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Addio a Renato Ricci, il pascià delle notti in riviera

Il Pascià di Riccione, il Pineta di Milano Marittima, il Baccara di Lugo. I locali di Renato Ricci hanno fatto la storia del ballo e della notte in Romagna. Lui se n’è andato mercoledì a 74 anni, all’ospedale Infermi di Rimini dopo una lunga malattia. Sabato alle 15 si terranno i suoi funerali nella chiesa di Santa Maria a Spadarolo di Rimini.

Forlivese, si era distinto fra gli imprenditori della notte nel momento di massiimo fulgore di quel mondo, fra gli anni ’80 e ’90. Il suo obiettivo era di essere sempre al top e per questo cercava di guardare oltre, inseguendo visioni e intuizioni rivoluzionarie.

Come quando insieme a Mauro Bondi e Gianni Fabbri, già socio di Ricci nel “Pineta”,  nel 1988 si decise di rilevare il Pacha sulla collina di Riccione per farlo diventare il Pascià. Basta scimmiottare Ibiza: Ricci chiese agli architetti Luca Tausani e Marco Lucchi un locale che non assomigliasse a nessun altro. Il padre di Tausani aveva già scovato a Cinecittà le scenografie “romane” per la Baia Imperiale; gli architetti proposero un gigantesco lampadario appena utilizzato sempre a Roma da Terry Gilliam dei Monty Python per girare “Le avventure del barone di Munchausen”, creato da Dante Ferretti – premio Oscar, scenografo di Fellini e del cinema Fulgor di Rimini – e Francesca Lo Schiavo. Ma non bastava ancora e il lampadario fu completamente ristrutturato e ridorato chiamando la Cinears di De Angelis, il miglior artigiano in circolazione. E poi, su quattro piani, cupole, maioliche e mosaici, veri divani e dei più sfarzosi. Niente cartapesta, solo lusso autentico.

Sospeso sulla pista centrale, il lampadario si sollevava al momento di dare via alle danze: che all’epoca significava non prima dell’una di notte. E’ stato il simbolo delle notti più fashion della riviera, quando era la Romagna a dare le carte. Sotto le sue luci si sono ritrovati Diego Armando Maradona, Jean Paul Gaultier e Renzo Arbore, Alba Parietti e Jason Kay dei Jamiroquai, mentre in consolle i deejay si chiamavano David Morales, Frankie Knuckles, Satoshi Tomiie.

Per uno come Ricci era ancora troppo poco. Per le generazioni che hanno ballato, amato, sognato grazie a lui, resta la memoria indelebile di un mondo che non c’è più.

Lo ricorda fra gli altri una delle sue celebri pierre, Patti Bordoni: “1989-1990, lavorare nel tuo Pascià, con Gianni, Mauro e Enzo, è stata una esperienza indimenticabile, e un orgoglio. Feste spettacolari infiammavano la collina di Riccione. Ricordo “All’Oasi Del Pascià” e il parcheggio trasformato in mercato arabo con tanto di cammelli. O “Sogno Di Una Notte Di Inzio Estate” (ho ritrovato una copia del bellissimo invito), sembrava di essere sul set di un film di gangster. Gli ostacoli erano solo avvincenti sfide al Pascià. Ci siamo divertiti molto, e ho imparato molto. Grazie. Ti ricorderò così, pieno di vita, di idee, e sempre sorridente.
Ciao Renato ❤️ Salutami Gianni”.

L’invito del Pascià ritrovato da Patti Bordoni

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