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Rimini, Augeo Art Space: da oggi la mostra di Giovanni Lombardini e Edward Evans

LA PELLE DEL COLORE è la mostra allestita negli spazi di Augeo Art Space nella dimora storica di palazzo Spina (corso d’Augusto 217) dal 17 febbraio al 7 aprile.

Affascinanti cromatismi irradiano le opere di Giovanni Lombardini e Edward Evans, due artisti dallo stile inconfondibile in un dialogo universale tra Rimini e gli Stati Uniti, tra luce e ombra, emozione e passione.

La pelle del colore, titolo dell’esposizione, lo dedico all’uso sapiente dei pigmenti che ne sanno fare i due protagonisti di questa mostra alla Galleria Augeo, la prima assoluta con Giovanni Lombardini e Edward Evans insieme. La pelle è un rivestimento, un filtro che cela un nascosto, che avvolge un “non visibile” che però esiste e pulsa sotto di essa. Ugualmente il colore è puro rivestimento della tela, che se osservato più in profondità permette di addentrarci in un universo tutto nostro, fino a creare “l’esperienza del viaggio”. Scrive la critica e curatrice della mostra dottoressa Sabrina Marin.

L’arte di Lombardini è un racconto emozionante attraverso il colore che sfugge, catturato “nel momento” in quell’attimo in cui è al massimo dell’impatto visivo. Sono opere di un’eleganza senza confine, che seducono, che nascono dalla scoperta e dall’uso sperimentale di materiali inconsueti (colori mordenti e poliestere lucido applicati su superfici di formica o su tavola) e si caratterizzano per la performance singolare della luce dominatrice assoluta, poesia, energia pura. Lombardini impugna l’arte della pittura utilizzando spatole e strumenti inediti che catturano la tinta versata sul supporto e condotta dalla manualità per raggiungere il momento di fusione dato dalla gravità del colore; così un errore, un percorso inaspettato può diventare espressione di un’arte emozionante. Nascono forme caleidoscopiche che abbagliano lo spettatore attraverso suggestioni cromatiche che s’inseguono…che si abbracciano…che si ritrovano protette da una vernice specchiante che aumenta la raffinatezza e l’eleganza dell’opera. Lo spettatore potrà ammirare opere di forme e sfumature diverse. Stupefacente la grande installazione a parete, un racconto dei cicli artistici di Lombardini che suscita sentimento e riflessione.

La luce accomuna i due artisti in mostra in un esperanto senza confini. Edward Evans, protagonista dell’arte contemporanea americana, amato dal pubblico e dalla critica internazionale, espone dipinti che sembrano essere illuminati da una luce abbagliante, della stessa materia della tela che racconta intriganti giochi d’increspature: emozionanti, vibranti, fluide. L’artista propone una tecnica raffinatissima che evoca superfici mosse, sbalzate, timbrate, drappeggiate. E’ un meraviglioso gioco illusionistico di confine: le forme si allungano in pieghe, si roteano in spire e si fondono in ombre creando opere d’arte di forte carattere, di grande impatto visivo. Evans trasmette la sua attrazione verso l’illusione che diventa sfida nel coniugare quest’aspetto nei suoi dipinti.

“La pelle del colore” in mostra negli spazi di Augeo Art Space fino al 7 aprile è patrocinata dal Comune di Rimini e fa parte del progetto Cartello Rimini (promosso da Augeo Art Space e Angolo della Cornice) curato da Matteo Sormani e Gianluca Zamagni che mira alla promozione degli artisti del territorio non solo a Rimini ma anche oltre confine. Questa mostra unisce due correnti a confronto, quella italiana e quella americana. Il dialogo artistico Lombardini-Evans racchiude un linguaggio globale di due autori distanti materialmente ma uniti dal colore e dall’arte che abbatte ogni distanza.

C’è un momento in cui l’opera ti cattura e ti sorprende. E capisci che più del soggetto ti attrae la superficie, il rivestimento, la sua pelle ovvero il colore.

