Voleva soltanto accendere un braciere per scaldarsi, ma il monossido di carbonio, gas velenoso particolarmente insidioso, lo aveva ucciso. Una morte terribile quella di Fanse Diarra, 38 anni, agricoltore originario del Mali, deceduto venerdì scorso nelle campagne di Santarcangelo.
Per gli amici, i conoscenti e le realtà riminesi che gravita attorno al mondo dell’agricoltura è stato un vero e proprio shock.
Fanse ara arrivato in Romagna con un barcone, affrontando il mare, con lo scopo di concretizzare il suo sogno: diventare un imprenditore della terra. Un sogno che nel suo paese sarebbe stato impossibili da realizzare.
Aveva così iniziato a lavorare come dipendente in una azienda agricola santarcangiolese, dove si era subito distinto per le sue capacità. Fanse, dicono, non era solo un lavoratore competente, esperto, ma anche una persona molta generosa, pronta ad aiutare il prossimo. Il giovane infatti collaborava con “Jambo Jambo Onlus”, associazione che raccoglie fondi da destinare a progetti in terra africana.
Fanse ha lasciato la sua bambina, di appena due anni (che il prossimo dicembre avrebbe potuto per la prima volta coccolare), e sua moglie.
“Di questo giovane buono e volenteroso non ci restano che il rimpianto e l’affetto – riflette, addolorato, chi l’ha conosciuto – oltre al bisogno di cercare il modo per poterlo, almeno, restituire ai suoi cari”.
Un appello colto senza esitazioni dall’associazione di volontariato Jambo Jambo Onlus.
Chi vuole contribuire alla gara di solidarietà può farlo inviando un bonifico all’associazione di volontariato “Jambo Jambo Onlus” codice IBAN It 02E0885268020021010043961 e indicando nella causale “Portiamo a casa Fanse”.