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Al contadino non far sapere…

Come resistere a una simile tentazione?

No, non ci riferiamo al fruttivendolo dal sorriso che conquista, ma al contenuto della cassetta che ci sta mostrando

Selvatica, piccola, saporita, di polpa dura e granulosa, rotonda, rugosa, esteticamente non bella”, alcune definizioni dalla descrizione di Graziano Pozzetto, noto scrittore di cibi romagnoli, sembrerebbe di avere a che fare con la streghetta della porta accanto.

Ma Pozzetto così continua: “croccante, carente di succhi, soda, di colore ruggine, dura, limitata di zuccheri e calorie, ricca di vitamine e sali minerali, aspra e tannica, per cui è necessario cucinarla, per lo più nell’acqua o nel vino, per poterla gustare”.

Si tratta della pera volpina tipica della collina romagnola, annoverata anche da Tonino Guerra tra i cosiddetti “frutti dimenticati”, che il poeta santarcangiolese volle raccogliere a Pennabilli nel suo famoso giardino-museo.

Il pero volpino è un albero longevo e rustico, dalle origini molto antiche. Veniva piantato per sostenere le viti ed infatti si può ancora trovarne nei vigneti. Come le giuggiole e il corbezzolo, è un “frutto dimenticato” tipico di questo periodo dell’anno.

La polpa è dura, dicevamo, adatta ad essere consumata cotta o sotto forma di confettura, ideale da abbinare a formaggi freschi (“al contadino non far sapere…”). La tradizione romagnola la vede anche come uno degli ingredienti del “savor”, specialità delle nostre nonne a base di mosto e frutta autunnale.

Perché “volpina”? Sempre secondo Pozzetto “il suo nome è legato al colore o al fatto che fosse frequente preda delle volpi, oppure legata ad una storica deformazione del nome pera poppina (che ricordava maliziosamente i piccoli seni delle giovinette) in pera volpina”.

Ma torniamo a noi.

Seguendo il consiglio del fruttivendolo tentatore, quindi, abbiamo optato per… ubriacarla, ottenendo un dessert-non dessert ideale per concludere una cena con gli amici, con la certezza che tutti apprezzeranno.

Dopo averle ben lavate, le abbiamo affiancate in un capace tegame, bagnandole con del buon vino rosso.

Per il nostro acquisto odierno, consistente in circa 15 volpine, abbiamo usato mezzo litro di Merlot, aggiungendo poi due stecche di vaniglia e qualche chiodo di garofano.

Quindi: sul fornello a fuoco moderato per circa 40 minuti o altrettanto tempo in forno a 200°.

Il vino si riduce, trasformandosi nella decorazione per il nostro dessert…

Hmmm! Provare per credere!

Attenzione, però: non adatta è agli astemi ed ha un piccolo effetto collaterale, essendo una preparazione un po’… “ventosa”.

Ma ne vale la pena!

Buon appetito e… alla prossima!

Pera volpina2

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