E’ quello che accade ogni volta che mi fermo a osservare le superfici traslucide di Giovanni Lombardini. Rispecchiano la mia immagine, mi conducono all’interno dell’opera. È un’autentica esperienza. Sono le magie che regala l’arte contemporanea, la quarta dimensione, dove il coinvolgimento può essere totale. Anzi totalizzante. 

Lombardini gioca con la superficie specchiata e scherza con la profondità usando il colore. Edward Evans invece attraverso il colore mi conduce ad immaginare spazi diversi dalla tela, che fuoriescono come crateri lunari.

La pelle del colore, titolo dell’esposizione, lo dedico all’uso sapiente dei pigmenti che ne sanno fare i due protagonisti di questa mostra alla Galleria Augeo, la prima assoluta con Giovanni Lombardini ed Edward Evans insieme.

La pelle è un rivestimento, un filtro che cela un nascosto, che avvolge un “non visibile” che però esiste e pulsa sotto di essa. Ugualmente il colore è puro rivestimento della tela, che se osservato più in profondità permette di addentrarci in un universo tutto nostro, fino a creare “l’esperienza del viaggio”. 

Nelle opere di Giovanni Lombardini il colore, come una pellicola, si evidenzia soprattutto in quelle sbordature ai margini della tela, lasciate volutamente non compiute. Così ci permette di non fermarci alla superficie ma ci spinge ad entrare visivamente nella profondità che si rivela sotto di esso. Quando egli afferma che gli “sembra di dipingere di più con gli occhi” il pensiero va a quella sensazione di forza che attira lo spettatore dentro il quadro. 

Con l’abilità di un illusionista, il colore di Evans sembra uscire dall’opera allontanando dalla bidimensionalità della tela. Oltre a questi effetti trompe-l’oeil, c’è una straordinaria capacità di giocare con luci e ombre con sfumature fra il ruggine, il blu oltremare e talvolta il bianco abbacinante. Lo stile pittorico dell’artista americano cerca il contatto con il suo osservatore. Le opere di Evans spingono chi le guarda a desiderare un rapporto tattile, tanto è vivida la sensazione di lamiera metallica accartocciata o di un tessuto goffrato. Tutto è portato al limite della credibilità materica.

Entrambi partono dal colore, ma mentre con Lombardini è il mezzo per entrare nell’opera d’arte, che ci calamita come in un turbinio di aria e di acqua; in Evans è forza propulsiva che spinge verso l’osservatore, creando un effetto a sbalzo alla costante ricerca della tridimensionalità.

Così vicini e cosi distanti! 

Due tecniche di esecuzione agli antipodi come opposto è il background dal quale i due artisti provengono. Giovanni Lombardini, nato a Coriano in provincia di Rimini nel 1950, compie gli studi presso l’Accademia di Belle Arti di Urbino per poi tornare in Romagna dove vive. Ad oggi più di un centinaio di mostre personali e collettive lo hanno ospitato in Italia e all’estero. Lombardini in mostra si lega al “suo” vecchio continente, quasi primitivo, tanto che il colore si riversa sulla tela e assume le sue sfumature grazie a tecniche sperimentali. Il colore scivola e si spalma solo all’apparenza in modo casuale sulla tela, perché in realtà è l’artista che lo guida attraverso il gioco dell’inclinazione della superficie e delle mani o, come più di recente, mediante l’uso di mezzi meccanici.

E’ quello che accade in Euforia l’ultima serie creata in ordine di tempo e qui in mostra presentata in anteprima, dove il colore si distribuisce sulla tela attraverso lo spruzzo potente d’aria. In Euforia la superficie è profondità, potrebbe rimandare all’ingrandimento dell’impronta digitale oppure ad un tunnel che conduce altrove, verso l’ignoto.

