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“Addio Pd, voglio la sinistra del futuro”: e a 84 anni Tomasetti riconsegna le chiavi del Circolo

«Questo Pd non ha futuro. Addio». E così, a 84 anni magnificamente portati, Giuseppe Tomasetti giovedì scorso ha riconsegnato le chiavi del Circolo Pd del Quartiere 6 di cui era il factotum. Ed è pronto per un’altra stagione politica: «Anzi, un paio di stagioni, almeno – precisa lui – perché per il momento mi parcheggio in Liberi e Uguali, ma non credo che nemmeno quella sarà la formazione della sinistra di domani. Dovrà nascere qualcosa di nuovo».

E’ un addio pesante, quello di Tomasetti. Una storia politica, la sua, iniziata addirittura nel 1944, quando a dieci anni correva a radunare i partecipanti alle riunioni clandestine che si svolgevano nel suo casolare, nella campagna di San Giovanni in Marignano. Iscritto alla Federazione Giovanile Comunista nel 1950, di cui poi diviene segretario a S. Giovanni, nel ’55 è segretario della Camera del Lavoro di San Clemente; il suo lavoro nel sindacato dei braccianti agricoli lo porta ad essere segretario generale della Cgil a Rimini (1965) e fra i fondatori in provincia della Cia-Confederazione Nazionale Agricoltori (1968). Fra il ’70 e l’80 è consigliere comunale a Rimini, quindi assessore con deleghe anche pesanti, come l’edilizia privata e l’urbanistica («abbiamo fatto l’unica demolizione di un abuso edilizio che si fosse vista a Rimini, quella del cinema di Bianchini dove adesso ci sono Le Befane»). Dall’80 al ’90 va nel consiglio provinciale di Forlì e pure qui diventa poi assessore. Fino al 2013 è anche vice presidente di Amir. Ma soprattutto è un militante a tempo pieno, anima e corpo per il partito.

Giuseppe Tomasetti

Dal Pci al Pds, ai Ds: fin qui tutto bene. Ma con al nascita del Partito Democratico iniziano i problemi«Sono stato fra i fondatori del Pd, ma quell’operazione secondo me non è riuscita – commenta ora Tomasetti – E’ stata una fusione a freddo, quasi come in una società privata, fra componenti molto distanti fra loro». Però il vecchio militante tiene duro: «Ho fatto il mio dovere fino alla fine, anche quando non ero d’accordo su tante cose. Ma ora basta».

La goccia che ha fatto traboccare il vaso? «Non ce n’è stata una sola – risponde Tomasetti – ma ho riflettuto molto su questa legge elettorale. Ma come, chiediamo addirittura la fiducia per far passare una legge che favorisce il centro-destra? Allora, siccome non credo che là ci siano degli stupidi che si tagliano quelle cose lì per far dispetto alla moglie, mi sono domandato quale fosse lo scopo vero».

E cosa si è risposto? «Che era il modo per non far vincere nessuno e in modo di fare l’accordo con Berlusconi il giorno dopo le elezioni. Ma forse qualcuno ha sbagliato i calcoli e adesso la destra rischia di vincere senza bisogno di fare accordi con nessuno».

Quindi? «Quindi è molto semplice: secondo me la sinistra non deve governare con la destra. A quel progetto io non ci sto. Una decisione sofferta, ma non me la sentivo di fare diversamente. A queste elezioni voterò Liberi e Uguali. Ma come ho detto anche a loro, per il momento mi parcheggio lì, poi si vedrà. Perché non credo che sia questa la formazione che potrà dare un futuro alla sinistra. Dovrà nascere qualcosa di nuovo e a me piacerebbe dare ancora un contributo. Sì ho quasi 84 anni, sono più di settant’anni che faccio politica, ma ho ancora voglia di guardare avanti».

Stefano Cicchetti

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