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Rimini: sabato Ferruccio Farina presenta il suo “Sigismondo Malatesta”

Sabato, 18 novembre, alle ore 17, a Castel Sismondo, nella Sala del Castellare, Ferruccio Farina presenta il suo nuovo libro: “Sigismondo Malatesta”. Le imprese, il volto e la fama di un principe del Rinascimento”

Si confronteranno con l’autore Monica Centanni, storica e filologa della tradizione classica, Michele Brambilla, giornalista e saggista, Pier GIorgio Pasini, storico dell’arte.

Al termine dell’incontro, brindisi a Sigismondo per il sesto centenario della sua nascita.

Il volume vuole orientare il lettore, digiuno di storia dei Malatesta o specialista, a recuperare un profilo biografico di Sigismondo, principe tra i più celebrati del Rinascimento, al di fuori degli stereotipi in cui, troppo spesso, è stato cristallizzato.

Propone una ricostruzione storica della sua figura che vuol prescindere dalla fama che, immeritatamente, l’ha accompagnato per sei secoli e l’ha trasformato da uomo della storia in personaggio della fantasia e della leggenda, che l’ha narrato talvolta come un diavolo capace delle azioni più turpi, talvolta come eroe dalle imprese degne della mitologia antica.

Due estremi opposti che traggono origine, diretta o indiretta, per piaggeria o per inerzia storiografica, da quella fonte straordinaria che è la pervicace campagna mediatica messa in campo dall’abilissimo papa Pio II, invidioso di lui fino all’inverosimile.

Una fonte inquinata, come dimostra il volume, purtroppo potente, che ancor oggi, grazie alle contraddizioni che sollecita – lussuria e misticismo, violenza e poesia, eroismo e turpitudine – continua a trovare estimatori.

Come ha definito Remo Bodei nella prefazione al volume, il profilo di Sigismondo delineato da Ferruccio Farina è “a tutto tondo”. Giovandosi della più accreditata storiografia malatestiana mette a fuoco la sua figura contestualizzandola nella complessa scena italiana di quei tempi. Lo fa attraverso un esame accurato della vita, delle opere, delle immagini pittoriche e delle medaglie che lo rappresentano e di un’attenta cronologia. Ma specialmente della fama, tra il criminale e l’eroe, che lo ha accompagnato tra i contemporanei e i posteri, documentata  da un’antologia di testimonianze letterarie tra XV e XX secolo, alcune delle quali finora sconosciute.

Remo Bodei, dalla prefazione al volume

Ferruccio Farina è uno storico per passione, non per dovere di professione. La sua è una di quelle passioni assolute, sanguigne, irruenti, partigiane (tipicamente romagnole, direi) per la sua terra e la sua storia, finora divise tra Francesca da Rimini e Sigismondo Pandolfo Malatesta, due figure dal profilo letterario e storico di dimensione internazionale.

Diversamente da molti eruditi locali, che vanno alla ricerca di episodi minori o di documenti inediti di scarsa importanza, egli traccia invece ritratti a tutto tondo dei suoi personaggi.

E lo fa con cognizione di causa, con ampia, solida e controllata documentazione, frutto di lunghe e minuziose ricerche, simili a quelle che lo hanno portato a raccogliere la più grande collezione esistente di testi, immagini, film e memorabilia su Francesca e a organizzare numerosi convegni sulla sua figura.

Giovandosi della più accreditata storiografia malatestiana, ma professando – non senza un tocco di civetteria – il carattere “divulgativo” del suo libro, mette ora a fuoco la figura di Sigismondo Malatesta (1417-1468) contestualizzandolo nella complessa scena italiana di quei tempi.

Lo fa attraverso un’attenta cronologia, un esame accurato della vita, delle opere, delle immagini pittoriche e delle medaglie che lo rappresentano, ma specialmente della fama, tra il criminale e l’eroe, che lo ha accompagnato tra i contemporanei e i posteri (degli “elogi e delle invettive tra XV e XX secolo”, testimoniate da una intelligente antologia di testimonianze letterarie).

