I familiari di Stefano Conti, il ragazzo di 20 anni, portiere del Mondaino, morto dieci giorni fa ribaltandosi con la sua auto a Montegridolfo mentre tornava alla sua casa di Montecchio (PU), hanno scritto una lettera pubblicata dal Resto del Carlino di Pesaro:
«Iniziamo questa lettera accompagnata da un dolore che durerà fin quanto la mia/nostra vita durerà. La perdita di un caro è sempre straziante, la perdita di un figlio è inconcepibile sempre ma a 20 anni è disumano. Questa nostra è per fare un appello a chi purtroppo nei momenti successivi all’incidente deve assumersi il compito ingrato di andare ad avvisare la famiglia. Vi prego usate il cuore, non le regole che vengono sicuramente impartite durante i vostri corsi per diventare carabinieri».
«Quella notte maledetta niente e nessuno riuscirà a farcela dimenticare ma nemmeno i due agenti venuti a casa nostra alle 4.15 di domenica mattina, loro sapevano ma con freddezza ci dissero che qualcun altro ci avrebbe chiamato. Ma quella telefonata non arrivava e i minuti (pochi) diventano macigni. Che passano veloci, noi intuivamo che il nostro amato Teto non c’era più, ma loro ci dissero solo “signora si cambi”. Poi chiamarono loro la persona che avrebbe dovuto chiamarci, e non lo fece, li sentimmo pronunciare “siamo qua a casa della famiglia, no non gli abbiamo detto nulla” la terra si è aperta sotto i piedi, ma ti aggrappi alla speranza che Stefano ci fosse ancora, grave ma ancora in vita, invece gli agenti già sapevano, ma se ne sono andati lasciandoci lì, soli impietriti».
«E senza dirci dove andare, pazzesco, siamo partiti come 2 scemi distrutti da un qualcosa di cui ancora non avevamo la certezza, ma che poi si abbatteva con tutta la sua forza, su di noi davanti alla caserma dei militari a Pesaro, noi fermi in macchina soli, e qualcuno dall’altro capo del telefono, che ci annuncia, che il conducente della C3 era morto! Nulla cambiava, nulla, ma non ci si comporta così!».
«Voglio anche aggiungere che non tutti erano come questi sopra. Chi poi è venuto la mattina dopo, alla camera mortuaria, non ci ha mai lasciati soli, ha sempre cercato di confortarci, hanno cercato di ammorbidire tutta la stupida burocrazia che gira intorno a queste maledette cose. Chiedo scusa per lo sfogo, ma trovavo giusto farlo sapere, il mondo va così con internet e altre diavolerie, ma il cuore, la tecnologia non lo potrà mai sostituire, ma alcuni devono imparare a farlo funzionare».