Rimango davanti a un parco
dove è bello ch’io mi distenda
come nelle acque
e mi lascio andare
scivolando tra le foglie
nella tiepida stagione che ormai entra nelle case
nel primo cielo che vuole arrossarsi
nel mio primo rimanere così,
nel sole nuovo,
come veste riscaldata e indossata
di primo mattino l’inverno.
E nel parco soprattutto la sera
grappoli di uccelli cantano e si muovono
nella magnolia,
e ombre loro senza peso tra i rami
appaiono delineandosi.
È bello ch’io mi distenda e dica tutto questo,
all’apparire di un albero
fiorito
di bianche coppe pure,
al risvegliarsi del giardino:
dolcezza
dell’abbandonarmi
del camminare
tra le betulle
del poter dire:
dolcezza.
Antonio Porta (Vicenza, 1935 – Roma, 1989)