sostenuto che i tempi dell’intervista li decide l’intervistato (???). Con queste affermazioni del tutto gratuite è lei, se mai, a ledere la mia professionalità non solo di avvocato ma di giornalista pubblicista. Non riesco poi a comprendere perchè, citandola quale mio giovanissimo collaboratore ai tempi mitici di TeleRimini, si sia sentito offeso, anzichè gratificato. Il fatto poi che lei sostenga di essere venuto a TeleRimini da uomo fatto, e addirittura prima di me che l’ho fondata assieme gli amici che sappiamo, impone, se non altro, la soluzione di non indifferenti problemi anagrafici…. Ma torniamo al punto. Il dispiacere del tutto ovvio per non aver potuto completare il mio discorso che si faceva interessante proprio perché stava incrociandosi con la rievocazione delle figure per me indimenticabili di Romano Bedetti (sempre al mio fianco in tutte le battaglie) e Fiorello Paci (prezioso giornalista autore di indimenticabili scoop) nulla ha a che fare con la effettiva professionalità da lei dimostrata nella complicatissima conduzione di un evento ricco di sfumature e passaggi spesso imprevedibili. Professionalità nella quale rientrava, ovviamente, il rispetto dei tempi che Cristiano Paci le aveva dato nella sua puntualissima scaletta Se un appunto devo muoverle ( e lo faccio solo ora ) è quello di non avermi reso edotto del tempo limitatissimo a mia disposizione e di non avermi concesso quei due minuti in più che sarebbero stati sufficienti a concludere il mio intervento.. D’altronde, lei probabilmente era ignaro, come ho scritto (e a causa della ‘damnatio memoriae’ cui pure ho accennato) che sono stati i pionieri a ottenere, rischiando la galera,la libertà d’antenna di cui poi ha beneficiato dieci anni dopo Berlusconi. .Nè poteva sapere che, quale primo legale delle prime emittenti private, ero convinto, quella sera di dover essere un relatore e non un intervistato. Equivoco rafforzato nel vedermi effigiato, in baffi e basette post sessantottine, al centro del manifesto commemorativo affisso in Castel Sismondo in una foto ormai storica. Quella in cui mostro all’indimenticato Enzo Tortora, presente all’altrettanto storico Convegno di Piancavallo (Udine), il testo della mozione ‘ribelle’ (vera apologia di reato!) da me redatta, presentata, e approvata all’unanimità dalle trenta emittenti via cavo convenute, che invitava a violare la sopravvenuta liberticida norma che ci poneva fuori legge. Nella fondata speranza, come poi è avvenuto, che la Corte Costituzionale la annullasse, in seguito ai nostri ricorsi. Egregio dott. Bonvicini. Lei ricorderà che ai bei tempi la chiamavo Bonvi. E poiché Lei , come tutti a Telerimini, mi chiamava ‘Gibo’ (dall’acronimo Gi. Bo. con cui firmavo i miei articoli e le mie prime trasmissioni in diretta) trovo fuori luogo e anche un po’ offensivo il Suo signor Bonizzato. Lasciamo stare l’avvocato, per carità. Ma almeno poteva risparmiarsi il signor. E che c’è di male nel fatto che scelsi di chiamare Fiorello Paci a sostituirla in una intervista, non perché lei non fosse un ventenne in gamba (ma perché Egli. era, per quella intervista il giornalista più indicato, per esperienza, età (45) e autorevolezza? Non è neppur vero che io non l’abbia seguita nella sua successiva brillante carriera giornalistica. Ebbi perfino ad invitarla, in qualità di membro del Consiglio direttivo, a tenere una relazione ‘gastronomica’ al Rotary Club Rimini Riviera. In tale occasione la presentammo come giornalista romagnolo esperto in alimentazione e storia della cucina nonché critico gastronomico, collaboratore alla ‘Guida dei Ristoranti’e alle ‘Osterie d’Italia,’ titolare di rubriche gastronomiche su periodici quotidiani e TV e vincitore di numerosi importanti premi concernenti la suddetta materia.
Tanto le dovevo a chiarimento, con i miei migliori saluti.
Avv. Giuliano Bonizzato