La deputata riminese Giulia Sarti del Movimento 5 Stelle è fra i firmatari della proposta di legge per la legalizzazione della Cannabis in discussione alla Camera dei Deputati.
In questa intervista spiega la sua posizione e quella del Movimento.
Onorevole Sarti, a che principi è ispirato il disegno di legge che ha firmato?
“I disegni di legge in realtà sono tre: uno è quello in discussione alla Camera e rinviato a settembre; poi ce ne sono altri due altrettanto importanti, che probabilmente non vedranno mai la luce in questa legislatura. Anch’essi riguardano la legalizzazione delle droghe leggere, ma anche le cure mediche, la repressione, la prevenzione, oltre a cambiamenti del codice di procedura penale e dell’ordinamento penitenziario; il tutto legato legato all’ambito del Testo Unico sulle droghe.
Da parte mia, insieme ad altri abbiamo avuto più di un colloquio con il Procuratore nazionale antimafia, perché la legalizzazione, anche se non sembra, è un tema che va affrontato soprattutto nell’ottica della lotta alla criminalità organizzata”
La legalizzazione aiuterà la lotta alla criminalalità organizzata?
“Con un controllo serio dello Stato, sì. Ovvio che togliamo un business non da poco alle mafie ed è questo uno dei motivi per cui io sono assolutamente favorevole. Poi però le cose all’italiana non vanno fatte. Se non ci sarà quel controllo costante da parte dello Stato, il business verrà poi ripreso dalle associazioni criminali. Bisognerà vedere quali saranno le modalità”.
Dai nostri sondaggi a livello locale, ma anche da rilevazioni nazionali, la maggioranza dei cittadini non è favorevole alla liberalizzazione della Cannabis; procederete ugualmente? E presenterete emendamenti in fase di discussione?
“E’ ovvio che noi non guardiamo minimamente a quello che può essere il consenso o meno dietro questa proposta. Io penso che sia un tema su cui si discute ormai da tantissimi anni e che il punto non sia se farlo o meno, ma è come farlo. Noi avevamo la nostra proposta di legge in materia, depositata alla Camera da tre anni: i nostri emendamenti saranno esattamente la nostra proposta di legge. Per il resto, basta semplicemente non fare in modo che le persone abbiano a disposizione un quantitativo non adatto e soprattutto non ci sia la possibilità di coltivare in casa chissà quante piante. Poi c’è tutto il discorso terapeutico, secondo me molto importante: sono contenta sia stato preso in considerazione seriamente, per lo meno su questo tema c’è stata una buona condivisione. Certo, la legalizzazione è un tema veramente divisivo. Per me tutto dipende da che tipo di controlli ci saranno e quindi non mi fido molto delle nostre modalità all’italiana, come ho detto. Nessuno vuole creare delle nuove Amsterdam o dei coffee shop dove si vanno a prendere le sostanze, però bisogna anche far capire che se la gestione delle droghe leggere fosse controllata dallo Stato e non dalle associazioni criminali le cose cambierebbero drasticamente. In quest’ottica stiamo seguendo le discussioni che ci sono e che ci sono state anche nel Parlamento europeo. Sono temi che stiamo cercando di affrontare anche con altri Paesi”.
Fra le varie esperienze tentate all’estero, ce n’è qualcuna da prendere a modello?
“I Paesi Bassi sono stati quelli che han fatto un po’ da capostipite. Però secondo me sinceramente un modello ancora che funzioni non c’è. Non c’è un modello da copiare per applicarlo all’Italia. Noi abbiamo delle esigenze completamente diverse rispetto agli altri Paesi europei. Non dovremmo uniformarci troppo agli altri, ma crearci noi un modello nostro, perché i business e la gestione delle droghe che c’è qui non è la stessa di quella che avviene in altri contesti”.
E le legalizzazioni intraprese fuori dall’Europa, come in Uruguay o alcuni degli Sati Uniti?
“Secondo me nemmeno non sono quelli i modelli. Ovviamente bisogna cercare di capire cosa è successo dalle altre parti, ma senza né demonizzare, né d’altra parte pensare che possiamo copiare tranquillamente da altri modelli, che poi magari non hanno neanche funzionato tanto ben,e ma che anzi hanno creato dei fenomeni nuovi, dei disturbi nuovi, delle problematiche nuove.
Anche di questo abbiamo di recente parlato con la Comunità Papa Giovanni XXIII; loro sono nettamente contrari, ma è molto positivo che ci sia il confronto, perché prima di fare delle scelte c’è bisogno di sentire tutte le parti. Quello che a me non piace è che quando poi si arriva all’interno del Parlamento ci metta a fare degli accordi solo pensando a percentuali di consenso o per ottenere un po’ di visibilità, senza nemmeno entrare nel merito”.
I PUNTI PRINCIPALI DEL DISEGNO DI LEGGE DEL MOVIMENTO 5 STELLE PRESENTATO NEL 2013
1) Spostamento in Tabella II della “Cannabis Indica” tra le sostanze a blando effetto stupefacente, differenziandola quindi dalle droghe pesanti presenti in Tabella I. Si dimezzano in modo deciso le sanzioni penali per le sostanze previste in Tabella II.
Si tratta insomma di tornare alla differenziazione classica tra droghe pesanti e droghe leggere, in cui hashish e marijuana rientrano nella seconda categoria.
2) Rendere non punibile la coltivazione di max 4 piante di Cannabis Indica in un luogo indicato nel provvedimento autorizzativo vincolato al pagamento di una tassa di concessione governativa. Viene consentita la detenzione fuori da questo luogo, e la cessione a titolo gratuito di una quantità di max 5 g di sostanza per uso personale. Resta fermo il vincolo della maggiore età.
Di fatto si tratta di una legalizzazione completa: possibilità di coltivare cannabis in casa (nel disegno di legge attualmente in discussione alla Camera si parla di “5 piante”), possibilità di detenerla e cederla; il “titolo gratuito”, evidentemente sarà sempre difficile da verificare.
3) Eliminare l’arresto obbligatorio per le sostanze in Tabella II (inclusa la cannabis indica), per evitare che per modiche quantità si venga condotti in carcere. Inoltre si eliminano gli illeciti amministrativi per le sostanze della stessa tabella in modo da evitare intasamenti burocratici e gravi impedimenti, come la sospensione della patente di guida o sospensione del passaporto. Cadrebbero quindi anche le sanzioni amministrative attualmente in vigore per i consumatori.