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Amazon, in sciopero i lavoratori: “Siamo senza tutele” (FOTO E VIDEO)

Era stato annunciato da tempo e oggi, lunedì 22 marzo, le lavoratrici e i lavoratori che operano per conto di Amazon consegnando pacchi a tutte le ore del giorno hanno mantenuto la promessa: sciopero di 24 ore in tutta Italia e anche a Santarcangelo dove da due anni è operativo uno stabilimento.  Un centinaio di lavoratrici e lavoratori dipendenti di 4 aziende che lavoro per Amazon con contratto di servizio e altri lavoratrici e lavoratori della filiera assunti con contratti a somministrazione tramite agenzie del lavoro da queste ultime si sono radunati sin dalle prime ore del mattino alle porte della città clementina.

 “Le lavoratrici e i lavoratori in somministrazione sono oltre 10.000 in tutta Italia ed in alcuni siti sono prevalenti rispetto al personale dipendente diretto” – spiegano da Nidl Cgil Rimini che ha aderito alle iniziative di oggi indette dalle categorie Filt Cgil Fit Cisl e Uiltrasporti sulla filiera.  “Nella stragrande maggioranza – continuano – sono rapporti di lavoro a termine di tre mesi rinnovabili con una durata media di 9 mesi. Questa situazione determina un elevatissimo turn over e la continua ricerca di personale, che in molti casi travalica i confini territoriali, crea, in particolare in alcuni hub e siti, problemi di difficoltà abitative scaricati sulle persone senza nessuna responsabilità sociale di Amazon”.

“Devi correre come un matto tutto il giorno – spiega – Enrico Tiengo, lavoratore e delegato Provinciale Nidl Rimini – con tutele inesistenti in materia di sicurezza. E parliamo di un lavoro che difficilmente considerati i contratti della durata di 2 – 3 mesi possono garantire un buon tenore di vita a chi li svolge. E oggi a protestare abbiamo lavoratori di 25, 30, 40 o anche 50 anni. Ci sono persone che hanno perso il lavoro che avevano sempre svolto e hanno scelto di provare a rimanere a galla facendo i fattorini in queste condizioni”.

Tanto per fare un esempio, Nidl Cgil Rimini precisa che la paga di un lavoratore è pari a 1600 euro lordi per un totale di 9 ore lavorate in un giorno.

Nel mirino dei partecipanti al sit in – proclamato su scala nazionale – anche Assoespressi, l’associazione nazionale corrieri espressi.  “Si è dimostrata favorevole – spiega ancora Tiengo –  a un sistema peggiorativo, proponendo di rinnovare in contratto nazionale al ribasso, perlomeno secondo noi. Un esempio? Al lavoratore non verrebbero pagati i primi tre giorni di malattia. Per fortuna i sindacati non hanno accettato questo scempio, al momento scongiurato. Non si è mai visto che al rinnovo di un contratto si vadano a peggiorare le condizioni dei lavoratori. E dire che questo è un periodo florido per Amazon. La pandemia ha moltiplicato gli ordini come è noto”. I lavoratori hanno spiegato anche che spesso non è possibile rispettare alla lettera i protocolli anticovid. “Molto spesso non è possibile, quando abbiamo una consegna ogni tre minuti. I protocolli sono rigidi  ma di fatto è impossibile rispettarli con una tabella di marcia così serrata”. 

Alle 11. 30 gli scioperanti incontreranno il sindaco di Santarcangelo Alice Parma per spiegare le ragioni della loro protesta.

La presidente dell’assemblea legislativa dell’Emilia Romagna Emma Petitti ha espresso vicinanza ai lavoratori riuniti oggi in protesta. “Oggi per la prima volta al mondo stanno scioperando tutte le categorie della filiera di Amazon, compresi i lavoratori della sede di Santarcangelo di Romagna, che questa mattina si sono dati appuntamento davanti allo stabilimento.  La richiesta all’azienda da parte dei sindacati e dei collaboratori è quella di un confronto ad ampio raggio su diverse questioni. 

Un esercito di lavoratrici e lavoratori che soprattutto con lo scoppio della pandemia non hanno mai interrotto il loro servizio lavorando senza sosta con ritmi spesso insostenibili e stipendi molto bassi per garantire che i prodotti da noi acquistati su Amazon arrivassero in tempi brevi nelle nostre case perfettamente impacchettati, nella quasi totale assenza di diritti. 
Parliamo di magazzinieri, facchini, driver e addetti agli Hub, per un totale di circa 40mila manifestanti in tutta Italia che lavorano per questo grande colosso dell’e-commerce, che, bisogna dirlo, danneggia anche i negozi di vicinato.  Una protesta che trova tutta la mia solidarietà perché prova a portare avanti una battaglia di giustizia, civiltà e rispetto a nome di chi nonostante un infaticabile lavoro non viene giustamente riconosciuto nel suo valore.  È giusto essere al fianco dei sindacati e dei lavoratori nella pretesa di diritti che sono sacrosanti, a partire da una adeguata remunerazione conforme agli sforzi”.

 

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