Questo principe, uno dei migliori condottieri del suo tempo, assieme a Francesco Sforza e al Conte di Carmagnola, combatté oltre cento battaglie dall’età di tredici anni sino a poco prima della morte. In tempi torbidi e senza pace, si trovò a cambiare spesso alleanze (ma sempre, e Farina lo ha ben presente, per difendere il suo stato). Fu in favore del papato e poi contro; con Venezia contro i Visconti e poi con i Visconti contro la Serenissima; con Alfonso d’Aragona e poi contro in una vicenda di pagamenti non ricevuti e richiesti. In ragione di questa contesa Alfonso lo fece escludere dalle trattative della pace di Lodi (1454), che garantì per oltre quarant’anni la pace interna tra gli stati italiani. (Quasi) sempre rimase però implacabile avversario di Federico da Montefeltro.

Nell’ultima fase della sua esistenza, si sentì soprattutto tradito e beffato dal papa Pio II, che, nei suoi Commentarii rerum memorabilium, tra le altre calunnie, lo accusò di aver riempito quello che sarebbe stato chiamato Tempio Malatestiano “di tante opere pagane che non sembra un tempio di cristiani ma di infedeli adoratori dei demoni”. 

In realtà, questo edificio rappresenta, nel campo dell’architettura, la maggiore manifestazione del neo-platonismo rinascimentale. Sulla sua passione sulla filosofia e sulle arti, osserva Farina che il suo pensiero si “trasformerà in laboratorio negli anni tra il 1450 e il 1453, scegliendo per la sua corte artisti e sapienti eccellenti come Roberto Valturio, Basinio da Parma, Agostino di Duccio, Leon Battista Alberti, Piero della Francesca e Matteo de’ Pasti.

Impegnandosi insieme a loro nel trasformare il suo pensiero in sogno e il suo sogno in progetto. E trasformando il progetto in opera”. […]

Proprio nell’incipit e lungo tutto il volume, c’è la feroce polemica di Farina contro Pio II, principale eroe negativo, anti-Sigismondo per eccellenza:

“Mai, nella storia della Chiesa, s’erano visti tanta crudeltà e tanto accanimento da parte di un papa come nella guerra personale messa in campo contro Sigismondo Pandolfo Malatesta da Pio II, al secolo Enea Silvio Piccolomini”.

Lo stesso Pio II, attraverso Niccolò Cusano, allora cardinale a Roma, ne espone le accuse di eresia: “[Il cardinale Cusano] in base all’esame dei documenti della causa, dichiara accertato il fatto che Sigismondo è eretico, poiché nega la resurrezione dei morti, sostiene che l’anima degli uomini è mortale e non crede nel regno dei cieli. Inoltre risultano comprovati gli omicidi, le violenze, gli adulterii, gli incesti, i sacrilegi, gli spergiuri, i tradimenti e le colpe, quasi infinite, gravissime e atrocissime, che gli vengono rimproverate. Non v’è dubbio che sia degno del sommo castigo”.

“Bandito per rebello” dal papa, caduto in disgrazia, isolato, sconfitto, Sigismondo ottenne infine da Venezia di essere mandato in Morea (l’attuale Peloponneso) per respingere i turchi. Lì si ammalò a causa della pestilenza che infuriava negli accampamenti e, rientrato a Rimini, si riconciliò con il nuovo papa Paolo II e lasciò per testamento alla moglie Isotta e al figlio Sallustio i propri domini, poi conquistati dal figlio maggiore, illegittimo, Roberto Malatesta

Con il mestiere delle armi guadagnò e perse enormi fortune, ebbe folgoranti vittorie e dolorose sconfitte (fu, come lo definì Ezra Pound nei Cantos malatestiani, “il miglior perdente della storia”).

Il volume, da cui si impara moltissimo, si legge con gusto e costituisce uno spaccato della nostra tormentata, ma gloriosa storia. E, di questi tempi, non è poco“.

Remo Bodei

Il volume è organizzato in quattro sezioni.

  • Sigismondo Pandolfo Malatesta. Un principe umanista tra storia e leggenda che, del signore di Rimini, traccia il profilo di condottiero e di principe.
  • Il volto, 1439-1468 galleria di ritratti a lui contemporanei, censita e commentata.
  • Le imprese: quando e come, cronologia delle sue gesta con note bibliografiche.
  • La fama: elogi e invettive tra XV e XX secolo, antologia di brani tratti da documenti, cronache, storie e opere di narrativa.

