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IL TERREMOTO CHE VERRÀ

Le immagini che scorrono su tutti i canali di informazione e sui social in queste ore scuotono le coscienze. “Paura”, “Che Dio li assista”, “Che disastro!”. I commenti sono di grande preoccupazione, di sconcerto, di pietà verso le popolazioni colpite. Tanta persone di buona volontà, in primis il sistema di volontariato, ma anche tante persone singole, si mettono a disposizione per dare una mano.

Tutto ciò è comprensibile, è positivo ed è anche una risposta utile nell’immediatezza, purchè coordinata e inserita in un contesto di sistema di protezione civile. Tuttavia la calamità non dovrebbe limitarsi ad un’emozione del momento, ma anche suscitare riflessioni in riferimento al terremoto che verrà.

In soccorso alle zone colpite dal terremoto c’è stato e c’è un sistema costruito in questi anni, fatto di una Protezione Civile di professionisti e di volontari che svolgono costantemente attività di prevenzione, di formazione e di addestramento.

Le zone colpite da questo evento sismico sono caratterizzate da elevata sismicità e la pianificazione e preparazione delle attività preventive e di soccorso dovrebbero avere raggiunto i massimi livelli di specializzazione. Tuttavia la distruzione è ampia e il numero delle vittime è ingente.

Dobbiamo prendere spunto da questa ennesima calamità che colpisce il nostro paese per alcune riflessioni sul tema del rischio sismico.

La “formuletta” dei rischio che usiamo in Protezione Civile, ovvero “R = P x V x E” (P = Pericolosità, V = Vulnerabilità, E = Esposizione), ci dice esattamente dove stanno i problemi.

Sulla “P” (Pericolosità) non si può intervenire in termini di riduzione del fenomeno in quanto significherebbe poter modificare gli assetti e le strutture geologiche e tettoniche del territorio nazionale. Nemmeno si può avere la presunzioni di intervenire sulla prevedibilità della “P “, cioè del terremoto. La comunità scientifica ha invece oggi esattamente il quadro conoscitivo della sismicità, da cui è derivata la classificazione sismica del territorio italiano.

La previsione, prevenzione e pianificazione dell’emergenza, che sono compiti propri della protezione civile, non portano a determinare il “quando” avverrà il terremoto, ma il come avverrà in termini di magnitudo e localizzazione, in funzione delle strutture tettoniche rilevate.
In sostanza la comunità scientifica ha risposto alla domanda quanto vale quella “P” sia in termini di previsione (mappa di pericolosità sismica) che in termini di prevenzione attraverso la classificazione sismica del territorio (mappa a destra).

sismicità

Questa prima analisi che abbiamo sviluppato, introduce il tema della mitigazione della vulnerabilità sismica che è la vera medicina per ridurre gli effetti dannosi del terremoto. In effetti le vittime di un terremoto sono dovute all’incapacità degli edifici di resistere (“V” Vulnerabilità) alle sollecitazioni provocate dalla “P” Pericolosità (in termini di accelerazione sismica). La “E”esprime invece il valore degli elementi esposti a rischio sismico: popolazione, edifici, attività produttive, infrastrutture, beni culturali, ecc.

Ecco perché l’attenzione verso il rischio sismico, come anche per gli altri rischi naturali e antropici, non può risvegliarsi ogni 4/5 anni, a seguito di un evento di portata nazionale e quindi mediatica, ma richiede un lavoro continuo, sia in termini di informazione sia in termini di mitigazione della vulnerabilità delle strutture.

In questi anni, soprattutto con la classificazione e la normativa sismica, è stato fatto tanto ma non abbastanza. Occorre ripensare ad una pianificazione urbanistica che abbia come priorità l’adeguamento sismico dell’edificato dei nostri centri storici. In questo contesto ci sono compiti in capo alle istituzioni pubbliche ed altri propri dei privati.

Il pubblico fa essenzialmente tre cose:

  1. La classificazione sismica sulla base della quale si imposta la pianificazione nell’uso del territorio
  2. la messa in sicurezza degli edifici pubblici (scuole, ecc.)
  3. la pianificazione delle emergenze.

Al privato compete la valutazione di vulnerabilità degli edifici e delle case di proprietà con eventuali interventi di miglioramento e adeguamento. La legge non obbliga questi interventi privati, ma li incentiva con sgravi fiscali e contributi economici.

Riziero Santi
Pietro Cucci

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