L’ex “re” delle scarpe Armando Arcangeli è stato rinviato a giudizio per il fallimento Valleverde. Il processo inizierà a metà aprile 2018
Era il 3 dicembre del 2015, quando le Fiamme Gialle erano andate ad arrestare l’uomo che aveva inventato la Valleverde. Bancarotta fraudolenta, omesso versamento dei sostituti d’imposta e di Iva. Queste le accuse insieme ad altre 5 persone, tra cui l’ex braccio destro e direttore generale. L’operazione, allora fu chiamata, ‘Broken shoes’ (Scarpe rotte), condotta dal Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Rimini e coordinata dal sostituto procuratore Luca Bertuzzi.
Per i finanzieri del Nucleo di Polizia tributaria di Rimini, affiancati dai colleghi di Pesaro, Brescia e Mantova, il 73enne imprenditore riccionese si sarebbe appropriato indebitamente di 9 milioni di euro attraverso il fallimento della Spes Spa, società in cui l’indebitata Valleverde Spa si era trasformata nel 2011 cedendo in affitto l’azienda alla holding bresciana creata ad hoc, la Valleverde Srl. E’ per questo che ai domiciliari erano finiti anche Enrico Visconti (amministratore della Srl), Ernesto Bertola (direttore generale), David Beruffi (responsabile dell’area finanza) e Anna Maria Soncina (consulente finanziaria esterna).
Furono sequestrati beni per 19 milioni di euro, oltre a quote di 5 società (tutte riconducibili ad Arcangeli), di cui una immobiliare con sede a Rimini (a cui sono intestate la villa dell’imprenditore in via Panoramica a Riccione, un altro immobile e due terreni), e quattro nella Repubblica di San Marino, nonché saldi attivi di conti correnti nazionali ed esteri, grazie anche ad una rogatoria internazionale accolta dall’autorità giudiziaria sammarinese.
Ieri un primo epilogo. Tutti gli indagati sono stati rinviati a giudizio confermando, almeno in questa fase l’impianto accusatorio.
Unica condanna (13 mesi con sospensione della pena) per rito abbreviato quella della consulente finanziaria esterna.