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Albergatore riminese ha un figlio dalla cameriera poi la denuncia per ricatto, ma non gli credono

Ha un figlio da una sua cameriera e lui, albergatore riminese cinquantenne e sposato, non lo riconosce e anzi denuncia lei per estorsione. La donne, molto più giovane, viene rinviata a giudizio, ma davanti al giudice la vicenda prende tutt’altra piega. Lo stesso pubblico ministero chiede l’assoluzione per la ragazza, dopo una testimonianza della “parte lesa” che non convince neppure la pubblica acusa.

La relazione fra i due era nata diversi anni fa. Lei rimane incinta ed ha un figlio; racconta che sulle prime l’albergatore pare affrontare le sue responsabilità e le procura anche un appartamento. Ma poi non solo non riconosce il figlio, ma la denuncia per estorsione, sostenendo di essere stato minacciato dalla ragazza: se non soddisferà tutte le sue richieste andrà dalla moglie a raccontarle tutto.

Difesa dagli avvocati Ilaria Perruzza e Mario Scarpa, la donna giura davanti al giudice di non aver mai avanzato pretese, che era stato lui a sistemarla in quell’appartamento  mentre lei non si era mai sognata di informare la consorte del principale.

Quando tocca all’albergatore presentare la sua versione dei fatti, il castello delle accuse inizia subito a scricchiolare. Nebbia sulle presunte minacce ricevute, tanti “non ricordo” sui dettagli della vicenda. Mentre ne emerge uno non da poco: la moglie tradita sapeva già della relazione.

Spazientito da questa condotta, il pubblico ministero nella sua arringa chiede il proscioglimento della dona da tutte le accuse. La sentenza è prevista per martedì.

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