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Arthur Rimbaud: «Sì, l’ora nuova ha in sé almeno il rigore»

Sì, l’ora nuova ha in sé almeno il rigore.
Posso dire di avere vinto: il digrignar dei denti, i sibili di fuoco,
i fiati impestati si attenuano. Tutti i ricordi immondi si cancellano.

I miei ultimi rimpianti si dileguano, – gelosie per accattoni,
briganti, amici della morte, minorati d’ogni specie. – Dannati, se
io mi vendicassi!

Bisogna essere assolutamente moderni.
Basta canzoni: va mantenuto il passo conquistato. Notte tremenda!
il sangue rappreso fuma sulla mia faccia, e non c’è nulla
dietro di me, a parte quell’orribile arboscello!… La lotta spirituale
è brutale quanto la battaglia fra gli uomini; ma la visione della
giustizia è privilegio soltanto di Dio.

Eppure è la vigilia. Assorbiamo l’azione del vigore e la reale
Dolcezza. E all’aurora, armati di ardente pazienza, entreremo nelle
splendide città.

E io che parlavo di una mano amica! Non è un vantaggio da
poco se posso ridere dei vecchi amori bugiardi, e coprire di vergogna
le coppie di mentitori, – ho visto l’inferno delle donne, in
quell’abisso; – e sarò libero di possedere la verità in un’anima e un
corpo.

Arthur Rimbaud (Charleville, 1854 – Marsiglia, 1891)

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