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Al Neri non si passa: anche il 2017 finisce senza un nuovo stadio per il Rimini FC

Natale…
Giusto il tempo di terminare il cambio stagionale negli armadi che il Natale è già lì, pronto a regalarti qualche giorno di stacco di pace e di serenità.
Si porta appresso però anche la possibilità di prendersi quei cinque minuti di riflessione in grado di rigenerarti nelle tue, presunte, convinzioni o lasciarti alla mercé dei tuoi dubbi, delle tue riflessioni. Riflettevo, davanti al computer, pensando a come si sta dipanando la matassa biancorossa e mi sono immerso in una ricerca sul web che mi fornisse spunti o ricordi suggeriti dai sedici mesi di vita del Rimini FC.

E’ molto giovane il Rimini FC. Sedici mesi non rappresentano solitamente un lasso di tempo così ampio da poter fornire spunti importanti, ma la sia pur breve ricerca mi fa ricredere nel giro di poco.

In neanche un anno e mezzo si è vinto un campionato e si combatte punto a punto per il primato nella categoria superiore, sorprendendo non poco sportivi ed osservatori che, in buon numero, predicavano scetticismo quando si doveva fare un pronostico secco in merito ai biancorossi.

Ma non sono le notizie generate dal campo ad avermi sorpreso.
Partendo a ritroso, da quel 2 agosto 2016, anche le vicende extra campo non hanno certo fatto mancare il loro apporto in quantità e qualità.
Il tipo di progetto presentato non mancò certo di far discutere una piazza abituata ed assuefatta totalmente ai riti e agli schemi che il calcio da anni propone e ripropone.

Riti e schemi che recitano pressappoco cosi’:
“Per fare calcio ad alti livelli ci vogliono soldi, tanti soldi. E quindi la prima cosa da fare è trovare chi è disposto a metterne tanti. Più ne mette più vinciamo, più vinciamo più saliamo di categoria”.

Fece molto discutere in città l’arrivo di un patron che si presentava dicendo:
La sostenibilità di questo progetto è la parola chiave e dovrà esserlo lungo tutto il percorso che porterà alla rinascita del Rimini: le risorse economiche a cui dovremo attingere non avranno come riferimento gli incassi della biglietteria, ma anche attività che rendano il brand biancorosso facilmente riconoscibile, dalla ristorazione al merchandising, fino agli interventi sullo stadio che dovrà diventare più attraente per gli investitori, ma anche e soprattutto per i tifosi”.

Il tempo delle discussioni su questi temi lasciò relativamente in fretta il passo ai fatti. Il campo e il campionato rubarono presto la scena con le vittorie che non arrivavano subito.

Ma di quel progetto che cosa sta procedendo e cosa no?

Il brand biancorosso adesso esiste e sta partendo anche il merchandising, segno che la società si è strutturata e si va strutturando sempre più per tener fede a quelli che erano i fondamenti del progetto iniziale.

Anche il rapporto con la città in termini di partecipazione e sponsorizzazioni sembra in costante ascesa; manca forse l’appeal con le grandi realtà industriali e produttive, ma nulla è escluso pensando anche a quando, si spera prima possibile, il Rimini disputerà categorie diverse per importanza e visibilità.

Rileggendo la frase con cui il progetto si è presentato, non è complicato notare cosa non sta progredendo.

Si parlava di ristorazione e di interventi allo stadio, che doveva diventare più attraente per fruitori e potenziali investitori.
Si parlava, nello specifico, di ricavare aree bar in grado di offrire piccola ristorazione; di realizzare al Neri, o nelle adiacenze, spazi per villaggi espositivi e parchi giochi per bambini. Girarono anche rendering interessanti che si pensava potessero essere trasformati in realtà nel giro di mesi e non certo di anni.

In aggiunta a questo, si pensava sarebbe arrivata la gestione dell’impianto sul modello Forlì e pian piano sempre piuù passi che portassero in una precisa direzione.
La storia recita che dopo uno sfogo del patron risalente giusto giusto a un anno fa, ci fu un bando che cercava soggetti disponibili ad attrezzare e gestire una nuova area bar, in grado di fare ristorazione, all’interno dello stadio da ricavarsi nelle aree sottostanti la tribuna centrale.

