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Altra bocciatura della Commissione Europea sul tema concessioni spiagge

L’occasione una interrogazione della parlamentare europea della Lega, Mara Bizzotto, che chiedeva alla Commissaria europea al mercato interno Elżbieta Bieńkowska se:
1) valuta positivamente un’eventuale proposta del governo italiano di prevedere un periodo di transizione (fino a 30 anni) per consentire alle imprese di rientrare degli investimenti fatti;
2) se ritiene compatibile con la direttiva in questione il fatto che le gare ad evidenza pubblica prevedano requisiti qualificanti come l’esperienza professionale, le competenze maturate, la salvaguardia dei posti di lavoro;
3) se intende riconoscere agli operatori balneari che perderanno la concessione un indennizzo pari al valore complessivo dell’azienda.

La risposta è stata altrettanto chiara anche se la Commissione Europea attende, per pronunciarsi, il provvedimento del Governo Italiano e del Parlamento.

Sulla transizione di 30 anni ha rimandato ad una lettura della sentenza della Corte di Giustizia Europea che si è pronunciata contro le proroghe concesse dall’Italia negli ultimi anni.

In merito ai requisiti di professionalità ed esperienza la commissaria europea ha chiarito che il vigente diritto dell’UE non contiene una norma specifica che disciplini i requisiti relativi all’esperienza professionale dei futuri titolari di autorizzazioni. Occorre comunque tenere in considerazione quanto stabilito all’articolo 67, paragrafo 2, lettera b), della direttiva 2014/24/UE sugli appalti pubblici. Tale disposizione consente di tenere conto di tale aspetto, ma solo nella misura in cui ha un’influenza significativa sul livello dell’esecuzione richiesto dalle autorità che rilasciano l’autorizzazione.

Più netta la risposta sull’indennizzo.

“Riguardo all’indennizzo, l’articolo 12 della direttiva 2006/123/CE stabilisce che l’autorizzazione non può accordare alcun vantaggio al prestatore uscente.”

A fronte di questa situazione non è più rinviabile un provvedimento del Governo italiano e del Parlamento che affronti in modo credibile e possibilmente definitivo un problema che l’Italia si trascina ormai da 10 anni. Un provvedimento che va concordato con la Commissione Europea evitando uscite e proposte demagogiche ed impraticabili.

Lo pretendono, giustamente, gli attuali concessionari, lo auspicano le amministrazioni comunali per programmare e lo richiede il mercato e la competizione che in queste condizioni non permette di programmare ed investire.

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