Acque agitate in Confindustria Forlì-Cesena, dove la mancata adesione ad un’unica associazione di industriali della Romagna sta avendo effetti deflagranti.
Una decisione, quella dei vertici confindustriali forlivesi e cesenati di non unirsi a Rimini e Ravenna, che non era piaciuta anche a buona parte degli associati.
Tanto che alcuni di loro – fatto mai visto in Confindustria – avevano fatto partire un esposto finito sul tavolo dei probi viri di Milano. Qui sono stati convocati il presidente di Confindustria Forlì-Cesena Italo Carfagnini (nella foto) e il direttore Massimo Balzani. Entrambi peraltro dimissionari, dopo le dure critiche giunte dai vertici romani di Via dell’Astronomia.
I probi viri avrebbero rilevato irregolarità nell’elezione dei due vice presidenti, Bruno Biserni e Carlo Comandini, che ora si ritrovano di fatto esautorati. Confindustria Forlì-Cesena al momento risulta quindi del tutto priva dei suoi vertici, il che rende l’ipotesi del commissariamento altamente probabile.
Non erano nemmeno mancati gli screzi fra Paolo Maggioli, presidente di Confindustria Romagna (Ravenna-Rimini) con forlivesi e cesenati: come sulle vicende degli aeroporti dopo il forte impegno degli industriali di Forlì-Cesena per far riaprire nel “cittadone” le piste del “Ridolfi”.
Facile immaginare con quale compito il commissario confindustriale giungerebbe nelle sedi fin qui refrattarie all’unione. Forlì-Cesena è una delle pochissime realtà provinciali che hanno dribblato la politica nazionale degli accorpamenti, volta a tagliare costi razionalizzare i servizi. Se l’operazione alla fine andasse in porto, Confindustria Romagna (Ravenna-Rimini-Forlì-Cesena) potrebbe rappresentare ben 1500 aziende.