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AVVOCATO E FAMIGLIA NON SI ARRENDONO: «SU PANTANI NON È FINITA QUI»

«La ricerca della verità su Pantani non è certo finita qui»: l’avvocato Antonio De Rensis commenta così la sentenza di archiviazione emessa dal gup di Forlì Monica Galassi per il procedimento sull’esclusione dal Giro d’Italia 1999 di Marco Pantani. La stessa Procura forlivese aveva presentato una richiesta in tal senso.

Le indagini erano partite su impulso della famiglia Pantani. La drammatica squalifica del Pirata a Madonna di Campiglio con la vittoria già in pugno – momento che segnò l’inizio della parabola discendente per Marco – sarebbe stata architettata da grossi malavitosi che aveva scommesso contro di lui. Un’ipotesi emersa  e confermata anche da Renato Vallanzasca in alcune dichiarazioni messe a verbale, in cui riferiva di conversazioni in tal senso ascoltate in carcere nel 1999: «..il pelatino non finirà il Giro, scommetti contro di lui che vinci… mi disse quell’uomo… Io non scommisi, ma poi tutto si avverò…». Parole che apparivano confermate da una successiva intercettazione di un detenuto e dalle dichiarazioni del camorrista Augusto La Torre, boss di Mondragone.

Dopo due anni di indagini, gli inquirenti forlivesi hanno riconosciuto la plausibilità della ricostruzione: «Appare credibile che la camorra abbia ordito una macchinazione contro Pantani… ma gli elementi acquisiti non sono idonei a identificare gli autori dei reati ipotizzati».
Ma la famiglia Pantani e l’avvocato De Rensis che la rappresenta non si arrendono.
Come spiega lo stesso Antonio De Rensis in questa intervista che ci ha rilasciato:
«Dal momento in cui abbiamo ascoltato delle dichiarazioni di camorristi, molto chiare, per noi la cosa non può essere chiusa. Noi adesso presenteremo una denuncia durissima alla Direzione distrettuale antimafia competente e vedremo. Noi accettiamo ovviamente le decisioni di un giudice, ma anche il giudice è un essere umano. Un giudice decide, ma non è detto che decida sempre nel modo migliore. Quindi noi vedremo se altri la pensano in maniera diversa. Allo stesso modo, non è chiusa la ricerca della verità sulla morte a Rimini di Marco Pantani: abbiamo presentato un ricorso in Cassazione».

«In tutta onestà intellettuale, – aggiunge il legale – senza parlare come una parte, anche se essendo l’avvocato della famiglia può sembrare difficile, voglio essere molto sincero in questo momento: se devo dire che ho avuto delle risposte che mi convincono, dico esattamente di no. Siccome nessuna risposta che mi è stata data mi ha convinto, allora vado avanti per come il Codice di procedura mi consente fare. Se avessi avuto delle risposte convincenti, non avrei fatto questo».
E qui De Rensis entra nei dettagli:
«Siccome mi hanno detto, ad esempio a Rimini, che la carta del gelato può averla buttata qualche agente di Polizia mentre faceva il sopralluogo a mezzanotte in febbraio, io non posso essere convinto. Quindi vado avanti, il tempo ci consente di vedere come questa vicenda finirà. Credo che la parola fine vada messa quando una cosa è finita. Qui non è ancora finita. E speriamo che ci sia qualcuno che dia delle risposte più convincenti. Anche se fossero contrarie, non è che io voglio aver ragione., solo voglio essere convinto».
Dopo le dichiarazioni di Vallanzasca, la Procura di Forlì e di quella di Napoli identificarono e interrogarono quel detenuto che avrebbe parlato di Pantani. Subito dopo l’uomo telefonò alla figlia e fu intercettato.

Ecco cosa disse, come risulta dai verbali:

Uomo: “Vallanzasca poche sere fa ha fatto delle dichiarazioni”.
Parente: “Una dichiarazione…”.
Uomo: “Dicendo che un camorrista di grosso calibro gli avrebbe detto: ‘Guarda che il Giro d’Italia non lo vince Pantani, non arriva alla fine. Perchè sbanca tutte ‘e cose perche’ si sono giocati tutti quanti a isso. E quindi praticamente la Camorra ha fatto perdere il Giro a Pantani. Cambiando le provette e facendolo risultare dopato. Questa cosa ci tiene a saperla anche la mamma”.
Parente: “Ma è vera questa cosa?”.
Uomo: “Sì, sì, sì… sì, sì”.
L’avvocato commenta: «Non so se le verifiche su quelle parole siano state sufficienti. So che quello parlava con la figlia, non sapeva di essere intercettato.. di solito con la figlia non si dicono delle sciocchezze. Augusto La Torre ha reso delle dichiarazioni all’autorità giudiziaria in cui ha detto che chi ha operato i controlli quel giorno è stato corrotto: è nero su bianco. Augusto La Torre compare in “Gomorra” di Saviano, non è un boy-scout. È stato al 41 bis per non so quanto tempo, il suo braccio destro Angelo Gagliardi era soprannominato “la mano che uccide” e ha fine pena nel 2050. Evidentemente per qualcuno questo non è un dato sufficiente. Questo accade. Così com’è accaduto che Stefano Cucchi non sia mai stato picchiato da nessuno e sia morto per cause naturali, no? Però poi magari qualcuno ha dei dubbi sulla vicenda».

«Su Marco Pantani – conclude De Rensis – credo che adesso, dopo queste due indagini, la gente ora abbia più dubbi di prima. Con queste archiviazioni, non credo che l’opinione pubblica non sia più convinta di prima che le cose siano andate così come è stato detto. Credo che sia invece convinta di meno. Non è che tutto può essere sempre una coincidenza. Naturalmente noi non decidiamo, in Italia decidono i giudici e i giudici vanno rispettati. Ma non per questa la decisione di un giudice non può essere dibattuta e anche opposta. Ed è quello che cercheremo di fare noi nei modi consentiti. Però di sicuro per noi non è finita».

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