SimpleNetworks nasce a luglio 2010, a Rimini, come progetto di startup universitaria fondata da Nicola Calisesi, 37 anni, e da due suoi compagni universitari: il suo coetaneo Stefano Bianchini e Marco Ramilli di un anno più giovane, tutti e tre ingegneri informatici. Per capire qualcosa di questo mondo che tutti utilizziamo ma di cui sappiamo ben poco abbiamo parlato con uno dei tre fondatori.
Calisesi, come siete partiti per questa avventura? Quali sono stati gli step che avete dovuto seguire?
«Tutto è iniziato nel 2004, quando io e Stefano abbiamo sviluppato il primo progetto web sui banchi universitari. Un anno dopo a noi due si è unito Marco e insieme abbiamo fondato Ce.Se.Na (Cesena Security Network and Applicazioni), gruppo di interesse universitario sulla Cyber Security. Tre anni dopo, invece, vede la luce Saladino, tavolo multimediale con il quale partecipiamo al concorso “Start Cup”. Poi, nel 2009, Saladino si evolve e diventa MyTable, grazie al quale vinciamo i bandi “Spinner2013” e “We Tech Off”. Tutto questo ci porta, il 14 luglio del 2010, a fondare SimpleNetworks, con l’obiettivo di diventare un punto di riferimento per la digitalizzazione e lo sviluppo web».
E poi?
«Nel 2011, nasce Fisioweb, un gestionale in cloud per fisioterapisti, ancora assolutamente in uso. Ma non ci siamo fermati qui, perché, tre anni dopo, abbiamo voluto realizzare un nuovo spazio SimpleNetworks: un open pace a Santarcangelo, concepito per la condivisione e sviluppo di progetti digitali. L’azienda comincia ad espandersi e arrivano i primi developer e designer per aumentare la capacità produttiva e, soprattutto, la qualità dei lavori svolti. Nel 2018, l’azienda cambia volto e diventa una Innovation Agency e basa la sua forza sul risolvere problemi complessi con soluzioni semplici».
Oggi quante persone fanno parte della squadra di SimpleNetworks?
«Al momento siamo in 16: 3 soci, 5 sviluppatori, 3 grafici, 2 marketers, 1 fotografo e 2 persone che si occupano di amministrazione e commerciale».
I servizi più richiesti sono quelli che riguardano lo sviluppo di siti, giusto?
«Esatto, sviluppo web: siti, e commerce, web marketing, ma anche software, ovvero i portali customizzati, app mobili e interfacce grafiche evolute».
Quali sono i vostri clienti?
«Sono esclusivamente aziende e al 90% sono privati, mentre il restante è pubblico. Lavoriamo principalmente in Italia».
Quante realtà come la vostra esistono a Rimini e provincia?
«Non ne ho idea, credo almeno un 200/300 aziende più una miriade di freelance e professionisti del settore».
Quanto è cresciuta la vostra azienda digitale in questi anni?
«Partendo da zero, in questi anni abbiamo avuto un incremento medio del fatturato del 30%».
Tutti noi usiamo il web ma ben pochi sanno come funziona. Voi vi sentite più maghi o più medici?
«E’ vero, utilizziamo un gergo che capiamo solo noi del mestiere, come i medici. E riusciamo a fare cose incomprensibili ai più, come i maghi. Ma direi che siamo più vicini ai primi: l’apparenza può dire il contrario, ma l’informatica è una scienza e a governarla è la matematica, non la metafisica».
Ma un’azienda che fa tutt’altro mestiere e ha bisogno di voi, come fa a valutare se il guru informatico lo sta aiutando davvero?
«L’importante è che sia l’azienda a fissare gli obiettivi invece di farseli imporre dal consulente. E cioè: hai tante visualizzazioni sui social, sei ben ottimizzato, hai commenti positivi, tutto ok. Ma forse all’azienda interessa prima aumentare il fatturato, le visite e le vendite vere sul tuo sito, i contatti utili per il tuo commerciale. Misurando la consulenza in base ai propri obiettivi l’azienda saprà distinguere il professionista che fa al caso suo».
Consiglieresti questo lavoro a un ragazzo?
«Piacendomi immensamente, non posso che consigliare a qualunque giovane questo mestiere. A parte questo, in questo momento l’informatico è il lavoro in assoluto più richiesto dal mercato. La facoltà di Cesena sforna 200 laureati all’anno, ma il territorio ne richiede almeno 300. Addirittura le aziende vanno a prendersi i giovani prima ancora della laurea e in molti poi non la conseguono, perché hanno già trovato lavoro. Lo stesso succede negli istituti tecnici, con ragazzi già accaparrati daller imprese appena compiono 18 anni e senza nemmeno aver conseguito il diploma».
Ci sono anche gli svantaggi?
«Come in ogni attività ogni medaglia ha il suo rovescio. Nel nostro mondo la difficoltà maggiore è nel restare continuamente aggiornati. In ogni lavoro non si finisce mai di imparare, ma nel nostro i cambiamenti sono talmente rapidi che restare a passo è tanto indispensabile quanto pressante».
Nicola Luccarelli