Roberto Mercadini chiude la prima parte della rassegna “Mentre Vivevo” con il suo monologo “Little boy“, uno spettacolo che ruota attorno a quanto accadde nei cieli di Hiroshima il 6 agosto del 1945, quando un bombardiere USA sganciò un ordigno nucleare che in pochi istanti rase al suolo la città giapponese. Un atto di guerra da tutti considerato come uno degli ultimi drammatici fatti che la storia “recente” ha registrato in uno dei sui momenti più bui, la Seconda Guerra Mondiale. Mercadini pone la lente di ingrandimento proprio sull’ordigno, che come molti sanno aveva un nome forse non casuale e una genesi tragicamente intrecciata ai progressi della fisica.
“Little boy”, alla lettera “ragazzino”: questo è il nome in codice della bomba atomica sganciata su Hiroshima il 6 agosto del 1945. Con un sarcasmo atroce, si è dato un nomignolo affettuoso all’ordigno che provocherà la più grande strage di tutti i tempi: 160 000 vittime.
Questa storia è tutta così, dall’inizio alla fine: cioè dai primi risultati della fisica quantistica all’esplosione.
È una storia piena di estremi che si toccano: piena di ironia e di orrore, di calcoli perfetti e di casualità assurde, genio e idiozia, domande che hanno troppe risposte o che non ne hanno nessuna. Ed è piena anche di “little boys”, di “ragazzini”: Niels Bohr che, ancora studente, sbalordisce il suo insegnante di fisica con una risposta apparentemente sconclusionata; Werner Heisenberg che a soli 21 anni sarà già collaboratore di Bohr e che vincerà il premio Nobel a 31; Enrico Fermi che a 14 anni darà già segno di una intelligenza quasi inquietante divorando un libro apparentemente illeggibile: un testo di fisica del 1800, scritto in latino e lungo 900 pagine.
Alla Sala teatro del Centro sociale di Poggio Torriana (via Costa del Macello, 10), domenica 10 dicembre ore 17.30