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“Il rock non muore e vive a Cattolica”

Gli anni ’60, la musica Rock e il genere Beat. Sono questi i temi che verranno affrontati in una serie di 6 incontri che partiranno lunedì 22 gennaio a Cattolica, presso la sede dell’Accademia Musicale, e si concluderanno il 26 febbraio. L’evento è stato organizzato da Emiliano Visconti, uno studioso di popular music: laureato in Etnomusicologia al DAMS di Bologna. Visconti, 44 anni, tiene corsi per le Civiche Università Aperte del territorio sulle tematiche pertinenti che vanno dalla nascita del Rock alla storia della musica Afro-nord-americana, dalla scuola dei cantautori, all’epoca del ‘bitt’ italiano. Inoltre, collabora anche con l’Istituto Storico per la Resistenza della Provincia di Rimini dove affronta ‘Musica e politica negli anni ’70: Storie raccontate dalle canzoni d’autore.’ Nel novembre 2014 ha pubblicato, coautore insieme a Marco Aime, il libro ‘Je so pazzo – Pop e dialetto nella canzone d’autore italiana da Jannacci a Pino Daniele.’

Emiliano Visconti (a sinistra)

Visconti, quando si è accorto di provare questa passione verso la musica?

«La mia passione per la musica nasce da quando ero bambino e ballavo le canzoni dei Beatles sul divano dei miei nonni a Roma. Un loro figlio era morto molto giovane, a 18 anni, prima che io nascessi e la sua foto con la chitarra in braccio si è sempre affacciata sulle giornate delle mie vacanze dai nonni. Sia mia madre che mio padre mi hanno tirato su a dischi: Pink Floyd, Guccini, De Andrè, Rolling Stones sono stati la colonna sonora di tutta la mia infanzia. Da adolescente e fino a 28 anni, ho suonato la chitarra elettrica mentre studiavo al Dams di Bologna dove, in tanti anni di corso non ho mai sentito nominare coloro che, secondo me, hanno radicalmente rivoluzionato la musica del XX secolo. Nel 2004 mi sono imbattuto nei libri di Franco Fabbri, che per primo ha portato in Italia una scienza diffusa da anni nel resto del mondo: la popular music. E da lì non ho mai smesso di leggere, approfondire, ascoltare, cercare video e altro e soprattutto ho sempre avuto una grande voglia di raccontare queste storie ad altri, ai giovani che spesso mi hanno invitato nelle loro assemblee studentesche per ascoltarne sempre nuove storie. Ho saputo di molti ragazzi che dopo avermi ascoltato hanno poi iniziato comprarsi i dischi di quelle band e ora non le mollano più».

Secondo lei, si può ancora parlare del genere Rock nella musica moderna?

«Il rock è la musica che è diventata arte con la A maiuscola nel secolo scorso, è sogno di utopia al potere, è narrazione di un mondo.
Il rock non muore, si trasforma come ogni cosa vivente e oggi certo che si può parlare di rock, evoluzioni da quei natali che Beatles, Beach Boys, Stones, Dylan e altri gli diedero cinquant’anni fa.’

In questo ciclo di incontri si parlerà di Rock, Beat, anni ’60 e…?

«In questo ciclo di incontri si parlerà di rock, beat ma soprattutto di storia, perché è impossibile capire la grandezza di quel decennio senza contestualizzarlo, senza sapere chi fossero Martin Luther King o John Kennedy. Non lo si può capire senza sapere almeno due tre cose sulla guerra del Vietnam, sulle contestazioni studentesche, sull’età media della popolazione mondiale mai più stata da allora così ‘giovane’. E poi ci sono le innovazioni tecnologiche del dopoguerra, i porti dove le navi scaricavano i dischi, perché senza tutte queste storie nessuna band come i Beatles sarebbe potuta nascere, nessun cantante avrebbe mai scritto i versi che hanno scritto Dylan o De André.’

Perché ha scelto proprio Cattolica per questa serie di incontri?

«Di eventi simili ne faccio da tanti anni: ho fatto questo corso per la prima volta a Rimini dieci anni fa e da allora quasi ogni anno mi è stato chiesto di rifarlo, ora a Ravenna, di nuovo a Rimini e poi ad Alfonsine, dove ho anche fatto due cicli di incontri sui cantautori italiani negli anni ’60 e ’70. Al Milleluci di Rimini da sei anni ormai racconto storie sulle musica, a volte in forma di monografie a volte come il corso che mi appresto a iniziare nuovamente a Cattolica. Perché a Cattolica? Perché qui c’è un’assessore alla cultura che ama profondamente la musica e che sta provando a portare la grande musica al suo pubblico e alla sua città. Essendo io prevalentemente un organizzatore di eventi culturali, con Valeria Antonioli ho lavorato molto da quando è assessore, perché le nostre passioni si sono intrecciate ed è nata una manifestazione come Good Vibrations, in cui chiediamo a grandi scrittori di raccontare un cantante pop-rock, mentre dei musicisti ne rileggono i brani. Nell’edizione della scorsa estate abbiamo raccontato Leonard Cohen, Beatles, Stones e De André e abbiamo avuto pubblici non sperati, con la piazza del tramonto che straripava di gente. E allora mi è stato chiesto di rifare questo corso affinché tutti quegli appassionati possano avere ancora di queste storie anche in inverno, aspettando la nuova edizione di Good Vibrations che sarà ancor più vibrante.’

Nicola Luccarelli

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