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Castel Sismondo com’era e dov’era, almeno in miniatura

Ferruccio Farina ha lanciato la proposta al sindaco Andrea Gnassi al termine della presentazione del suo ultimo libro su Sigismondo Pandolfo Malatesta: «A Castel Sismondo si sta facendo un lavoro importante. Ma quello che vediamo non è che un simulacro della sontuosa fortezza-dimora di Sigismondo Malatesta. Con le torri mozzate, senza fossato, oppresso di moderni e fabbricati, non rappresenta minimamente la sontuosità, la maestosità e la sua fierezza di un tempo. Chi oggi lo guarda può credere che il suo aspetto tozzo e arcigno sia quello voluto da Sigismondo e non ciò che resta delle demolizioni e delle distruzioni del tempo. Per ricordarne l’aspetto e la grandiosità s’impone quindi un’operazione di una sua corretta rappresentazione».

Come? «Di certo il sindaco, a cui va il merito di averlo liberato da bancherelle e parcheggi, non mancherà di prevedere all’interno la ricostruzione virtuale delle sue antiche forme. Ma un plastico in metallo all’esterno con la fusione del rilevo tratto dalle tante ricostruzioni attendibili che ne sono state fatte, certamente sarebbe un bel servizio alla cittadinanza e un doveroso gesto verso uno dei più imponenti monumenti della città. Anche il più distratto passante ne capirebbe la bellezza e l’importanza».

I lavori iniziarono nel maggio 1437, come ricorda Ferruccio Farina nel suo libro, e durarono almeno nove anni, fino al 1446, data convenzionalmente adottata da Sigismondo per celebrarne la fine.

«Che il progetto e la cura dell’esecuzione di quella sublimis regia, come l’aveva chiamata Valturio, si debbano a Sigismondo – ricorda Farina – è testimoniato da più fonti. Dalle cronache contemporanee, dalle parole dello stesso Valturio, dalle lapidi che vi furono apposte per celebrarne l’ultimazione, e dai versi dei tanti poeti che la cantarono come grande e prestigiosa impresa. L’opinione è oggi unanimemente condivisa dagli studiosi anche se taluno attribuisce la progettazione al Brunelleschi, la cui presenza a Rimini nel 1438 è peraltro documentata. Ipotesi plausibile ma non dimostrabile. Comunque è certo che Sigismondo, come sempre faceva nel realizzare le sue imprese, si confrontò con sapienti e specialisti. E perché no, in questo caso, anche con il Brunelleschi».

«Comunque – conclude lo studioso – s’impone una rappresentazione fedele che ce ne restituisca la magnificenza e il fascino. Plastici e ricostruzioni non mancano, dalla ricostruzione dell’ing. Meluzzi, quelle curate da Pier Giorgio Pasini per la mostra su Sigismondo del 1970, a quelli più recenti dell’ing. Dino Palloni. Né mancano esempi, in Italia e all’estero, di realizzazioni simili».

Gaetano Meluzzi, Ricostruzione ideale di Castel Sismondo, 1878. /Tempera su carta, mm 440 × 500. Forlì, Biblioteca Comunale, Fondo Piancastelli)

Due immagini del plastico di Castel Sismondo fatto realizzare da Pier Giorgio Pasini

Modello del castello di Lubiana (l’edificio è stato ricostruito nelle sue forme originarie nel 1960)

Modello (con informazioni in Braille) del castello di Helmsley Castle nel nord Yorkshire, Inghilterra

Csatel Simondo nella medaglia di Matteo de’ Pasti (1446)

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