Partecipata riunione della direzione provinciale del Pd per esaminare l’esito del voto del 4 marzo.
Visto l’alto numero di iscritti a parlare dopo 4 ore di dibattito la riunione è stata aggiornata alla prossima settimana, per dare la possibilità a tutti i componenti la direzione che si sono iscritti per intervenire nel dibattito di potersi esprimere. Sono quasi 50 gli iscritti a parlare e ne sono stati svolti 25 nel pomeriggio di sabato.
Ha introdotto i lavori della direzione il segretario Stefano Giannini. Una relazione che non ha nascosto nulla dei problemi in discussione nel Pd e che ha permesso una discussione vera.
“Abbiamo il dovere, ha esordito il segretario Giannini, di partire dai 6 milioni e 137 mila elettori che ancora credono nel Pd. Abbiamo il dovere, noi dirigenti, verso questo popolo che crede negli ideali del PD e nel suo riformismo, di usare la nostra intelligenza, le nostre capacità, se le abbiamo, per ricostruire il maggior consenso possibile degli italiani attorno ad una proposta politica che non rinneghi l’ideale del Lingotto del giugno 2007, “un’Italia unita moderna e giusta”, ma che tenga conto di quanto di enorme è successo. nel frattempo, in Italia e nel mondo. Quello che non abbiamo il diritto è di scaricare addosso ai nostri elettori uno scontro fratricida tutto interno al nostro gruppo dirigente.
Giannini nel suo intervento ha proposto di sciogliere le correnti.
Nella sua introduzione Stefano Giannini ha analizzato il contesto in cui maturato il risultato elettorale del 4 marzo. In particolare la dura crisi economica, la globalizzazione, i processi di automazione industriale, le preoccupazione per il futuro delle nuove generazioni ed i temi dell’emigrazione. Queste sono le ansie che hanno coinvolto il corpo elettorale.
Potevamo fare meglio al governo, si chiede il segretario nella sua introduzione?
Ovviamente si, maggiore ridistribuzione del reddito e contrasto alle disuguaglianze, ma era oggettivamente difficile per le limitate risorse finanziarie, e su alcune questione, come quella dei migranti, scelte più radicali si scontrerebbero con i principi alla base di un partito della sinistra europea di Governo. Ma è evidente che abbiamo fatto degli errori, anche se occorre andare orgogliosi dell’azione di Governo. E’ rimasta la distanza con i nostri cittadini. Troppo tardi le politiche sui flussi migratori di Minniti e le scelte sul reddito di inclusione; d’altra parte il vento europeo va in una direzione diversa da quella del riformismo e tutte le forze che hanno governato in questi anni in Europa hanno pagato un prezzo.
Renzi si è dimesso, la sconfitta è stata netta. Ora si tratta di guardare avanti. No al populismo ma noi più popolari. Il Pd deve essere più attento alla realtà quotidiana dei nostri cittadini. Necessario un rapporto più stretto con la base attraverso consultazioni con i nostri iscritti e attivisti sulle questioni più attuali ed attivare più circoli tematici che circoli territoriali.
Per i prossimi appuntamenti elettorali a livello amministrativo Giannini auspica una forte dose di unità (basta liti a sinistra) e di umiltà (ascoltare i cittadini) e contestualmente praticare la massima condivisione e la massima apertura al mondo della società civile: occorre ancor di più entrare in sintonia con il civismo: Lo abbiamo sempre fatto, occorre farlo ancor più. Dipende da noi.
Dopo la relazione sono iniziati gli interventi.
Sarà cura della segreteria pubblicare sulla pagina web del Pd Provinciale nei prossimi giorni i contributi.
In questa prima parte del dibattito in direzione sono intervenuti: Vincenzo Sciusco, Riccardo Fabbri, Edoardo Carminucci, Riccardo Piva, Tonino Bernabé, Fabiani Pacifico, Alex Urbinati, Mattia Morolli, Manuela Fabbri, Antonio Roberti, Marco Parmeggiani, Mirna Cecchini, Montanari Alessandro, Giuseppe Prioli, Ivan Gambaccini, Danilo Trappoli, Magrini Juri, Alberto Vanni, Costantini Enzo, Claudia Corsini, Sabrina Vescovi, Barbara di Natale, Jacopo Cavagna, Giorgia Bellucci, Casadei Giovanni.
Unanimi le critiche da parte dei componenti che hanno appoggiato al congresso la mozione Orlando all’ex segretario Matteo Renzi: il Pd era su posizioni estranee alla sinistra e questa è stata la causa principale della sconfitta; irrilevante poi l’apporto, sia a livello riminese come a livello nazionale, della lista Civici e Popolari.
Ha concluso la prima parte del dibattito in direzione il segretario regionale Paolo Calvano.
Il segretario regionale è stato positivamente colpito dai tanti giovani che sono intervenuti nel dibattito, rilevando come con coraggio abbiano detto ai “big del partito” (loro definizione) di non litigare e abbiano chiesto che il PD si dia un’identità senza il timore di essere radicali nelle proposte.
“Questi ragazzi non hanno correnti di appartenenza, ma idee e tanta idealità; è da questa impostazione che deve ripartire la rigenerazione del partito; in gioco non ci devono essere le carriere personali ma la prospettiva del Pd”.
Sul quadro nazionale Calvano ha detto che le elezioni sono state perse, nettamente, e il nostro ruolo è stare all’opposizione. Non per ripicca ma per programmi inconciliabili con quelli dei 5 Stelle e Lega. Noi vogliamo essere il partito del lavoro, non un reddito da portare a casa.
In Emilia Romagna soffriamo nelle periferie: alle periferie della Regione, alle periferie delle Province , alle periferie delle Città;. Questo è un tema centrale. Nelle periferie, dove più la crisi si è fatta sentire, i cittadini hanno paura, hanno ansia per il futuro. E impariamo a non essere autoreferenti e pensare che basti l’autosufficienza della sinistra. Le operazioni di civismo hanno consentito da dare una idea di apertura alla società. Dobbiamo perseguire questo indirizzo