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Altri ucraini rifiutano di lasciare Rimini: “Come prigionieri”

Proseguono i trasferimenti di profughi ucraini dall’Emilia-Romagna fuori regione, in particolare da Rimini, la città italiana con il più alto numero di persone fuggite dalla guerra.

Secondo quanto riferisce l’Agenzia ANSA, quando oramai tutti i profughi erano stati fatti salire a bordo, l’autista era ancora in attesa di istruzioni sulla destinazione. Si parlava di un Cas del Piemonte, ma sono state menzionate anche altre regioni. In mattinata due funzionari della prefettura si sono presentati all’hotel Brenta con un elenco di 46 nomi. Alla fine solo una trentina hanno accettato di lasciare la città. Gli altri hanno dovuto firmare un documento su cui dichiaravano di rifiutare l’aiuto dello Stato.

Le procedure si sono svolte senza intoppi, con il dispiacere però di molti profughi, dato che non sapevano dove sarebbero andati. Quasi tutti avevano scelto di rifugiarsi a Rimini, perché lì hanno amici e parenti, ma non tutti avevano spazio per ospitarli. “Ieri sera alle 8 ci hanno detto che dovevamo preparare le valige”, raccontano fuori dall’hotel due donne giunte con figli e nipoti, una da Kiev, l’altra da Dnipro. Sulla meta “nessuno sa niente, è davvero terribile – dicono – è peggio dei prigionieri”.

L’albergatore di un’altra struttura dice di essere ancora in contatto con le persone trasferite nei giorni scorsi, i quali raccontano di situazioni di degrado. “Ci sono gli insetti nei materassi”. Nelle chat degli albergatori riminesi circolano foto di muri ammuffiti, cavi elettrici scoperti e pizzichi di insetti inviate dai profughi.

Rimini accoglie ormai quattromila profughi ucraini, metà dei quali monorenni. “Una situazione sulla quale credo sia necessario imbastire un ragionamento che vada al di là del conteggio numerico, iniziando a pensare agli orizzonti che potranno aprirsi da qui ai prossimi mesi e a quello che, come enti locali e istituzioni, possiamo fare per governare le inevitabili ricadute date da una presenza così importante. Permanenza che, probabilmente, si protrarrà per molti mesi”, osserva l’assessore alla Protezione sociale Kristian Gianfreda.

Che prosegue: “Nonostante questa prima fase di risposta emergenziale alle situazioni di difficoltà e disagio sia ancora in corso, serve uno scatto concettuale per andare oltre alla questione più strettamente legata al tema dell’ospitalità, che non può essere la sola ed unica risposta a questa crisi umanitaria. E’ interesse della nostra comunità e delle stesse famiglie di profughi, per quanto possibile, un percorso che possa portarli all’indipendenza. Ecco che si aprono alcune questioni centrali: la lingua, i trasporti, il lavoro”.

Serve quindi “facilitare l’occupabilità di queste persone (in prevalenza donne): supporto ai percorsi burocratici, supporto alla mobilità (abbiamo richiesto all’assessora regionale Elly Schlein e all’assessore Andrea Corsini l’autobus gratuito per i profughi) e l’apprendimento della lingua italiana”.

Lavoro che nel turismo si potrebbe anche trovare: “Nel nostro territorio, come sappiamo, c’è un’alta domanda di lavoratori stagionali nelle strutture alberghiere e nella ristorazione, che da tempo si trovano di fronte a un problema di mancanza di personale. Va pensato quindi, di concerto con i territori, le associazioni di categoria, i sindacati e tutti gli enti sovraordinati, un modo per favorire l’inserimento lavorativo dei profughi (non solo ucraini) in attività stagionali o, più in generale, in mansioni in linea con il loro ambito di competenza. Ne abbiamo discusso anche nei giorni scorsi in un approfondito incontro tra il terzo settore, la protezione civile, il ‘Mir: Rimini per l’Ucraina’, i servizi sociali ed educativi del Comune, per fare il punto sui prossimi scenari possibili e sulle azioni da mettere in campo per governare questo improvviso fenomeno immigratorio in un’ottica di maggiore coesione sociale, È difficile trovare una professione a chi non conosce la lingua del posto, a chi non ha i mezzi per spostarsi e raggiungere il luogo del lavoro. Gli aspetti della vita sono collegati, in dialogo, altrimenti si fantastica nell’utopia”.

“Per questo serve agire su più livelli di intervento, indispensabili l’uno all’altro: lavoro, trasporti, dimestichezza con l’italiano, documentazione. Per farlo occorrerà il supporto del terzo settore, del volontariato e dell’associazionismo, che, in questi mesi, hanno dato ancora una volta prova della loro indispensabilità. Come già sta accadendo con successo, è necessario mettere in rete le diverse realtà preposte all’accoglienza e all’assistenza – coinvolgendo anche le tante disponibilità che arrivano dai cittadini – per trovare una risposta a questa duplice esigenza, da un lato chi cerca il lavoro, dall’altro chi lo richiede”, conclude Gianfreda.

Gianfreda ne ha parlato anche con il consigliere comunale di Futura con Jamil – Azione Luca Pasini, che riferisce: “Insieme abbiamo approfondito le problematiche di queste persone, di chi le accoglie e le possibili soluzioni e best practices da attuare per risolvere alcuni dei problemi primari: istruzione, lavoro, trasporto. La Regione è già stata interpellata per ottenere la gratuità dei trasporti pubblici agli under 14, già prevista per tutti gli altri bambini e ragazzi. Si sta inoltre dialogando con i soggetti istituzionali per trovare soluzioni alle altre esigenze di mobilità, come da istante presentato dalla lista Futura con Jamil – Azione”.

Quanto ai corsi di lingua italiana “sono già stati attivati dal Ceis e da alcune associazioni prevedendo le esigenze di tutti, di coloro che dovranno presentarsi al mondo del lavoro e dei più piccoli, che stanno ricevendo aiuto nelle scuole ma che non possono essere sempre assistiti con l’affiancamento nelle nostre classi”.

Inoltre “abbiamo chiesto priorità sul fronte dei documenti e del lavoro: garantire autonomia, quando possibile, a persone che per un tempo sfortunatamente lungo a causa del prosieguo della guerra dovranno vivere e convivere sul nostro territorio, gli permetterà dignità e stabilità. Sulla base dei contratti collettivi nazionali del lavoro, grazie ai corsi di formazione e di lingua, abbiamo l’intenzione di fornire soluzione immediata ad un problema imminente che va risolto insieme”.

 

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