Nel 2010, in Italia, a seguito del recepimento di una direttiva comunitaria, è stato introdotto l’Istituto della Mediazione, per dirimere il contenzioso fuori dalle aule dei Tribunali in tempi più brevi e con costi inferiori. Così oggi, per moltissime questioni legali, si deve passare per le Camera di Conciliazione. Da diversi anni il legislatore ha infatti disposto che prima di aprire una causa in Tribunale, gli interessati facciano un tentativo di mediazione. Si tratta di una tendenza in forte crescita, tanto che nell’arco di pochi anni, per molte materie, questo passaggio è diventato obbligatorio.
Ma di cosa stiamo parlando esattamente? Di che cosa si occupa per la precisione una Camera di conciliazione, un mediatore? Per saperne di più su questa professione sempre più necessaria nella vita quotidiana abbiamo fatto qualche domanda a un’esperta: Mirca Zavatta responsabile e co-fondatrice di Conciliamoci, uno dei più importanti organismi di mediazione a Rimini e in Italia. Laureata in economia, revisore dei conti, Mirca ha scelto di dedicarsi per vocazione a sanare i contenziosi per via amichevole, in collaborazione con avvocati e studi legali.
Quando ha iniziato la sua professione?
La mia formazione è economico-giuridica, sono dottore commercialista, inoltre provengo da una famiglia di imprenditori, quindi il contenzioso, per vocazione naturale, ho sempre cercato di risolverlo, dove si poteva, fuori dalle aule di Tribunale. L’imprenditore, tendenzialmente, ha un approccio razionale al lavoro e anche nelle controversie, per cui cerca sempre di trovare una soluzione prima di litigare. Con questo nuovo istituto giuridico si ha la certezza che si tenterà di dare massima velocità alla risoluzione della contenzioso tra le parti. Quindi, quando è uscita questa normativa ho deciso di frequentare dei corsi di formazione per diventare mediatore e mi sono resa conto che la professione rispecchiava la mia natura che volge alla conciliazione e, quindi, mi calzava a pennello. In fondo, da imprenditrice e professionista, ho sempre cercato di applicarla nel mio lavoro, quando ancora non era stato introdotto l’Istituto in Italia. Credo molto nella mediazione, perché prevalgono gli interessi del singolo, oltre le mere questioni di diritto.
Come si svolge la mediazione?
Ci si riunisce a un “tavolo assembleare” dove ci sono le parti, gli avvocati e, appunto, il mediatore. Nell’incontro vengono esplicitati i fatti, dopo di che il mediatore ha la possibilità di aver un incontro separato con ognuna delle parti e i rispettivi legali. Il mediatore si trova così ad avere una visione privilegiata rispetto a quella dei singoli avvocati, perché entra in contatto con entrambi gli “attori”. Avendo colloqui separati riesco a cogliere il vero interesse dei singoli, dove vogliono arrivare, cosa vogliono ottenere e che cosa sono disposti a concedere. Così diventa più probabile ridurre le distanze. In pratica, come super partes, il mediatore ha il privilegio di conoscere contemporaneamente i diversi i interessi e i tempi per raggiungere l’accordo si accorciano notevolmente.
Sembrerebbe che voi mediatori dobbiate agire anche sulle componenti psicologiche, nei vostri interventi vi avvalete anche di psicologi?
Sì, soprattutto nell’ambito familiare. Gli psicologi possono aiutare a trovare punti di convergenza tra gli ex coniugi, anche per il bene dei figli. Se si riesce ad abbassare il livello di conflitto si riescono a definire accordi proficui ottenendo comportamenti benevoli. Quando si litiga vi sono sempre elementi di frustrazione e quindi prima di raggiungere un accordo è importante abbassare il livello di conflittualità tra le parti. Solo così si riesce a siglare un accordo salutare per tutti, anche nell’interesse della prole. Inoltre, in base alla materia trattata, possono intervenire anche altri tecnici-periti e il tavolo può essere allargato a queste figure.
Come si arriva alla Camera di conciliazione? Come venite interpellati?
Per una serie di materie è obbligatorio (condominio, diritti reali, divisioni, successioni ereditarie, atti di famiglia, locazione, comodato, affitto d’azienda, risarcimento del danno derivante da responsabilità mediche e sanitaria e da diffamazione a mezzo stampa o altro mezzo di pubblicità, contratti bancari, finanziari e assicurativi a eccezione del ramo danni stradali). Il legislatore ha disposto che prima di arrivare davanti al giudice, per queste materie, si debba fare un tentativo di mediazione e solo dopo, se non si raggiunge un accordo, intentare causa. Quindi, si viene incaricati dal giudice per ridurre la grande mole del contenzioso e questi può decidere di demandare la “lite” alla camera di mediazione.
