Abbiamo iniziato a parlare in questi ultimi giorni della realtà locale sanitaria riminese e ho pubblicato una prima riflessione sulla riorganizzazione della rete ospedaliera della Vasta Area Romagna.
La Direzione Generale in un comunicato stampa ha poi rassicurato la realtà locale di Rimini sulla situazione organizzativa che verrà, relativamente alle Chirurgie: e cioè che le attività chirurgiche non verranno penalizzate, salvo la concentrazione della sola chirurgia del pancreas a Forlì.
Io penso che la bozza del documento, che dice cose a mio parere diverse, andrà per una certa parte revisionata.
Certo che se anche sulle attività chirurgiche complesse, come la chirurgia del pancreas, vi fosse stato un accenno a gruppi di lavoro interdisciplinari di area vasta, con partecipazione di Chirurghi, Oncologi, Radiologi e Patologi, non sarebbe stato male.
Ma su questi argomenti tornerò nelle prossime settimane.
Oggi desidero parlare di altro argomento: la figura del Primario Ospedaliero o, come si chiama oggi, del Direttore di Unità Operativa (Unità Operativa nel linguaggio corrente è il ‘Reparto ospedaliero’).
Non che i componenti del gruppo degli Specialisti di ogni singolo Reparto non sia altrettanto importante, anzi tutt’altro: lo sono moltissimo e non solo loro. Lo sono tutti i collaboratori, dagli infermieri/e, al personale impiegatizio, ai biologi, agli psicologi, ai data manager (quei pochi rimasti a Rimini) ai case manager e altri ancora..
Ma con il tempo mi sono reso conto che in un Reparto senza una figura leader, anche il gruppo dei collaboratori tende a ridimensionarsi e ad avere minori capacità operative, a meno che nello stesso gruppo non emerga spontaneamente una figura di leader riconosciuta.
la domanda è: la programmazione sanitaria è solo il frutto della elaborazione e concertazione delle classi amministrative e politiche, come naturalmente deve essere, o esiste un rapporto dialettico fra amministratori e dirigenti di Reparti Ospedalieri ?
LE QUALITÀ DI UN BRAVO PRIMARIO
A mio parere le qualità di un bravo Primario devono essere sei :
- la capacità professionale nella disciplina, riconosciuta dalla comunità dei professionisti e degli utenti
- saper trasmettere la professione e la professionalità ai componenti del gruppo, facendo crescere i vari componenti del gruppo stesso
- saper fare gruppo e di fare crescere l’entusiasmo nei collaboratori stessi per il proprio lavoro
- la capacità di rapportarsi con cortesia con l’utenza da parte sua e dei collaboratori rendendo il Reparto accogliente
- saper creare collegamenti con altri Reparti ospedalieri e con quelli dell’Area Vasta Romagna
- la capacità di rapportarsi con la Direzione di Ospedale e con la Direzione Generale conseguendo gli obiettivi prefissati dai vari documenti aziendali.
Poi vi sono due qualità di solito non richieste in un Reparto Ospedaliero: quella di saper fare ricerca clinica e quella di saper interpretare la crescita della realtà sanitaria locale , producendo innovazione e la crescita complessiva dei prodotti e servizi ospedalieri, introducendo attività sanitarie e strumentazioni prima non presenti.
DOCUMENTI PROGRAMMATORI E PRIMARI
Dopo questa dissertazione, penso venga spontaneo domandarsi perchè mi sia messo a ragionare su questi concetti, e cioè se esista un rapporto fra la Programmazione Sanitaria di una Regione o di Azienda sanitaria, e la presenza di una figura primariale piuttosto che di un’altra.
Debbo dire che di solito la primogenitura della programmazione sanitaria è sempre stato appannaggio delle realtà regionale e aziendale (oltre che degli amministratori locali) , e quindi in senso lato della politica, attraverso i suoi organismi di rappresentanza.
Ne sono esempio da noi la nascita della Neuro-Chirurgia presso la realtà territoriale del Cesenate, lo sviluppo della Cardiochirurgia in tre realtà della nostra Regione (in Romagna a Cotignola), o quella dei trapianti d’organo presso altri Ospedali regionali.
E scendendo di scala, a collocazione delle principali discipline mediche e chirurgiche negli ospedali a complessità maggior: Forlì, Ravenna, Rimini e Cesena.
Ma che la programmazione sanitaria sia influenzata anche dalle figure Primariali presenti nelle diverse strutture, appare innegabile.
Alcuni esempi?
Lo sviluppo della Cardiologia a Rimini e delle attività di Angioplastica; dello sviluppo della Medicina Nucleare a Cesena ; dell’Oncologia , della Radioterapia e della Ricerca a Forlì e dell’Oncologia e Ematologia e Radioterapia a Rimini ; della Chirurgia polmonare a Riccione; della Radioterapia e Oncologia a Ravenna.
E potrei portare molti altri esempi, e i nomi di coloro che hanno contribuito alla crescita delle sanità territoriali sono ben presenti nel pensiero di chi ben conosce la storia sanitaria della Romagna.
Allora appare chiaro che il rapporto Programmazione Sanitaria-Primari appare essere di tipo dialettico, come è giusto che sia e come già alcuni grandi pensatori ci hanno insegnato. Anche se appare giusto sottolineare che la parola finale sullo sviluppo sanitario debba appartenere in ultima istanza alle istituzioni, legittime rappresentanti della volontà dei cittadini, e non possa essere condizionato in maniera eccessiva e non condivisa da apporti professionali esterni.
MA ALLORA ?
Qualcuno si chiederà del significato di questa riflessione.
Il punto è che le strutture sanitarie del riminese stanno affrontando in questi anni un ricambio generazionale di molte figure primariali.
Molti dei primari storici sono andati in pensione e altri se ne andranno presto.
Le nuove figure che verranno, dovranno contribuire anche loro a consolidare e costruire la nostra realtà sanitaria.
Alla Direzione Generale noi chiediamo che chi verrà abbia la capacità di continuare il lavoro dei loro predecessori, portando qualità professionale e innovazione.
Diceva il Direttore Generale nella vecchia Azienda Riminese : “La cortesia e’ l’anima della cura”. Lo ha fatto scrivere a caratteri cubitali ovunque e questo slogan è stato uno dei suoi principali credo.
Alla cortesia, aggiungo, devono però sempre essere abbinate la qualità professionale e la capacità di fare crescere il gruppo dei collaboratori, per una realtà sanitaria con standard elevati come quella riminese.
E allora la presenza di primari adeguati non appare un dettaglio da poco: rappresenta un segnale concreto e tangibile della volontà delle Direzioni generali di favorire lo sviluppo e il mantenimento di buoni standards assistenziali, in una realtà come quella di Rimini.
Lo dice anche l’ex Sindaco di Riccione, Daniele Imola, in una sua recente intervista al Carlino:
nominare nuovi primari al Ceccarini di Riccione nei ruoli ancora vacanti (Anestesia e Rianimazione), non appare dettaglio di poca importanza.
E anche noi della città di Rimini, che siamo dei buoni osservatori, sappiamo che questo non sarà elemento di poco rilievo per il futuro della nostra Sanità locale.
Alberto Ravaioli