Dopo le serie delle Pietre Preziose dominate qui dai toni caldi e dai fondi bruni, le Scie possedute dal blu profondo, le Rime multicolori, gli Inventari autentica convivenza di colori caldi e freddi, + Luce sugli sfondi bui della notte, Pas de Deux gioco sulle tracce del nero, ora è l’aria sparata sul colore fresco che lascia spazio ad una creazione improvvisa nella quale lo stesso Lombardini ne viene sorpreso durante l’esecuzione: è la nascita della serie Euforia e la sua tempesta di gocce dorate come un meteorite in esplosione.

Questo processo potrebbe sembrare dettato dal caso, invece la casualità è solo suggerita. 

Anche Evans, come Lombardini, non usa il pennello ma affida la propria tecnica coloristica all’aerografo: uno strumento meccanico, una sorta di penna ad emissione d’aria e colore che non permette errori e richiede grande sapienza tecnica. E’ la via della sperimentazione di nuovi linguaggi dettata dall’utilizzo di mezzi non canonici. 

Edward Evans, nato e cresciuto in Minnesota, ha all’attivo più di 200 mostre tra Stati Uniti, Europa e Asia. Professore emerito di Arte presso la Southwest Minnesota State University fonda, nel prestigioso istituto, la Galleria-Museo che oggi continua a dirigere. Dal 2002 vive in Pennsylvania. Evans in mostra rappresenta il nuovo continente, il nuovo mondo e con esso si porta appresso le tecniche innovative sperimentate e che negli anni si sono concentrate sull’uso dell’aerografo. 

Le immagini di Evans rimandano ad una realtà altra. Con una tecnica raffinatissima evoca superfici mosse, sbalzate, increspate. Per questo affermo che Edward Evans è un grande illusionista.

A guardare da vicino le superfici di Evans il ricordo corre alle pieghe irregolari e alla superficie timbrata della pelle, mai uguale e talvolta imperfetta. Pieghe e solchi che somigliano a rughe epidermiche. “La mia lunga esperienza – dice Evans – con la pittura ad aerografo mi consente di creare un illusionismo fluente. L’aerografia è così naturale per me che non penso più alla tecnica. Lavoro in uno stato meditativo, confidando in istinti e sentimenti, consentendo a pensieri e ricordi di inserirmi nei miei dipinti. Il realismo e l’astrazione si fondono, passati e presenti, ricordi e sentimenti – una comunione del mondo interiore ed esteriore”. 

Le superfici non figurative di Evans si avvicinano alla fase puramente astratta di Corrado Cagli e ai principi del “primordialismo”, ma guardano anche più indietro, a detta stessa dell’artista, ai drappi e alle luci di El Greco e Rembrandt. 

L’arte contemporanea è un po’ come quel film giapponese intitolato Rashomon, dove ognuno dei protagonisti racconta la stessa storia in modo diverso. Così ogni secolo ha visto grandi artisti dialogare con la luce, il colore e le forme, e anche se i pigmenti sono sempre gli stessi, le sinergie e le declinazioni fra loro creano ogni volta effetti nuovi, sintomo del loro tempo ovvero termometro della propria epoca”.

Sabrina Marin

Sabrina Marin è Storica dell’Arte oggi in carica di ruolo presso la Soprintendenza per i Beni Storici e Artistici della città Mantova, sua città natale. Adottata dalla Romagna da più di 17 anni, ha intrapreso una serie di studi riguardo le tematiche trasversali che interessano l’arte con mondi a noi più conosciuti e vicini come il vino, il cibo e la fotografia. Laureata a pieni voti all’Università di Bologna, la sua tesi vince il premio Tina Bianchi nel ‘97 come miglior scritto nella sezione Storica/Artistica con la prima monografia scritta del pittore seicentesco Pietro Facchetti. Ad oggi la sua attività si arricchisce di numerose pubblicazioni su riviste di settore, è titolare di diverse rassegne letterarie e curatrice di mostre d’arte.

Biografie

Giovanni Lombardini.

