Di seguito l’intervento consigliere regionale PD Giorgio Pruccoli a proposito di quanto discusso nel consiglio comunale di Riccione tenutosi lunedì scorso avente come oggetto, tra le altre cose, la Nuova Legge Urbanistica Regionale.
Ho visto il Consiglio comunale di Riccione di lunedì 21 maggio nella parte che verteva sulla mozione del Pd che richiedeva un parere tecnico alla Regione sull’interpretazione di alcuni aspetti della Nuova Legge Regionale sull’Urbanistica della quale sono stato relatore.
Premesso che non ho alcuna voglia di fare polemica, ma mi sta a cuore la corretta applicazione della Legge, vorrei chiarire le cosiddette “intenzioni del legislatore”. Il bando pubblicato dal Comune di Riccione, per quanto io ne sappia, chiede di presentare entro la data prevista direttamente le proposte operative corredate di tutto il materiale tecnico necessario. Di fatto, questo è ultroneo rispetto alle intenzioni della Legge Regionale. Questa, infatti, prevede che entro il 30 giugno 2018 le amministrazioni comunali emettano un pubblico avviso tendente a raccogliere manifestazioni di interesse da presentarsi a cura dei privati entro il 30 settembre 2018. La differenza tra manifestazioni di interesse e presentazione di accordi operativi è sostanziale ed è evidentemente anche inerente le spese tecniche da sostenere. Mentre nei tre mesi successivi (quindi dicembre 2018), la Legge prevede che l’amministrazione approvi in consiglio comunale un documento di indirizzo con il quale deciderà quali manifestazioni di interesse accogliere a fronte di rilevante interesse pubblico. Solo dopo tale accoglimento i privati dovranno presentare la richiesta di accordo operativo completa degli elaborati tecnici necessari.
Voglio far salva evidentemente la buona fede del comune di Riccione che ha preso meritoriamente l’iniziativa tra i primi e comprendo che sullo sfondo ci sia la giusta e condivisibile preoccupazione di limitare il consumo di suolo nella fase transitoria. Avendo ascoltato che alcuni comuni chiedono a Riccione come si muova per fare altrettanto, sono altresì preoccupato che con questo modus operandi le amministrazioni possano esporsi al rischio di ricorsi. Come può un’Amministrazione dare il suo benestare a un accordo operativo con un cittadino promotore in assenza del documento di’indirizzo o viceversa negarlo dopo avergli fatto sostenere dei costi non necessari per Legge?
Il rischio è quello di appoggiare la suddetta strategia sulle proposte di accordo operativo pervenute, avendo escluso aprioristicamente manifestazioni di interesse che potenzialmente potevano portare vantaggi pubblici più consistenti, creando un’iniquità di trattamento nei confronti dei soggetti ricompresi negli strumenti urbanistici vigenti. La Legge non vieta all’Amministrazione comunale di decidere di escludere dal documento di indirizzo tutte le manifestazioni di interesse che non ritenga compatibili e congrue con l’idea di città che ha in testa.
E’ una responsabilità che le amministrazioni devono assumersi nel documento di indirizzo, non trasferibile alla tempistica serrata della legge regionale.