“Il passaggio da fascia “arancione” a quella “gialla” non è un liberi tutti o un’assenza di rischio, ma un messaggio che ci dice che le rigide misure che abbiamo seguito ci hanno consentito faticosamente di scendere di un gradino. Il richiamo alla responsabilità deve diventare più forte, prestando una maggiore attenzione rispetto alla fase precedente”. E’ l’invito che arriva da Raffaella Angelini, direttore dell’Igiene Pubblica di Ausl Romagna, intervenuta sabato pomeriggio nel consueto appuntamento social di pubblica utilità con il parlamentare Marco Di Maio e il professor Claudio Vicini, direttore di Dipartimento dell’Ausl Romagna e otorino di fama internazionale.
LA RESPONSABILITA’ INDIVIDUALE
CONTATTI MINIMI
IL CONFRONTO CON LA PRIMA ONDATA
I TAMPONI
TEST RAPIDI
Da qui il cambio di strategia, con l’uso di test antigenici “che danno lo stesso tipo di risposta, ma che in caso di positività richiedono la conferma con un test molecolare”. Questa tipologia di tamponi “consentono ai reparti ospedalieri e al pronto soccorso di avere risposte in 15 minuti”. Angelini ha inoltre evidenziato che “l’indicatore tamponi-positivi su tamponi effettuati è stato il più basso della media regionale, che a sua volta è più basso della media nazionale”.
LA SITUAZIONE NEGLI OSPEDALI
C’è pressione sugli ospedali, ma, ha evidenziato il direttore dell’Igiene Pubblica, “stanno funzionando grazie al lavoro e alla dedizione di chi ci lavora, fattore chiave del successo. Non siamo in una situazione critica, ma ci sta impegnando massicciamente, tentando di mantenere con fatica anche le attività non covid. E a differenza della prima ondata non possiamo permetterci di sospendere la gran parte delle attività sanitarie che non sono covid”.
LE FASCE D’ETA’
La fase più pericolosa è quella che riguarda gli over 85, dove si concentra il maggior numero di decessi”.
LE DIFFERENZE IN ROMAGNA
Quanto ai dati disomogenei in Romagna, “i numeri bisogna parametrarli con la popolazione. Il comprensorio di Forlì ha un numero di abitanti inferiore a quello di Ravenna. Nel numero molto alto di Ravenna incidono i focolai in case di riposo, che non erano state toccate nella prima ondata. I territori in cui le case di riposo sono state colpite nella prima ondata tendono ad avere in queste comunità una diffusione di anticorpi maggiore che in territori dove non ci sono stati i casi. E questo potrebbe spiegare il maggior numero di situazioni nel ravennate. Altre ipotesi si potranno fare. Le differenze nella prima ondata legate al momento in cui è circolato il virus. Rimini interessa forse molto prima dell’esistenza del virus e quando scoperto ha progredito in modo diverso”.
MESSAGGIO AI NEGAZIONISTI
Infine un messaggio a chi nega la pericolosità del virus: “Fare un giro nelle terapia intensive o sub-intensivi, sarebbe meglio di ogni parola”. Concetto ribadito anche dal professor Vicini: “Li inviterei a parlare con i familiari, collettivamente coinvolti nel dramma”.