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Vaccini obbligatori, la vera storia e le reazioni

Non vi è nessun dubbio sulla validità della legge della regione Emilia Romagna sui vaccini:
nel merito perché istituisce l’obbligo di vaccinazione ma anche come messaggio di preoccupazione per la riduzione del numero di vaccinati.

Ma è altrettanto evidente che questa legge, per ragioni oggettive, coinvolge solo una parte minoritaria dei bambini. Infatti soltanto il 24,8% dei bambini 0-3 anni in Emilia Romagna frequenta un asilo nido pubblico o privato. Percentuale che scende sotto il 18% a Rimini.

Il tema delle vaccinazione non può che essere affrontato a livello nazionale.
Nei mesi scorsi si è riaperto il dibattito di rendere obbligatorie le vaccinazioni per la scuola dell’obbligo e non solo negli asili nido.

In passato le vaccinazioni erano obbligatorie  in Italia (e non solo) e nasce a cavallo tra ‘800 e ‘900 con la vaccinazione per il vaiolo (abolita nel 1981), a cui si sono poi aggiunte la difterite (1939), la poliomielite (1966), il tetano (1968) e l’epatite B (1991).

Al tempo della sua introduzione l’obbligo di vaccinazione servì a contrastare gravi epidemie che all’epoca producevano migliaia di morti e gravi invalidità, e aiutò in particolare a diffondere un sistema di prevenzione gratuito e capillare su tutto il territorio italiano.

Con gli anni la copertura vaccinale in Italia arrivò a raggiungere livelli elevati (superiori al 95%), e l’idea di vaccini obbligatori, e delle sanzioni per i genitori inadempienti, iniziò a sembrare anacronistica. Per questo, 18 anni fa l’obbligato fu di fatto sospeso, aprendo le porte delle scuole anche ai bambini non vaccinati.

E’ stata annullata in primo luogo da una dichiarazione (23 settembre 1998) del Ministro della Pubblica Istruzione e del Ministro della Sanità, nella quale si invitavano “i direttori didattici e i presidi ad ammettere alla frequenza gli alunni che rifiutino di esibire la certificazione relativa alle vaccinazioni obbligatorie, per consentire loro di adempiere all’obbligo scolastico, comunicando i relativi casi all’Unità Sanitaria Locale”

Inoltre, tale disposizione è stata rafforzata dall’applicazione del DPR 355/1999 che ha consentito la frequenza scolastica ai bambini non vaccinati.

Ma se oggi si dovesse reintrodurre l’obbligo di vaccinazione per accedere alla scuola dell’obbligo, quali sarebbero le conseguenze per i bambini non vaccinati?

Risposta non facile. Una idea ce la può dare cosa succedeva nel passato.
Nel dopoguerra, quando un bambino si presentava per la prima iscrizione in una scuola bisognava esibire i documenti relativi alle vaccinazioni obbligatorie. In mancanza dei documenti l’istituto doveva segnalare il caso al comune, e questo a sua volta girava la segnalazione al tribunale dei minori, che poteva ordinare l’esecuzione coatta delle vaccinazioni.

In pratica però l’abitudine a vaccinare i bambini si diffuse presto in tutta Italia, e per decenni situazioni simili non si presentarono praticamente più.

Il fenomeno riemerse a cavallo tra gli anni ’70 e ’80, quando molti genitori iniziarono a essere contrari alle vaccinazioni per motivi che potremmo definire ideologici. Essendo cessata l’emergenza sanitaria, i tribunali dei minori, e non solo, iniziarono a emettere sentenze favorevoli ai genitori, e i bambini venivano quindi ammessi a scuola anche senza le vaccinazioni obbligatorie. È per questo che si arrivò un po’ alla volta ad abolire questo requisito.

Nel 2014, anche il tribunale di Rimini, sezione lavoro, aveva dato ragione ai contrari alla vaccinazione; sentenza poi ribaltata in appello. Più di recente, la giurisprudenza sembra orientata in senso contrario, come è avvenuto con una sentenza emessa a Padova, che ha obbligato alla vaccinazione una minore i cui genitori separati non si trovavano d’accordo per effettuarla.

Sulla legge varata dalla regione Emilia Romagna è arrivato anche il plauso via twitter del premier Matteo Renzi,

Da parte sua, l’Amministrazione comunale di Rimini ha diffuso questa dichiarazione:

“E’ di civiltà, responsabilità e lungimiranza la scelta della Regione Emilia Romagna che proprio ieri ha varato la legge che rende obbligatoria per poter frequentare gli asili nido dell’Emilia-Romagna la vaccinazione dei bambini contro la poliomelite, la difterite, il tetano e l’epatite B.

