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Assessore Gianfreda: “Cinema prima vittima del covid”

Caro direttore,

non sono un ‘piangolone’, non rimpiango i bei tempi perduti. Mi limito a constatare. Il cinema chiude in questi giorni la sua parabola ultrasecolare per diventare ‘altro’. Il senso stesso del cinema risponde(va) a un bisogno di relazione: tutti seduti davanti allo stesso schermo a guardare per due ore la stessa cosa. Il Covid è il buco della diga perché infrange il pilastro della comunità. Il cinema, per sua costituzione, è la prima vittima. Dopo l’ultimo giro di vite a contrasto di Omicron (che, ironia della sorte, era anche il titolo di un vecchio film italiano di Ugo Gregoretti), ne è restato solo uno: il blockbuster Spiderman.

Il resto, il cinema medio, la commedia italiana, sepolto. Chi va al cinema dovendo attraversare più ostacoli di Ulisse prima di fare ritorno a Itaca? Si sta a casa davanti alla televisione, le grandi piattaforme di entertainment propongono pellicole (le potremo ancora chiamare così? Meglio files?) in prima visione, diventando esse stesse case produttrici mangiatutto.

È il progresso. È il progresso? È da vecchi parlare di ‘mia generazione’ ma per la mia generazione andare al cinema faceva parte della vita e per tutta la vita. Per un ragazzo di 18-20 anni non è più così o almeno lo è solo nel caso di eventi, come Spiderman, che capitano due volte all’anno. Non so. Ho molti pensieri che mi si affollano in testa perché dirigo anche film. Lo spettacolo cinematografico continuerà a sopravvivere, anzi lo farà sempre più e meglio visto che il rifugio più sicuro contro la pandemia è casa propria e a casa si accende uno schermo prima di tutto. Ma la rivoluzione probabilmente si è già compiuta.

Kristian Gianfreda

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