Aiutare tutti quei giovani adulti che hanno vissuto la loro infanzia e adolescenza ‘fuori famiglia’. È questo l’obiettivo primario dell’Associazione Agevolando Onlus, che ormai da qualche anno, cerca di dare supporto a tutti quei ragazzi e ragazze che, una volta concluso il loro percorso residenziale in comunità o in affido e diventati maggiorenni, devono necessariamente raggiungere un sufficiente grado di autonomia da un punto di vista emotivo, sociale e lavorativo. E proprio in questa fase così delicata della loro vita che intervengono i tanti volontari di Agevolando. Infatti, questa Onlus opera in diverse parti d’Italia e dal 2013 ha aperto uno sportello anche a Rimini.
Paola Mazza, una delle responsabili di Agevolando Rimini, ci parla di quanti ragazzi bussano alla loro porta e, soprattutto, di quanti problemi devono affrontare e superare.
Paola Mazza, da quanto esiste Agevolando?
«Agevolando nasce nel 2010 a Bologna, grazie inizialmente all’input della Fondazione San Giuseppe, ma soprattutto di un gruppo di volontari e di giovani che desideravano offrire qualche risposta in più a tutti quei ragazzi che si ritrovavano spesso completamente soli ad affrontare il momento dell’uscita da un’esperienza in affido o in comunità».
Qual è la vostra mission?
«Come dicevo prima questa associazione è nata dall’intuizione di alcuni ragazzi che hanno vissuto fuori dalla famiglia di origine, primo fra tutti Federico Zullo, oggi presidente di Agevolando. Ed è stata creata proprio per aiutare tutti i minorenni e i neo-maggiorenni a diventare grandi senza il pieno supporto del loro nucleo famigliare. La nostra mission? Sostenere i ragazzi in un momento della vita ‘bello ma complicato’ – come ci dicono spesso. Un momento in cui sono ancora giovanissimi e si trovano a fare i conti con la conclusione del loro percorso in comunità e/o affido, dovendo diventare autonomi dall’oggi al domani senza politiche sociali adeguate. Voi a 18 anni vi sentivate pronti a vivere da soli e a mantenervi? Io forse no…».
Quante persone sono coinvolte nella sede di Rimini?
«A Rimini, le persone coinvolte sono circa quindici tra coordinatori, educatori e volontari: io faccio parte di quest’ultimo gruppo. Tutti ci occupiamo di fare rete intorno allo straordinario patrimonio che sono i ragazzi, che spesso fuggono da paesi in guerra o da drammi famigliari. Diamo loro un abbraccio, buoni contatti, li facciamo partecipare a progetti, li facciamo parlare delle loro storie, organizziamo gite culturali, avviamo tirocini. Tutti i giovedì poi apriamo lo ‘Sportello del Neomaggiorenne’, dove ci incontriamo, scriviamo i curricula, impariamo l’italiano per i ragazzi stranieri, giochiamo a biliardino e aiutiamo tutti i giovani nelle loro richieste. Spesso, ad esempio, ci chiedono consigli su questioni amministrative o dove cercare casa. Molto importante per noi è la collaborazione con altre cooperative e associazioni attive nel territorio e con la rete delle comunità di accoglienza/case famiglia/famiglie affidatarie della provincia di Rimini».
Quanti ragazzi avete accolto fino ad oggi?
«Ogni anno Agevolando Rimini stringe amicizia con circa 30 ragazzi, quindi parliamo di più di un centinaio di giovani in questi ultimi 4 anni, prevalentemente maschi, forse perché per loro è un po’ più semplice fare gruppo e stare in gruppo. L’età media è 18 anni; diciamo che ci rivolgiamo ai giovani dai 16 ai 26. Lo Sportello conta ogni anno oltre 200 accessi».
Che tipo di aiuto e sostegno date a questi ragazzi?
«L’aiuto più importante è quello emotivo, ma lo capisci dopo. Prima pensi che a 18 anni debbano trovare lavoro per cavarsela. Certo, quello è fondamentale, ma spesso però ancora devono capire loro stessi e le loro emozioni. Per questo, Agevolando offre incontri culturali e laboratori, l’ultimo dal titolo ‘Mi racconto’, che abbiamo organizzato con l’autrice riminese Lorenza Ghinelli, davvero bellissimo. Questi incontri aiutano anche i molti di loro che vorrebbero continuare a studiare e spesso non possono. Oltre a ciò, ovviamente ci impegniamo per offrirgli opportunità lavorative. Rimane infatti vitale il ruolo delle aziende riminesi, con cui creiamo convenzioni e avviamo tirocini. Questi neo-maggiorenni hanno davvero talento e ci capita abbastanza frequentemente di affiancare le imprese che cercano figure professionali da formare. Silvia Sanchini, anima di Agevolando Rimini, è bravissima nel coinvolgere i ragazzi attivamente: nel far sentire la loro voce, sia per testimoniare che per esprimere i loro bisogni anche in sedi decisionali. Nell’ultimo anno, sono stati davvero tanti gli incontri fatti nelle scuole e in giro per l’Italia».
Dove operate principalmente?
«In Italia ci trovate a Verona, Trento, Torino, Ravenna, Parma, Ferrara, Napoli, Cagliari, Bologna, Milano, Modena, Roma e Taranto. A Rimini invece l’appuntamento fisso dello ‘Sportello del neomaggiorenne’ è al Centro Giovani RM25 in Corso D’Augusto, grazie all’impegno di tutti i volontari. Ne approfittiamo per vivere gli altri spazi della nostra bellissima Rimini; il weekend scorso, ad esempio, eravamo al Parco Marecchia. Sabato 19 maggio saremo tutto il giorno in piazza Tre Martiri per il ‘Care Leavers Day’ – giornata nazionale dei ragazzi fuori famiglia. Insieme a noi troverete i cactus, in vendita ad offerta libera, una pianta simbolo di resilienza, capace di affrontare le avversità della vita, di superarle e di uscirne rinforzato e addirittura trasformato positivamente».
Come vi finanziate?
«Con le quote associative, con le donazioni, con i finanziamenti di enti pubblici o fondazioni private e bancarie. Lo Sportello riceve sin dagli inizi un fondamentale contributo dal Comune di Rimini».
Se uno volesse contribuire alla vostra associazione e sostenervi economicamente dove può mandare la propria donazione?
«Chiunque ci voglia aiutare ci può scrivere all’indirizzo email rimini@agevolando.org. Per donazioni o per associarsi, sul sito agevolando.org trovate tutte le indicazioni e c’è anche una praticissima sezione ‘5 modi per aiutarci’».
Siete soddisfatti di tutto quello che avete fatto in questi anni oppure c’è ancora tanto da fare?
‘Sicuramente c’è tanto da fare e tanto stiamo facendo anche a livello nazionale per far sì che si conosca la situazione di questi ragazzi, spesso lasciati soli allo spegnimento della 18esima candelina. A Rimini, proprio adesso, stiamo lavorando sul progetto ‘Casa Dolce Casa’, per favorire l’autonomia dei neo-maggiorenni con soluzioni abitative agevolate. A breve, lanceremo una campagna di comunicazione e speriamo che la città reagisca bene e che si trovino case e famiglie pronte ad aprire il loro cuore».
Nicola Luccarelli