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Tragedia delle Alpi. Salvo il figlio dell’architetto Stefano Piccioli: “La guida ha sbagliato”

Con gli italiani a compiere l’escursione c’era anche Tommaso Piccioli, architetto milanese, era amico dei tre bolzanini morti e aveva frequentato proprio al Cai di Bolzano dei corsi di scialpinismo.

Tommaso è figlio di Stefano Piccioli, architetto notissimo nel riminese, che conduce anche uno studio di Riccione dove lavora anche il figlio.

Tommaso Piccioli è sopravvissuto all’incidente e raggiunto telefonicamente ha spiegato: “Sto bene. Mi hanno appena dimesso dall’ospedale”.

Prima di chiamare il padre, Tommaso aveva già telefonato alla madre e alla moglie australiana, con cui vive in Australia la maggior parte dell’anno. In Italia è tornato per votare, e anche per questa escursione. La sua è una vera passione per l’avventura.

“Ma questa esperienza – ha spiegato il padre Stefano all’Ansa – è stata terribile. Mi ha detto è successa una cosa gravissima e sono sopravvissuto grazie alla mia esperienza“. E’  rimasto sveglio tutta la notte. Spronava anche gli altri, a muoversi a non dormire ma nel buio non li vedeva. Non sapeva dov’erano. Quando ha albeggiato Tommaso e un’escursionista tedesca hanno visto dall’altro lato della vallata, dove c’è il rifugio, due sciatori e hanno iniziato ad urlare con quanta voce ancora avevano in gola «help». Loro hanno avvisato il soccorso alpino che è arrivato con l’elicottero. «Ma non poteva atterrare, quindi si è calato un infermiere con il verricello – prosegue Stefano – e li ha portati su uno a uno”.

“Sto andando a Milano per incontrare mio figlio – aggiunge Stefano Piccioli sentito da Chiamamicitta.it mi ha ripetuto che sta bene e infatti può viaggiare senza problemi. Solo l’esperienza e la sua grande forza di volontà lo hanno salvato, riuscendo a star sveglio tutta la notte”.

Ma come è potuta accadere questa tragedia a esperti escursionisti come gli italiani, svizzeri tedeschi e francesi rimasti bloccati a oltre 3 mila metri sulle Alpi svizzere? “Da quel che mi ha detto Tommaso – riferisce Stefano Piccioli – per quanto riguarda il loro gruppo tutto è dipeso da un errore della guida, che fra l’altro è fra le vittime di questo dramma e mio figlio neppure lo sapeva quando mi ha raccontato cosa era successso”. La guida, Marco Castiglioni, 59 anni, comasco residente in Svizzera, ha infatti perso la vita cadendo in un dirupo mentre cercava di ritrovare la strada dopo aver perso l’orientamento nel pieno della bufera  che si era scatenata nella zona della Pigna d’Arolla.

“La guida purtroppo ha condotto il gruppo lungo una direzione del tutto sbagliata – prosegue Piccioli –  fino a ritrovarsi lontanissimi dal rifugio. Basti pensare che secondo il programma dovevano giungervi a mezzogiorno, invece alle 8 di sera si sono ritrovati a dover passare la notte in parete senza l’attrezzatura necessaria. Avevano tutto per una scalata, ma non per dormire all’addiaccio”.

“Ora spero che Tommaso di fermi per un po’ – confessa l’architetto Piccioli – si lamentava che nell’Australia dove vive non ci sono montagne e ci si annoia. Be’, mi auguro che dopo questa avventura possa annoiarsi a lungo”.

(Nella foto, Tommaso Piccioli alla Barcolana)

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