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Rimini. Truffa tax free. A marzo si decide sul processo

Era settembre del 2015 quando la Guardia di Finanza di Rimini ha scoperto un traffico di orologi, abiti firmati e altri oggetti di lusso acquistati senza Iva e poi rivenduti in Italia, in nero, o spediti all’estero.

Un sistema collaudato, andato avanti almeno due anni, secondo i riscontri investigativi della Guardia di finanza di Rimini, costato la denuncia a 15 persone, italiane – fra cui due funzionari dell’Agenzia delle dogane che – e russe, che sfruttavano il regime di «tax free».

In sostanza, il «tax free» consente di acquistare oggetti senza Iva (in questo caso al 22%) a cittadini residenti fuori dalla Comunità Europea. Per farlo si deve però dimostrare che il bene esca dall’Italia con la persona che l’ha acquistato. Ed è a questo punto che entravano in gioco i due funzionari dell’Agenzia delle dogane in servizio all’aeroporto Federico Fellini, che apponevano il timbro per dimostrare che il bene era effettivamente uscito. In realtà, orologi e altri oggetti di lusso rimanevano in Italia e seguivano due rotte: una parte era rivenduta in nero (il guadagno derivava dal fatto che erano appunto acquistati a un minor prezzo, senza Iva) e una parte veniva trasportata all’estero, soprattutto in Russia, attraverso uno spedizioniere, anche lui tra gli indagati, violando fra l’altro il pagamento dei dazi doganali.

Il 22 marzo, tutti gli indagati compariranno davanti al Gup Sonia Pasini che dovrà decidere se rinviare a giudizio o archiviare. I reati contestati sono falso in atto pubblico, corruzione, violenza privata, estorsione, ricettazione. L’indagine era stata coordinata dal sostituto procuratore Davide Ercolani.

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