Oppure, si può prevedere il ricorso alla Camera di conciliazione tramite l’inserimento di opportuna clausola nei contratti, perché le parti possono specificare che, in caso di contenzioso, si vada in mediazione prima di ricorrere al tribunale.
A suo parere quali devono essere le peculiarità per essere un buon mediatore?
Innanzitutto si deve comprendere qual è il vero interesse di ciascuna parte e quali sono le reali motivazioni che le hanno spinte a entrare in lite. Faccio un esempio: se siamo nell’ambito della divisione ereditaria, bisogna capire se ci sono questioni a monte tra i familiari. Insomma, varia molto dalle materie. Comunque bisogna sempre cercare di entrare in empatia con le persone, le quali devono sentire di potersi fidare del mediatore che ha l’obbligo della riservatezza, dell’imparzialità e deve sempre restare equidistante tra le parti.
Contenziosi ricomposti?
Devo dire un’alta percentuale, soprattutto se riesco a ottenere la collaborazione degli avvocati dei litiganti, il loro ruolo è importante perché supportano e consigliano per il meglio i loro clienti. S’immagini che uno degli ambiti in cui ho trovato maggior riscontro nell’applicazione della mediazione è quello delle divisioni immobiliari, in tale contesto, spesso, si sviluppano le maggiori faide familiari. Pertanto serve un lavoro di squadra per ottenere risultati efficaci, ogni professionista deve impegnarsi ed essere collaborativo.
Quindi come valuta il rapporto con gli avvocati?
Fondamentale, hanno un ruolo strategico, inizialmente è stato complicato, oggi invece sono molto più propositivi e disponibili verso tale strumento. Io ho degli ottimi rapporti di collaborazione e stima con tanti professionisti. Il tempo e i risultati hanno fatto comprendere la ratio delle nuove disposizioni legislative inerenti le camere di conciliazione.
Raggiunto l’accordo, cosa succede?
Si redige il verbale di esecuzione che ha valore di titolo esecutivo, come fosse una sentenza di primo grado. Se il contenzioso si conclude in maniera positiva, gli avvocati redigono l’accordo, che viene firmato da loro e dalle parti, esso diventa parte integrante e sostanziale del verbale di accordo di mediazione che verrà contro-firmato anche dal mediatore. Il verbale di accordo non ha bisogno omologa dal tribunale.
Perché è conveniente raggiungere un accordo?
La soluzione del contenzioso è molto più rapida rispetto all’ andare a giudizio, si arriva in velocità al risultato, sappiamo tutti quanto sia lunga l’attesa per dirimere una causa in Tribunale. Ad esempio, in ambito immobiliare la lungaggine processuale è molto svantaggiosa, perché l’immobile può perdere il valore iniziale.
Esiste una scuola di formazione per la mediazione?
Si, anche la nostra Camera conciliare organizza corsi per mediatori. Hanno durata di cinquanta ore e può essere frequentato da coloro che hanno una laurea, almeno triennale, o che sono iscritti a un ordine professionale. Al termine del corso, c’è un esame e un tirocinio. Poi ogni due anni c’è un corso di aggiornamento, secondo quanto stabilito dal Ministero della Giustizia.
Che futuro prevede per le Camere di conciliazione?
Se le statistiche continueranno a dimostrare che sono utili ad alleggerire il carico dei Tribunali e che le parti in contenzioso ricompongono più facilmente gli accordi, probabilmente si svilupperanno ulteriormente.Inoltre, non si deve sottovalutare la componente economica. I costi della mediazione sono bassi è codificati. Altro aspetto importante è quello sociale, evitare le lungaggini dei contenziosi migliora la qualità della vita delle persone che, affidandosi alla Conciliazione, smettono di accanirsi per anni in tribunale. Come dicono alcuni giudici, la mediazione ha un valore strategico, presenta vantaggi in termini di tempo, e di certezza della soluzione a breve termine. Risolvere un contenzioso in tempi brevi porta benessere sociale, perché mantenere la lite è un elemento di disturbo nelle vite dei litiganti.
Un caso particolarmente significativo?
Ogni caso è particolare, ma più che un episodio particolare mi colpisce sempre quando, grazie al dialogo, si riesca a comunicare meglio e più pacatamente, soprattutto nelle successioni. L’astio, nascosto sotto la cenere dei rapporti formali, permane nell’intimo di ognuno e, a volte, grazie alla mediazione si giunge oltre a dirimere controversie, anche a ricostruire rapporti familiari. Sembrano cose scontate, ma non lo sono affatto. Ad esempio, una signora per la quale siamo riusciti a trovare l’accordo, mi ha telefonata ringraziandomi e dicendo che la sua vita era cambiata, era più serena e felice.