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Rimini: infermiera aggredita da presunto medico irritato per l’attesa

Un’infermiera del Pronto Soccorso di Rimini è stata aggredita da un presunto medico. Anzi, un primario addirittura. La vicenda risale ad alcune settimane fa. L’uomo, irritato per la lunga attesa, avrebbe dato un pugno in faccia all’operatrice sanitaria che lo stava cercando di tranquillizzare.

Il paziente, secondo le testimonianze dell’infermiera, si sarebbe presentato a lei come medico, dicendole: “Lei non sa chi sono io, sono un noto primario”. Poi, ancora su tutte le furie, l’avrebbe colpita nella faccia.

La vittima, a causa del forte colpo, ha riportato una prognosi di dieci giorni. Ovviamente, si è rivolta a un avvocato, Gianluca Brugioni, e ha sporto denuncia per lesioni. Ora l’autore dell’aggressione rischia il processo. 

La Regione dovrebbe “coprire le spese legali che dovrà affrontare l’infermiera di Rimini” e dovrebbe “costituirsi parte civile nel prosieguo del procedimento penale attivato”. Sono due degli inviti che Silvia Piccinini, consigliera del Movimento 5 stelle, rivolge alla Giunta regionale in merito all’aggressione ai danni di un’infermiera, avvenuta qualche settimana fa nel pronto soccorso dell’ospedale Infermi di Rimini da parte di un cinquantenne che, come ha riportato la stampa locale, sarebbe un noto primario in un’altra struttura della regione. ‘Consigli’ messi nero su bianco in un’interrogazione presentata oggi nella quale la pentastellata esprime anche la propria vicinanza alla quarantenne aggredita. “Nonostante i proclami – scrive la consigliera – nella maggior parte dei pronto soccorso della regione è ancora ridotto il numero di personale in rapporto alle reali necessità. Le lunghe attese che si vanno a formare non favoriscono il contenimento del fenomeno delle aggressioni e a oggi manca anche la formazione specifica del personale su questo fenomeno”. Proprio per questo, la consigliera suggerisce di “invitare le Ausl e le Aziende ospedaliere a potenziare i posti di pubblica sicurezza nelle strutture ospedaliere, dove presenti, di crearne in quelle che ne sono sprovviste e di avviare un programma di prevenzione valutando i rischi nei luoghi di lavoro, formando il personale con particolare attenzione alle competenze comunicative e informando l’utenze dell’esistenza di una politica aziendale di bassa tolleranza alle aggressione“. Non solo: “Occorre potenziare i pronto soccorso- sottolinea Piccinini- con nuovo personale”. Infine, riprendendo le notizie di stampa che descrivono i momenti prima dell’aggressione, con l’uomo che si sarebbe qualificato come “noto primario di una struttura sanitaria della Regione”, chiede “quali provvedimenti intenda assumere nei confronti dell’uomo in caso l’ipotesi venisse confermata”. 

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