Ho degli amici di Sondrio che appena possono si precipitano dalle nostre parti, felici di lasciarsi per un po’ alle spalle quella cittadina a loro dire desolante, dove si vive con ritmi e modalità da clinica, sia pure abbastanza di lusso. So anche di alcune coppie di Pordenone i cui figlioli, allorché si fa l’ora di interrompere la vacanza riminese, si lanciano in singhiozzanti implorazioni: “Siete cattivi, però, a non farci rimanere ancora un altro giorno!”.
È evidente che sia gli uni che gli altri appartengano al 99,999% di Italiani – statistica mia – i quali, riuscendo a vivere anche senza leggere Il Sole-24 ore o Italia Oggi, sono del tutto inconsapevoli della loro fortunata condizione anagrafica, che i suddetti quotidiani certificano essere fra le più felici del Paese.
Avendogli dedicato già tanti sfottò in passato, mi è sempre più difficile trovare nuovi spunti per prendere in giro l’esilarante esercizio annuale di vacuità statistica con il quale i due giornaloni padronali pretendono di farci toccare con mano la “qualità della vita” di cui ogni città (o provincia, fa lo stesso) farebbe dono ai suoi abitanti, comparandola con quella analogamente “scovata” nel resto d’Italia (altrimenti che gusto ci sarebbe?). Devo però dire che l’ultimo loro “studio”, presentato quasi in simultanea pochi giorni fa, introduce qualche ulteriore motivo di ilarità.
Naturalmente la statistica, quando vuole, sa anche essere una cosa seria, in grado di stimolare e supportare riflessioni propedeutiche alla conoscenza di vari aspetti della realtà. Il guaio è che però gli statistici – soprattutto quelli a cui vengono commissionate strapagate indagini sul sesso degli angeli – spesso non resistono alla tentazione di esibirsi nel sollazzante gioco di attraversare il confine oltre il quale il “far sapere” diventa un “dare ad intendere”.
Ma almeno la prossima volta si passino la voce, onde evitare che nelle stesse ore, utilizzando i medesimi dati, vengano sfornare graduatorie fra loro difformi come le ultime due, contrassegnate da clamorose “differenze di podio”: per il giornale di Confindustria, oro a Belluno, argento ad Aosta, bronzo a Sondrio; per la meno blasonata Italia Oggi, prima Bolzano, seconda Trento, terza Belluno.
La cosa sta provocando accese zuffe, a colpi di male parole, fra i pochi lettori bellunesi del Sole e gli ancor più sparuti bolzanini di lingua tedesca che comprano Italia Oggi: “Brùto mòna, so mi a vinzare; nò ti, crùco bajòco” (la traduzione non mi pare difficile); e di rimando: “Sei still Dummkopf, ich bin der Erster, du bist nur der Dritte” (“Taci stupido, il primo sono io, tu sei soltanto terzo”).
A tenere alto anche stavolta il tasso di “comicità statistica” è il dato sulla criminalità, che nel 2017 vede Rimini peggiorare ulteriormente il suo status di “città da coprifuoco notturno”: per Italia Oggi, con il suo 109° posto su 110, sarebbe infatti la seconda più malavitosa d’Italia; mentre per Il Sole, appena “un pelino” meno peggio.
Se si eccettua quel sottinteso “ma ci fate o ci siete?” contenuto nell’impeccabile replica del Sindaco Gnassi, questa volta non si sono registrati altri commenti istituzionali: è comprensibile che anche i nostri più autorevoli “curatori della legalità” abbiano preferito lasciar perdere, vista l’inutilità delle loro documentate obiezioni più volte espresse in passato, a cominciare da quelle del precedente Procuratore della Repubblica.
Pare invece che ad essere in una qualche sintonia con quelle “statistiche un tanto al chilo” sia l’ormai partente successore del rimpianto Battaglino, almeno a giudicare dalle sue “interviste con la valigia in mano”. Eccone alcune perle: «L’aspetto che più mi ha colpito della realtà riminese? Il coinvolgimento dei poteri locali nella gestione delle attività economiche (con) il tentativo di forzare le regole della legge per favorire il successo economico (facendo) cose che non andavano fatte». Ancora: «L’attività dell’intrattenimento crea condizioni più favorevoli alla criminalità…»; cosicché «…i night (..) rendono ancora di più se gestiti dalla criminalità organizzata…». E alla domanda dell’intervistatore su quale sia «la soglia della legalità a Rimini», egli risponde: «È bassa, certamente sotto la media..»: roba da invidiare i suoi ben più fortunati colleghi di Vibo Valentia e Agrigento, due realtà che in quanto a “Giustizia e Sicurezza” sopravanzano Rimini, rispettivamente, di 81 e 87 posizioni.
Non manca poi un po’ di gossip in quelle interviste: «Ho visto funzionari (chi? dove?quanti? – n.d.r.) mangiare gratis e andare a prostitute». Lasciandoci con l’insana curiosità di sapere se almeno nel secondo caso abbiano tirato fuori il portafoglio.
Nando Piccari