Riteniamo che la tutela sanitaria di tutti i bambini sia un valore da difendere anche con scelte obbligatorie, che i fatti rendono indifferibili. Perché con la salute non si scherza e ancor meno se a pagare scelte incoscienti e francamente incomprensibili siano altri bambini senza colpa. Si pensi ai bimbi immunodepressi, la cui unica possibilità di frequentare la collettività, a partire dal diritto allo studio, è che tutti gli altri siano vaccinati. In questo senso si afferma un principio non negoziabile, che non va frainteso – come tenta irresponsabilmente di fare qualcuno – a posizione politica ma che finalmente mette solo al centro la salute dei cittadini.

I dati sono estremamente preoccupanti e vedono l’area riminese non solo all’ultimo posto tra le province della regione per percentuale di bimbi vaccinati, ma soprattutto perché, con l’87,5% nel 2015, siamo colpevolmente al di sotto da quella percentuale del 95% che l’ Organizzazione mondiale della sanità (Oms) indica come soglia indispensabile per garantire la migliore protezione a tutta la popolazione.

Per noi è importante proteggere tutti i bambini che proprio perché frequentano luoghi di socialità come i nidi corrono in generale rischi maggiori di contrarre malattie infettive a causa della maggior circolazione di virus e batteri.

In attesa delle regole attuattive, ci sarà tempo fino a maggio – giugno del prossimo anno per mettersi in regola così da consentire ai genitori dei bimbi non ancora vaccinati di aver il tempo necessario per rispettare le nuove disposizioni. Un lasso di tempo che riteniamo giusto, così come riteniamo giusto essere rigorosi – come lo saremo – nel verificare, prima di accettare la domanda di iscrizione, la presenza del certificato di avvenuta vaccinazione che costituirà requisito necessario e inderogabile di accesso ai servizi educativi e ricreativi pubblici e privati. Le norme attuative della Regione saranno indispensabili anche per valutare la situazione dei bambini non vaccinati che già frequentano strutture per l’infanzia comunali: vedremo l’orientamento generale ma appare evidente che non si possa togliere il diritto a chi già frequenta il nido.

Parallelamente proseguiremo già dai primi mesi del prossimo anno, insieme agli altri soggetti operanti non solo nei nidi ma più in generale nella scuola, nell’opera di conoscenza e sensibilizzazione sul tema delle vaccinazioni, convinti che anche col confronto e il dialogo si possano superare posizioni che riteniamo fortemente sbagliate”.

Arrivano invece critiche dal Movimento 5 Stelle, che in Regione ha votato contro il provvedimento. M5S preferiva la soluzione e della regione Veneto, che non prevede obblighi ma punta sull’informazione ai cittadini. Dunque non un no ai vaccini, ma perplessità verso un obbligo che “otterrà risultati opposti a quelli sperati”.

Il Codacons parla invece già di “provvedimento annullabile” e annuncia una valanga di ricorsi: “La nostra battaglia non è contro i vaccini, che riteniamo indispensabili, ma è a favore dei vaccini singoli e testati e del rispetto delle norme nazionali che non possono essere stravolte da una giunta regionale forse poco competente in materia. Stiamo inoltre ricevendo centinaia di segnalazioni dei genitori in merito al tema vaccinazioni, che sottoporremo ora al vaglio di una commissione medica”.

Altre battaglie legali sono poi annunciate dal Comilva, l’associazione – con molto seguito nel Riminese – che da anni si batte contro i vaccini obbligatori, paventando anche rischi di conseguenze gravissime, autismo compreso: “Questo provvedimento – si legge in un comunicato – non ha nulla a che fare con la tutela della salute pubblica e dei bimbi più deboli, né è fondamentale per la prevenzione. È un provvedimento inutile e demagogico, che serve solo a mostrare i muscoli di una amministrazione sorda alle istanze della cittadinanza e prona verso logiche di prevenzione anacronistiche che si basano sull’equazione indimostrabile vaccinazione=immunizzazione, che servono solo a ricattare i genitori obiettori negando un diritto e un servizio fondamentale, un atto di pura violenza contro la famiglia”.

L’opposizione ai vaccini non è solo un fatto italiano. Fra i più accaniti oppositori ci sono per esempio i Talebani, che in Pakistan hanno più volte assalito i volontari dell’Onu e dell’Oms impegnati i campagne di vaccinazioni anti-polio, uccidendone parecchi. La tesi degli estremisti islamici è che le campagne di profilassi siano una cospirazione occidentale per sterilizzare e spiare i musulmani. 

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