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Riccione, le minoranze sugli abusi in casa Tosi: “Grave quello che è avvenuto dopo negli uffici del Comune”

Partito Democratico, Patto Civico Riccione e MoVimento 5 Stelle hanno emesso una nota congiunta sull’esposto che hanno presentato in Procura riguardo gli atti amministrativi che hanno interessato un abuso edilizio commesso nell’abitazione di Renata Tosi e dei suoi famigliari:

“Non era nostra intenzione parlare sui giornali di questo esposto anche perché, a differenza di quanto sostiene la Sindaca ed il suo entourage, non è assolutamente nostra volontà usare la magistratura per fini politici”.

“Avevamo deciso per il silenzio assoluto proprio per rispettare il lavoro della Magistratura stessa che dovrà esprimersi in merito ai fatti che sono stati esposti come emersi a seguito di regolare accesso agli atti, evenienza che – per legge – obbligava i consiglieri comunali a notiziare la Procura”.

“Ma visto che – purtroppo – è già uscita la notizia sulla stampa è allora opportuno mettere un po’ d’ordine: l’esposto, presentato contro ignoti, non ha ad oggetto l’abuso edilizio in sé,  già oggetto di diverso procedimento tuttora pendente”.

“L’esposto ha ad oggetto ciò che è avvenuto dopo, negli uffici del Comune e più precisamente negli uffici dell’edilizia privata (il cui assessore è il Sindaco Renata Tosi) in relazione alla pratica relativa all’abuso edilizio della cittadina Renata Tosi”.

“Il risultato dell’accesso agli atti, fatto dai rappresentanti della minoranza, ha evidenziato in modo palese gravi situazioni che si sono venute a creare nella gestione di questa pratica”.

“Per farla breve: la tipologia dell’abuso non era sanabile; le alternative erano due: la demolizione o il sanzionamento. Per ottenere il sanzionamento era necessario dimostrare che la demolizione avrebbe causato problemi strutturali alle altre parti dell’edificio; ed infatti Sindaca e fratelli hanno allegato una perizia giurata che attestava questo”.

“A quel punto rimaneva solo la strada del sanzionamento che significa mantenere l’abuso ma pagare come sanzione il doppio del valore venale delle superfici ottenute con l’abuso”.

“E questo è quello che è stato chiesto da Sindaca e fratelli, al punto che la Provincia ha quantificato il valore venale in € 18.678,60.
Il sanzionamento per mantenere l’abuso quindi comportava il pagamento di € 37.357,00 (il doppio del valore venale)”.

“Ed invece gli uffici hanno archiviato il procedimento di sanzionamento a seguito di una Scia da ritenersi illegittima, e Sindaca e fratelli non hanno pagato la somma di € 37.357,00,  che quindi non è stata incassata dal Comune, e l’abuso è rimasto dov’era. Con buona pace dell’assessore all’edilizia privata Renata Tosi”.

“La valutazione sul come si sia giunti a tale risultato e se a tal riguardo vi siano state pressioni sugli uffici, così come se a cagione di tali pressioni gli stessi uffici abbiano infine avvallato l’illegittima gestione della pratica, è proprio il compito demandato alla magistratura”.

“Si deve rimarcare con forza, date le strumentalizzazioni e le letture fantasiose che già emergono, che era un preciso obbligo, prima ancora che un dovere, per i consiglieri comunali, riferire alla magistratura le ipotesi di reato di cui erano venuti a conoscenza: l’art. 357 C.P. li identifica quali pubblici ufficiali; l’art. 331 C.P. recita che “i pubblici ufficiali e gli incaricati di un pubblico servizio che, nell’esercizio o a causa delle loro funzioni o del loro servizio, hanno notizia di un reato perseguibile di ufficio, devono farne denuncia per iscritto”.

“Forse al Sindaco non è nota la differenza tra obblighi di legge ed utilizzo della magistratura per fare politica. Probabilmente perché lei ha sempre e solo posto in essere la seconda delle suddette pratiche”.

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