Vuole orientare il lettore, digiuno di storia dei Malatesta o specialista, a recuperare un profilo biografico di Sigismondo, principe tra i più celebrati del Rinascimento, al di fuori degli stereotipi in cui, troppo spesso, è stato cristallizzato.

Propone una ricostruzione storica della sua figura che vuol prescindere dalla fama che, immeritatamente, l’ha accompagnato per sei secoli e l’ha trasformato da uomo della storia in personaggio della fantasia e della leggenda, che l’ha narrato talvolta come un diavolo capace delle azioni più turpi, talvolta come eroe dalle imprese degne della mitologia antica.

Due estremi opposti che traggono origine, diretta o indiretta, per piaggeria cortigiana, per filopapismo, per antipapismo o per inerzia storiografica, da quella fonte straordinaria che è la pervicace campagna mediatica messa in campo dall’abilissimo papa Pio II, invidioso di lui fino all’inverosimile.

Una fonte inquinata, come dimostra il volume, purtroppo potente, che ancor oggi, grazie al sigillo pontificio e al fascino delle contraddizioni che sollecita – lussuria e misticismo, violenza e poesia, eroismo e turpitudine – continua a trovare estimatori.

Certo, Sigismondo non fu né un santo né un beato. Ebbe i vizi e le virtù degli uomini di guerra e di potere dei suoi tempi. Fu violento e implacabile in battaglia, scaltro in politica. Spesso incline agli eccessi. Ma, certamente, non fu neppure il mostro del male come la leggenda di cui Pio fu l’iniziatore, ancora lo racconta. Fu, come tanti, un condottiero valoroso, un principe magnifico, un mecenate generoso, un umanista che si dilettava nel leggere i grandi della classicità e nel comporre versi, che si confrontava con i saggi e sognava splendore.

Ma non solo.

Del Rinascimento agli albori, in uno dei momenti più rivoluzionari ed esaltanti della civiltà occidentale, fu un protagonista di primo piano, coraggioso e innovatore.

A testimoniarlo è la sua più grande impresa: il Tempio Malatestiano.

Ferruccio Farina

Si interessa da anni di storia del turismo e di storia della comunicazione per immagini.

Su questi temi ha pubblicato, oltre a saggi ed articoli, ventidue volumi monografici con diversi editori tra i quali Fratelli Fabbri, Idea Libri, Maggioli Editore, Federico Motta, Rusconi libri, Panozzo, Silvana editoriale.

Docente a contratto di sociologia e storia della comunicazione turistica nel corso di Laurea in Scienza della Comunicazione, facoltà di Sociologia dell’Università degli studi di Urbino “Carlo Bo” (1998-2013), iscritto all’Ordine Nazionale dei Giornalisti, ha collaborato a trasmissioni della RAI, della RTV della Svizzera italiana e alle pagine culturali de “Il Resto del Carlino” e de “Il Messaggero”.

Membro dell’Advisory board di “Rimini Venture 2027. Piano Strategico della città di Rimini” (2008-2011).

Ha progettato e curato “Balnea.museum, Museo virtuale dei bagni di mare e del turismo balneare” (1997-2015) www.balnea.net.

Nel 1980 ha fondato insieme a Pier Giorgio Pasini la rivista “Romagna arte e storia” della quale è direttore responsabile dal 2015.

 

Gli argomenti che attualmente lo impegnano maggiormente sono il mito di Francesca da Rimini e la storia della famiglia Malatesta. Ha tenuto seminari e organizzato convegni di studio presso Università europee e americane, è coordinatore del “Centro Internazionale di studi Francesca da Rimini” e, dal 2007, cura le “Giornate Internazionali Francesca da Rimini” in collaborazione con UCLA, Center for Medieval and Renaissance Studies (CMRS), che si tengono a Rimini e a Los Angeles, www.francescadarimini.it.

Su Sigismondo Pandolfo Malatesta ha curato, insieme a Pier Giorgio Pasini, la mostra e il catalogo de Il tempio di Sigismondo: grafica malatestiana fra Rinascimento e Novecento, Rimini, 2000; ha pubblicato alcuni saggi tra i quali Il volto e la fama. Le medaglie di Pisanello e di Matteo de’ Pasti per Sigismondo Malatesta nei repertori iconografici tra XVI e XVII secolo (Romagna Arte e Storia, n. 103, 2015) e

Un papa per nemico. Sigismondo Malatesta, Francesco Filelfo e Pio II tra elogi e invettive (ibid., n. 106, 2016).

