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Antenna al Castello di Coriano, 800 firme e appello a tutte le istituzioni contro “l’ecomostro”

800 firme contro l’antenna telefonica che dovrebbe sorgere accanto al castello di Coriano. Le ha raccolte il comitato spontaneo “per la tutela del patrimonio ambientale e culturale, città di Coriano e circondario riminese” nato quando si è diffusa la notizia dell’installazione di un impianto di telefonia mobile alto 35 metri e collocato nel centro abitato di Coriano giusto accanto alle mura del Castello dei Malatesta,

Dopo la raccolta delle firme in calce ad una petizione popolare consegnata all’amministrazione comunale, il comitato si rivolge ora pubblicamente al Sindaco di Coriano, Domenica Spinelli, al Soprintendente di Ravenna, Giorgio Cozzolino, al Presidente della Regione Emilia Romagna, Stefano Bonaccini, all’Assessore regionale Cultura e Paesaggio, Mauro Felicori, al Presidente della Provincia, Riziero Santi, “affinché si scongiuri lo scempio del Castello malatestiano, sito di notevole pregio storico, culturale e paesaggistico”.

Lo fa attraverso un appello nel quale “si esortano le istituzioni destinatarie ad una comune volontà, di cittadini ed amministratori, volta alla salvaguardia del nostro territorio, e all’imperativo culturale, etico, e politico di non svenderlo per un pugno di euro: non saranno infatti i 2450 euro annui previsti dal contratto di locazione del terreno comunale a compensare l’enorme perdita causata da un ecomostro alto trentacinque metri. Le istituzioni devono far valere e prevalere le proprie prerogative quali enti preposti al governo dei territori e dei beni che su di essi si trovano”.

L’appello è sottoscritto inoltre da associazioni impegnate nella difesa del patrimonio storico e paesaggistico e da personaggi autorevoli del mondo culturale, artistico e professionale del nostro territorio “a dimostrazione che il danno irreparabile che sta per essere fatto è tale da suscitare l’incredulità e la partecipazione di persone competenti e qualificate a esortare le istituzioni ad una effettiva azione di tutela del patrimonio come imposto dall’articolo 9 della Costituzione italiana: “La Repubblica tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione”.

Altre iniziative pubbliche di sensibilizzazione seguiranno nei prossimi giorni.

“Ci auguriamo e speriamo con tutti noi stessi – scrivono i promotori della protesta – che i destinatari dell’Appello e in particolare l’Amministrazione comunale di Coriano non deludano le legittime aspettative dei cittadini riguardo ad una vicenda che se si concludesse con lo sfregio del Castello rimarrebbe nella memoria di tutti come una grande sconfitta collettiva. L’antenna mostro non deve assolutamente essere messa in quel luogo, come pare ad ogni persona dotata di sano e disinteressato giudizio”.

L’appello è stato inviato ai destinatari questa mattina, giovedì 27 agosto, tramite posta certificata pec.

La simulazione dell’antenna come dovrebbe apparire una volta installata

Il testo dell’appello e i primi firmatari:

I firmatari del presente appello si rivolgono al Sindaco di Coriano, al Soprintendente Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le province di Ravenna, al Presidente della Regione Emilia Romagna, al Presidente della Provincia di Rimini affinché prendano in esame con il massimo dell’attenzione e dello scrupolo possibile la vicenda che vede protagonista il Castello malatestiano di Coriano.

Un’imponente antenna di telefonia mobile alta 35 metri sta per essere collocata immediatamente fuori le mura di cinta del Castello, su un terreno di proprietà comunale, pregiudicando irrimediabilmente l’aspetto di un sito dal notevole interesse storico culturale e paesaggistico, la cui valenza anche dal punta di vista turistico è indiscutibile. Un castello che merita di essere tutelato e valorizzato e che invece rischia di essere tristemente deturpato assieme al paesaggio circostante.

Crediamo sia utile ricordare che nel corso dei primi anni Duemila il Castello è stato restituito alla fruibilità pubblica grazie ad un imponente lavoro di restauro e di rispristino voluto dal Comune di Coriano e che ha visto coinvolta anche la Soprintendenza, intervento accompagnato da una impegnativa campagna di scavi archeologici che ha generato un fondo di reperti confluiti poi in un museo detto Antiquarium del castello, peraltro chiuso da alcuni anni. In quel caso saggezza e lungimiranza hanno prevalso e grazie ad un notevole investimento di denaro pubblico, furono spesi circa 230.000 euro, è stato restituito valore e centralità ad un patrimonio che versava in condizioni pietose. Ora rischiamo di ripercorrere a ritroso la strada fatta e di sfregiare gravissimamente non solo il Castello, la sua bellezza, il suo fascino, ma anche la fiducia di coloro che credono nelle istituzioni preposte alla salvaguardia e alla valorizzazione del patrimonio culturale e paesaggistico del nostro Paese.

