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Alpini, Non Una di Meno Rimini: “In arrivo altre denunce, non diciamo quante”

Se  l’Associazione Nazionale Alpini ha dato mandato ai suoi legali per presentare una serie di querele contro quanti l’abbiano diffamata. Alcune querele sono già state presentate ed altre lo saranno nei prossimi giorni. Non contro l’associazione “Non una di meno” che allo stesso modo si prepara a presentare ulteriori denunce.

“Non una di meno Rimini ha sempre avuto come obiettivo prioritario creare uno spazio sicuro e accogliente verso tutte le donne, le persone lgbtqi, razzializzate e con disabilità che hanno subito molestie e violenze durante il raduno riminese. Di questo spazio si sono avvalse minorenni e maggiorenni. La nostra priorità è stata fornire riconoscimento della violenza e solidarietà a chi ha scelto di confidarsi con noi.”

“L’assistenza legale – proseguono – è solo una parte del nostro lavoro. Molte si sono rivolte a noi ed hanno paura di denunciare, o ci vogliono pensare. E’ un loro diritto. Ci sono 12 mesi di tempo per denunciare le violenze sessuali. Ricordiamo che anche i toccamenti rientrano tra le violenze sessuali. E’ per questo, per continuare a fornire uno spazio sicuro a chi ancora non sa se denunciare o meno, a chi sta elaborando quello che ha subito, a chi ha paura di perdere il lavoro, che non daremo il numero esatto delle denunce da depositare e depositate. Perché per noi queste persone non sono numeri, e sappiamo quanta fatica è costata scegliere di denunciare, magari sapendo di andare incontro a un seconda violenza, perché gli autori resteranno ignoti e queste denunce verranno archiviate, gli uomini impuniti e loro derise nuovamente da certi media e da certi politicanti. Quello che possiamo dire è che solo in circa un dieci per cento dei casi c’è qualche chance che gli autori vengano identificati e perseguiti. Si tratta di fatti gravi, avvenuti nei confronti di lavoratrici mentre svolgevano il loro lavoro”.

“C’è molto su cui riflettere, abbiamo scelto di farlo nel mese di novembre, per dare ancora tempo a chi ha paura di esporsi, per farlo collettivamente nel mese dedicato alla violenza sulle donne, per dare alla magistratura il tempo di fare il proprio lavoro senza i riflettori puntati rispetto a indagini così delicate. Questo per noi è solo l’inizio di un percorso che si fermerà solo quando saremo sicure che nessuna sorella si trovi a dover nuovamente sperimentare in raduni maschili quello che è stato sperimentato da troppe a Rimini durante questa adunata”, concludono.

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