Bando che andò deserto; non avendo le competenze necessarie alla valutazione dello stesso, non mi dilungherò più di tanto su questo. Mi limito a prendere atto, da tifoso e fruitore abituale dell’ impianto, che mentre si sogna la piccola ristorazione, da anni allo stadio vengono attrezzati due banchetti volanti pochi minuti prima della gara che vengono poi smontati alla fine della stessa. Ben poco a disposizione in termini di offerta, nonostante la buona volontà di chi organizza e si arrabatta.
Nessuna novità recente in merito, vedremo se il 2018 ci riserverà qualche sorpresa.

In merito al resto, di spazi espositivi o aree per bambini al Neri non vi è traccia. So che ci sono piccoli progetti presentati e blindati dalle ferree disposizioni della burocrazia. E se devo trovare un elemento di preoccupazione in merito al potenziale sviluppo del progetto datato 2 agosto 2016, sta proprio qua.

Da sempre ritengo che la convivenza tra tutti gli sport all’interno del Romeo Neri rende complicato,se non impossibile, per il calcio sviluppare progetti che vedono nello sfruttamento o in un diverso utilizzo dell’impianto una fonte imprescindibile di crescita.

Come se ne esce? Se ne usciraà?

Per come l’ho messa, la questione parrebbe tutta incentrata sul rapporto tra chi deve assegnare l’utilizzo dell’impianto e chi a questo ambisce.
Temo però che non sia così semplice. La politica fa scelte e persegue da sempre obiettivi che sono dettati dalla popolazione e dalla cittadinanza che la sostiene.
Temo, per farla breve ,che tolti qualche migliaio di appassionati pronti e propensi ad una evoluzione costante della sinergia calcio-stadio sempre più esclusiva, ci sia una forte percentuale di riminesi a cui va tutto bene così.

Per il riminese medio lo stadio non deve servire a far decollare la rappresentanza cittadina dello sport più importante. Lo stadio in esclusiva al calcio non è visto bene.
Lo stadio non va dunque reso più fruibile per gli spettatori, ma va sistemato e reso migliore per chi lo sport vuole praticarlo.

E il calcio? Come ospite per gli allenamenti e per le partite domenicali è il benvenuto, ma alla pari con l’atletica che si corre in pista o i pesi che si alzano sotto i distinti, i giavellotti che si tirano in campo o i freesbe che si lanciano coi fari accesi in notturna.

Se il progetto calcio necessita di spazi e aree in esclusiva, temo che andremo sempre più incontro ad una situazione complicata, che non promette esiti improntati all’ottimismo piuù sfrenato.

Poi tutto può succedere, mentre un perito elettronico con la passione biancorossa come me si diletta nella scrittura di ciò che pensa, magari si sta preparando qualcosa di speciale.

Me lo auguro,. Onestamente però leggendo dell’approdo dell’atletica giovanile al Neri nel prossimo mese di settembre il mio già basso ottimismo eè andato ulteriormente scemando.

Leggevo di mesi passati in trattative per avere 4000 giovani atleti a Rimini dal 20 al 23 di settembre 2018;trattative che suggellano un inizio, non un evento a se stante. E se l’atletica diventerà di casa al Neri, difficile pensare che la parte del progetto biancorosso che vedeva lo stadio al centro abbia un futuro.
E  popolare ulteriormente il Neri di impegni e presenze che marginalizzeranno ulteriormente il calcio ai riminesi non dispiace, anzi…

Non cozzasse con le necessità del calcio, ne sarei felice e spensierato anche io, che sono sempre contento quando la mia cittaà aggancia situazioni positive e di crescita.
Una soluzione? Non ce l’ ho.
Mi auguro di vincere questo campionato e spero che da una botta di adrenalina simile la città tragga spunto trovando una soluzione.

Terminati i miei 5 minuti di riflessione adesso torno a cercare pace e relax pre natalizio augurandomi di essere stato pessimista, anche troppo, a fronte di un futuro roseo e in ascesa.

Buon Natale, auguri a tutti quanti!

Emanuele Pironi

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