Riteniamo che in questa vicenda debbano prevalere il rispetto e l’applicazione di uno dei principi fondativi della Repubblica e cioè quello della tutela del paesaggio e del patrimonio storico ed artistico della Nazione come espresso nell’Articolo 9 della Costituzione italiana: “La Repubblica tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione”.

Come diceva il compianto ingegnere Dino Palloni, studioso delle architetture fortificate italiane dalla fine dell’alto medioevo alle soglie del Cinquecento, “i castelli giunti fino a noi costituiscono e sempre più possono e devono costituire un forte simbolo di identificazione locale,  una suggestiva testimonianza storica, una risorsa turistica a livello territoriale, un piacere estetico e culturale per tutti”.

I cittadini di Coriano, riuniti in un comitato spontaneo, si sono mobilitati ed hanno raccolto in pochissimi giorni circa 800 firme, depositate poi in Comune, affinché si trovi un’ubicazione diversa, tale da garantire il rispetto del principio di minimizzazione dell’impatto visivo così come viene anche chiaramente espresso nel Regolamento comunale relativo agli impianti di telefonia mobile.

Ci appelliamo dunque alle istituzioni preposte confidando nella comune volontà, di cittadini ed amministratori, di voler salvaguardare il nostro territorio, di non svenderlo per un pugno di euro e di far valere e prevalere le prerogative degli enti preposti al governo dei territori e dei beni che su di essi si trovano. Non saranno infatti i 2450 euro annui previsti dal contratto di locazione del terreno comunale a compensare l’enorme perdita causata da un ecomostro alto trentacinque metri. Un’installazione il cui impatto altamente deturpante contraddice tutto quanto da decenni è stato detto e scritto a proposito di tutela, salvaguardia e valorizzazione del patrimonio storico, culturale e paesaggistico del nostro Paese. Si tratterebbe dunque di un affronto a tutti gli sforzi fatti da singoli, enti, associazioni, istituzioni che giorno per giorno, impiegando risorse umane e denaro, si dedicano a salvare, valorizzare, riscoprire il nostro immenso patrimonio culturale.

Ci auguriamo e speriamo con tutti noi stessi che i destinatari di questo appello e in particolare l’Amministrazione comunale di Coriano non deludano le legittime aspettative dei cittadini riguardo ad una vicenda che se si concludesse con lo sfregio del Castello rimarrebbe nella memoria di tutti come una grande sconfitta collettiva.
L’antenna mostro non deve assolutamente essere messa in quel luogo, come pare ad ogni persona dotata di sano e disinteressato giudizio.

Sottoscrivono l’appello:
Associazione Italia nostra – sezione di Rimini
Associazione Renata Tebaldi Rimini città d’arte
Istituto italiano dei Castelli Onlus – Sezione Emilia Romagna
Alessandro Giovanardi – Storico dell’arte e Direttore della rivista d’arte Ariminum
Bernhard Neulichedl – Architetto
Edoardo Crisafulli – Attualmente Addetto culturale dell’Ambasciata d’Italia in Ucraina e Direttore dell’Istituto Italiano di Cultura di Kiev.
Ennio Grassi – Saggista
Franca Arduini – Dirigente in pensione delle Biblioteche Laurenziana e Marucelliana, Firenze
Gianfranco Zanetti – Regista teatrale e Docente di Conservatorio
Giovanni Luisè – Editore
Giulio Zavatta – Storico dell’arte e Docente universitario
Givanni Rimondini – Storico dell’arte
Isabella Balena – Fotografa
Isabella Bordoni – Autrice, artista, curatrice
Marcello Cartoceti – Archeologo ed ex Presidente ARRSA
Marco Bertozzi – Regista e Docente universitario
Marialuisa Cipriani – Paesaggista
Mario Massolo – Pittore
Massimo Pulini – Docente di Pittura presso l’Accademia di Belle Arti di Bologna, Storico dell’arte
Nicoletta Magalotti in arte NicoNote – Musicista
Oreste Delucca – Storico
Roberto Paci Dalò – Artista

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