“Anche stavolta non ci hanno visto arrivare”. E’ la battuta di Elly Schlein aprendo la sua prima conferenza stampa da segretaria del Pd.
Non hanno visto arrivare Elly in tanti. Gli analisti politici di casa nostra, gli esperti di sondaggi, una parte consistente, per non dire tutto il gruppo dirigente del Pd, compresa buona parte dei sostenitori della stessa Schlein che non credevano nella rimonta. Un dirigente riminese qualche ora prima dello spoglio mi confidava che sarebbe stato contento di 55 a 45 a favore di Bonaccini.
Sono sempre stato convinto, invece, che Elly Schlein poteva vincere le primarie. Non avevo una sfera di cristallo. Osservavo la partecipazione straordinaria alle iniziative elettorali. A Rimini una sala gremita da 500-600 persone per sentire, ascoltare Schlein qualche settimana fa. Erano anni che non si vedeva tanta partecipazione. E così in tutta Italia. Partecipazione oltre ogni previsione. Certo, vi erano tanti sostenitori anche alle iniziative di Bonaccini ma non nella stessa misura. Non vedere questa partecipazione ha significato non vedere un popolo che sognava la rottura netta col passato e per questo motivo ha scelto una giovane donna di 37 anni.
Non è stata vista la partecipazione che vi poteva essere. In tutta Italia oltre un milione di persone si sono messe in fila, spesso sotto una pioggia battente, e hanno deciso di dare fiducia all’unica forza politica che ancora insiste a selezionare i propri leader con un bagno di partecipazione democratica. Schlein ha un grande e innegabile merito. Ha risvegliato un entusiasmo che mancava da tempo, ha mobilitato cittadine e cittadini che si erano disamorati, che avevano scelto altri partiti o che erano rimasti a casa il giorno delle elezioni.
È una grande base di partenza, a patto di essere consapevoli che si tratta solo della partenza e non certo dell’arrivo. “Sarò la segretaria di tutte e tutti del Pd”, una seconda affermazione della Schlein. Tenere unito il Pd. La forte connotazione di sinistra decisiva per prevalere su Stefano Bonaccini e portare tanti delusi a votare ai gazebo e prima ancora impegnarsi nel sostegno alla Schlein non deve essere la rinuncia a un partito largo e plurale. La sua radicalità non è incompatibile con il cercare il consenso anche in altre direzioni. Dal mio punto di vista deve finire il tempo di chiedere a un partito per definirsi se si allea con Calenda o con Conte. Ora è il tempo del programma, dell’identità del Pd, delle alleanze sociali e culturali. Poi si arriverà anche il tema delle alleanze politiche.
Stefano Bonaccini era sicuro della vittoria, avendo già vinto nei circoli. E’ stato visto da una parte importante di chi ha votato nei gazebo come un bravo e solido amministratore regionale, sicuramente un protagonista del presente della politica italiana che mi auguro possa contribuire alla rinascita del Pd. Elly Schlein viceversa è stata vista come il futuro ed una rottura con il passato. L’idea che il Pd potesse essere guidato da sindaci, come voleva Bonaccini, non ha funzionato, come si vede dal voto nelle medie e grandi città. L’idea di un partito solo dentro le istituzioni è troppo limitata nelle leggere ed interpretare una società complessa.
Vedo che i commentatori politici nazionali sono già all’opera per interpretare il voto delle primarie. “Un regalo al centrodestra che governerà per ancora per molti anni”, “un regalo a Calenda e Renzi” perchè Elly Schlein interpreta una sinistra radicale, sono alcuni dei commenti che vanno per la maggiore. Mi sbaglierò, ma leggendo la vittoria della Schlein con gli occhiali del teatrino della politica attuale si rischia di non capire nulla. Elly Schlein interpreta una moderna sinistra europea come quella chi si è affermata in Spagna ad esempio.
Ora al Pd spetta fare l’opposizione. Il messaggio lanciato ieri da oltre un milione di elettori in fondo dice che un’opposizione è ancora possibile. È ora che si faccia sentire.
Maurizio Melucci