Nato nel 1950 a Mulazzano di Coriano (Rimini). Ha compiuto gli studi presso l’Accademia di Belle Arti di Urbino. Nel 1972, la sua opera “Scarpe con erba” diventa immagine per il “I Manifesto”, pubblicato dall’Ac – cademia di Urbino. Nello stesso anno riceve il II° Premio dal Ministero Affari Culturali al “Grand Concours International Musee 2000” in Lussem – burgo. Tiene le sue prime mostre personali a Rimi – ni (1980) e a Trieste (1982). La presenza materiale delle cose e degli oggetti ha condotto, negli anni ’70, la sua ricerca su binari dichiaratamente poveristi. Dai primi lavori con l’erba (1971-72), alle scritte e alle stelle di sapo – ne (1973-74), fino alle grandi superfici pittoriche, ottenute per strofinio di petali e fili d’erba su tela. La scelta dei materiali è ricavata da una cognizio – ne sia sulla primarietà dei fenomeni naturali che sulla struttura fenomenica dei comportamenti sensoriali. Dagli anni ’80 la sua ricerca si sposta tendenzial – mente su materiali più tecnologici; quindi super – fici lucide e non assorbenti; e poi calchi manuali di oggetti e persone con carta stagnola dipinta (1980-86), colate di vernici al rame e bronzo su lastre radiografiche vergini (1987) e fusioni di ghisa e sapone (1989). Le opere recenti di Lombardini, incentrate su luce, colore e riflesso, nascono dalla scoperta e dall’uso sperimentale di materiali inconsueti: co – lori mordenti e acrilico lucido trasparente appli – cati su formica, su tavola o su carta.

Edward Evans.

E’ nato e si è formato in Minnesota. Queste le sue lauree: Bachelor in Scienze presso l’Università del Minnesota, St. Cloud; master in Arti presso l’Università del Minnesota, Duluth; master in Belle arti presso l’Università del Minnesota, Minneapolis. Evans ha anche insegnato nelle scuole pubbliche e nell’Università del Minnesota a Mankato, e nell’università del Southwest Minnesota a Marshall. È professore emerito in arte presso l’Università del Southwest Minnesota. Evans e sua moglie Connie vivono a Stroudsburg, in Pennsylvania, non lontano da New York. Evans ha esposto in centinaia di mostre personali negli Stati Uniti, in Canada e in Europa. Inoltre ha tenuto mostre personali a Tokyo in Giappone, e a Seoul in Corea del Sud. Le sue mostre personali a New York includono: OK Harris Gallery, West Broadway Gallery, Alexander Carlson Gallery, Franklin 54 Gallery, China Gallery. Inoltre ha tenuto mostre personali in musei e gallerie a Philadelphia, Jersey City, Chicago, Detroit, Phoenix/ Scottsdale, Fort Worth/Dallas, Indianapolis, Minneapolis, St. Paul, Portland, San Diego e in molte altre città. Anche diverse città europee hanno ospitato mostre di Edward Evans: Ginevra, Lucerna e Baar in Svizzera; Parigi e Cannes in Francia; Londra in Inghilterra; Bruxelles in Belgio; Stoccolma e Göteborg in Svezia; Oslo e Arendal in Norvegia; Helsinki in Finlandia. Le mostre personali in Italia si sono svolte a Roma, Milano, Bologna, Urbino, Zola Predosa, Spoleto, Rimini. I dipinti di Edward Evans sono presenti in molte collezioni pubbliche, aziendali e private in tutto il mondo. In Italia le collezioni pubbliche nelle quali è presente sono: Università di Bologna; Ca’ la Ghironda a Zola Predosa; Museo Civico d’Arte Moderna a Spoleto; Antico Palazzo della Pretura di Castell’Arquato a Piacenza.

Augeo Art Space 

corso d’Augusto 217 – Rimini

Orario:

lunedì dalle 16 alle 19.

Dal martedì al sabato dalle 10 alle 12 e dalle 16 alle 19. Domenica chiuso.

Ingresso libero.

Info:

0541 53720

www.augeoartspace.it.

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