Giovanni Alutto è nato il 15 novembre 1916. In attesa di festeggiare il suo centoseiesimo compleanno, oggi è a Rimini per aprire la sfilata dei 90 mila Alpini sul lungomare insieme agli altri reduci della campagna di Russia ancora in vita; è il più anziano. Non ha mai mancato un’Adunata, per la prima volta non se la farà a piedi: ha accettato di salire sulla camionetta insieme ai più giovani. Non ha mai voluto cariche nell’Associazione Nazionale Alpini, impensabile però mancare all’Adunata: “Era due anni che aspettavamo, finalmente eccoci di nuovo insieme a Rimini”.
Dopo i 100, dicono gli amici, si sta prendendo qualche pausa. Anche ieri uscendo dall’Hotel Venus di Miramare per fare due passi, dopo un po’ si è stancato di camminare. Era alla chiesa dei Salesiani, appena 4,4 km più in là, ha chiesto al figlio se poteva andare a prenderlo.
“Quello lassù – sorride – deve aver deciso che devo restare ancora qua per raccontare. Per far ricordare di tutti quei morti nella guerra”. “Morti per niente, per niente! In guerra si muore sempre per niente”.
La cartolina gli era arrivata nel 1939, quando faceva il contadino a Barbaresco in provincia di Cuneo. Va nella 13a Compagnia del Battaglione “Borgo San Dalmazzo”, 2° Reggimento, Divisione Cuneense. Non fa in tempo a finire la ferma che scoppia la guerra. Se la fa tutta: Francia, Albania, Grecia, Jugoslavia, finchè nel 1942 lo mandano in Russia da sergente maggiore. E’ di quei pochi che la scampano: del 2° Reggimento restano 3 ufficiali, 10 sottufficiali e 195 tra graduati e alpini. Eroe? “Non ho fatto nulla, solo fortuna”.
Dopo la guerra mette su famiglia a Carmagnola, in provincia di Torino. Vi abita ancora con la figlia accanto, ma in appartamento da solo. Fra un’Adunata e un’altra va per anni a raccontare nelle scuole, capace di inchiodare i ragazzi per ore e ore, con un sorriso nitido come la sua mente, i ricordi incredibimente dettagliati. Strazianti ricordi dei “fratelli” perduti per sempre, appena più grandi di quei ragazzi che lo ascoltano. Ha risalito, sempre a piedi, i sentieri che portano ai sacrari dei caduti, innanzi tutto quello di Colle di Nava che ricorda il sacrificio della Cuneense.
Lo sguardo vigile anche sull’oggi: di nuovo guerra, di nuovo laggiù. “Quella fonderia. Ma perchè quello la vuole distruggere? Lì c’è il cuore produttivo della Russia, che senso ha distruggerlo? Vuol fare proprio come quell’altro, distruggere e basta. La guerra non serve mai a niente”.
Stefano Cicchetti