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Crisi e votazioni a San Marino: lo stato dell’arte…

“La crisi innescata dalle dimissioni del Segretario di Stato al Territorio Antonella Mularoni a seguito della decisione dell’organismo di Alleanza Popolare di fine luglio, ha condotto alle dimissioni ed al conseguente scioglimento del Consiglio Grande e Generale. La legge elettorale sammarinese non consente maggioranze diverse da quella uscita vincitrice alle elezioni precedenti a meno che non vi siano almeno 30 Consiglieri eletti in quella maggioranza. Questo significa che per trovare soluzione alla crisi, in ogni caso, le tre formazioni principali della coalizione “San Marino Bene Comune” avrebbero dovuto concordare su possibili rimpasti di governo o aperture ad altre forze politiche, sommando le forze, senza escludere però chi già nella maggioranza c’era. Questo non è avvenuto, e le dimissioni di un Segretario di Stato si sono tramutate nella fine anticipata della legislatura. Si voterà quindi il 20 novembre ad un anno dalla fine naturale del quinquennio. La legge elettorale impone altresì la creazione di coalizioni ed il ricorso al ballottaggio nel caso nessuna di esse raggiunga il 50% più dei votanti. Per la prima volta da quando la legge è in vigore la costruzione delle coalizioni non è al termine nel momento in cui si indicono le elezioni. Il quadro offre solo poche certezze: che nessuna coalizione di quelle presentate nel 2012 rimarrà la stessa e che il quadro è estremamente frammentato, con ad oggi presenti undici forze politiche. Il partito di cui sono il capogruppo, il PSD, ha ragionato sull’esigenza di una coalizione rappresentativa, larga, una grosse koalition, capace di fronteggiare il momento di grande delicatezza che la Repubblica di San Marino si trova ad affrontare, con una serie di emergenze che necessitano di azioni concrete e concertate anche le rappresentanze sociali e datoriali. In particolare abbiamo messo al centro dell’attenzione la tenuta e la ripresa del sistema bancario e finanziario andato in difficoltà dal 2009 con la sovrapposizione di più scudi fiscali, la scelta della trasparenza, il caso Delta, etc, secondo punto lo studio di una riforma previdenziale sostenibile alla luce delle previsioni di impossibilità a reggere nei prossimi decenni l’urto della deriva demografica verso l’anzianità e della insufficienza del mix tra contributi richiesti ed età pensionabile, ultimo punto tra quelli prioritari la parità di bilancio sistemica anche attraverso la riforma delle imposte indirette, ricordando comunque che nessuno dei precedenti obiettivi è realistico senza ripresa economica, apertura del nostro sistema, parificazione del nostro mercato a quello europeo. Il PSD ha avviato, appunto nella situazione di coalizioni non definite, a tutti i partiti e movimenti politici il confronto sulla piattaforma descritta. Le risposte sono state articolate, ognuno ha riconosciuto la bontà della proposta e delle soluzioni avanzate, ma si è dovuto registrare la mancanza di condizioni valide al fine di creare una larga coalizione come ragionato da noi, permanendo troppi veti reciproci tra i partiti essenziali per costruire una siffatta coalizione. Il PSD a questo punto ritiene comunque indispensabile non sommare semplicemente le sigle al fine di ottenere il massimo risultato elettorale, sebbene sia necessario unire forze al fine di evitare il ricorso al secondo turno, mai occorso a San Marino e particolarmente pernicioso per il prolungarsi della campagna elettorale e gli squilibri generati dal conseguente premio di maggioranza. Il PSD continua a ritenere prioritari i contenuti e secondarie le formule tattiche, non ponendo esclusioni su nessuno. Ciò che si esclude è la demagogia e il populismo, particolarmente pericolosi in questo periodo di crisi, in cui è necessario unire e non dividere, e ciò che si vuole è la garanzia da chi farà il percorso elettorale e sperabilmente di governo, di continuare sulla strada di cambiamento del sistema operato negli ultimi anni, riformare il paese per metterlo al passo coi tempi e con le mutate condizioni all’interno e a contorno, dare definitivamente una connotazione europea e di apertura al sistema economico e preservare la conquista più preziosa che è quella dello stato sociale come lo conosciamo: inclusivo, onnicoprensivo, legante vero della nostra comunità”.

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