In corso di pubblicazione BNF Ms. Italien530: a       n illuminated Commedia of 1411 as a source of adventure, mystery and romantic interpretation, paper in Dante and the Visual Arts: a Summer Symposium, Ucla and the J. Paul Getty Museum, Los Angeles, The Getty Center, 2016.

www.ferrucciofarina.it

Monica Centanni

Filologo classico di formazione, e studiosa della Tradizione Classica, Monica Centanni impegna le sue ricerche allo studio del teatro antico, di civiltà tardo antica, di storia della tradizione

classica nella cultura artistica e letteraria, dall’antico al contemporaneo. Su questi temi è autore di studi e monografie e ha curato mostre ed eventi teatrali.

Insegna Iconologia e tradizione classica, Fonti greche e latine, Drammaturgia e origini del teatro all’Università Iuav di Venezia, ed è Visiting Professor presso l’Università di Catania.

Dal 2006 è il direttore del Centro studi classicA, Iuav (Centro Studi Architettura, Civiltà e Tradizione del Classico).

Dirige “La Rivista di Engramma. La tradizione classica nella memoria occidentale” (premiata con “E-Contents Italian Award” 2007) – giunta al 150° numero (ottobre 2017).

È membro del consiglio dell’Associazione Internazionale di Studi rinascimentali “Artes Renascentes”, collegato con SILBA (Société Internationale Leon Battista Alberti) e membro del Comitato Scientifico della rivista “Arabeschi. Rivista Internazionale di Studi su letteratura e Visualità”.

Ha pubblicato diversi volumi, monografie, saggi e articoli. Fra le sue pubblicazioni: l’edizione di Eschilo. Le tragedie, nel Meridiano Mondadori (Milano 2003, premio Monselice 2005); L’originale assente. Introduzione allo studio della tradizione classica (Milano 2005); Il romanzo di Alessandro([Torino 1991] Milano 2005); Nemica a Ulisse, Milano 2007; La nascita della politica: la Costituzione di Atene, Ca’ Foscarina, Veneziùa 2011; Fantasmi dell’antico. La tradizione classica nel Rinascimento, Rimini 2017.

 

Michele Brambilla

Direttore della Gazzetta di Parma, in precedenza è stato vicedirettore de La Stampa, ha lavorato diciotto anni al Corriere della Sera, è stato direttore de La Provincia di Como e vicedirettore di Libero e del Giornale.

Ha pubblicato diversi libri, tra cui il bestseller L’Eskimo in redazione, ed è stato il curatore dell’ultimo libro di Indro Montanelli, Le nuove Stanze. È stato premiato dal Comune di Milano con l’Ambrogino d’oro.

Laureato in storia, è sposato e ha cinque figli.

E’ innamorato di Rimini e della Riviera romagnola dove trascorre immancabilmente le vacanze fin da ragazzino.

 

Pier GIorgio Pasini

È un noto storico d’arte che da molti anni si occupa di Umanesimo e Rinascimento. Ha scritto volumi monografici sull’arte malatestiana e partecipato a numerosi convegni sullo stesso tema, in Italia e all’estero. È stato Ispettore onorario della Soprintendenza per i Beni artistici e storici di Bologna e ha collaborato con la stessa Soprintendenza per quanto riguarda i problemi della tutela, della conservazione, del restauro, del censimento del patrimonio artistico.

Oltre all’aver partecipato con incarichi direttivi o di responsabilità scientifica all’ideazione e all’organizzazione di numerose mostre, ha collaborato all’ordinamento scientifico del Museo “Luigi Tonini” di Rimini e del Museo di Stato della Repubblica di San Marino.

Nel 2001 gli è stato conferito il “Sigismondo d’oro” dalla Città di Rimini.

Tra le sue numerose monografie che riguardano i Malatesta:

I Malatesti e l’arte, Milano 1983; Piero e i Malatesti, Milano 1992; Il Tempio Malatestiano. Splendore cortese e classicismo umanistico, Milano 2000; Malatesta Novello magnifico signore. Arte e cultura di un principe del Rinascimento, Bologna 2002; Il tesoro di Sigismondo e le medaglie di Matteo de’ Pasti, Bologna 2009.

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