Diceva Federico Fellini: “Sono autobiografico anche quando parlo di una sogliola”. E del resto, ogni artista racconta soprattutto se stesso. Ma Elvis Spadoni, pittore di 37 anni nato a Urbino, nella sua recente mostra “Ritratto/Autoritratto” al Museo-Galleria San Francesco in San Marino, è andato oltre. Ritraendo, con impressionante tecnica iperrealistica, solo se stesso. E confrontandosi con temi come il Cristo e con la mitologia classica. Il risultato? Ce lo racconta in questa intervista.
Spadoni, da quanto tempo dipinge?
«Dipingo da dieci anni, da quanto nel 2007 mi sono iscritto all’Accademia di Belle Arti di Urbino che ho finito nel 2016, dopo aver precedentemente compiuto studi di teologia».
Per lei la pittura è una forma d’arte o è più legata a una espressività personale?
«Ho iniziato l’accademia come per sfizio, ma poi ho scoperto nella pittura un canale di espressione personale che ha preso il sopravvento sull’idea di iniziale di imparare semplicemente delle tecniche. Non saprei dire se questa espressione personale possa anche definirsi una forma d’arte. ‘Arte’, come anche la parola ‘artista’ non saprei bene identificarle. Io sono interessato a fare delle buona pittura, che mi piaccia e per cui valga la pena spendere del tempo».
Quando ha iniziato a dipingere si è ispirato a qualche artista o movimento?
«Ci sono periodi artistici ai quali guardo con più intensità, in particolare il periodo classico e quello rinascimentale. Ma anche pittori relativamente più recenti, , come Rembrandt o Manet mi interessano molto, come la pittura francese di fine Ottocento. Ultimamente, penso soprattutto al mondo del cinema come fonte ispiratrice».
In questa mostra ‘Ritratto/Autoritratto’ raffigura il suo Io: Perché? Ed è stato molto difficile metterlo su tela?
«Dipingere il proprio Io è stata una scelta spontanea, quasi una esigenza, quindi non è stato difficile perché era proprio quello che volevo fare. Inoltre noi siamo la cosa che ci è più vicina e che conosciamo meglio quindi anche la più facile da dipingere. L’importante è essere interessati al soggetto, il resto viene da sé».
Come mai ha sentito l’esigenza di mettere a confronto il suo Io con la figura del Cristo e con la mitologia classica?
«La mitologia classica e la figura del Cristo confluiscono nella mia ricerca fino a collidere in delle immagini che ‘mischiano’ il mio corpo con questi personaggi per un fatto di affezione a queste storie in cui mi è stato più facile rileggere la mia vicenda. Sono come dei grandi paradigmi culturali o religiosi, con cui possiamo declinare la singole esperienze personali. Sono storie in cui ho sempre percepito un alto grado di verità esistenziale».
E’ stato complicato mettere in piedi questa mostra?
«Non è stato molto difficile anche grazie al lavoro del curatore Francesco Acquabona, e la disponibilità degli Istituti Culturali di San Marino che hanno accettato e finanziato il progetto. Io, dal canto mio, ho lavorato molto nei cinque anni scorsi, in cui ho realizzato le tele che compongono la mostra. Il pubblico sta rispondendo bene, almeno per quello che posso vedere quando sto alla mostra e faccio da guida, il sabato e la domenica».
Sta già pensando di organizzare qualche altra mostra? Qual è sarà il tema questa volta?
«Ne organizzerò altre, certo. Questa è la mia professione a tempo pieno e fare mostre è indispensabile, perché fai vedere il tuo lavoro e ne testi il risultato anche commercialmente. Ho altri temi su cui concentrarmi. Sto pensando a una serie dedicata esplicitamente ai miei film preferiti, a una sul paesaggio, un’altra a foto storiche del lavoro contadino e portare avanti il lavoro sulla mitologia classica e sull’arte sacra».
Nicola Luccarelli
(Nell’immagine di apertura: “Ora”, olio su tela di Elvis Sapdoni)