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Vasco Errani a Rimini: “Il centro sinistra affronti il futuro vero e lasci perdere bonus e tweet”

La sua uscita dal Partito Democratico? «Una rottura postuma. Dal Pd erano già usciti gli elettori». Ancora una sinistra novecentesca a difesa ideologica del passato? «Tutto il contrario, una sinistra di governo che guarda solo al futuro e al merito delle questioni».

Vasco Errrani venerdì a Rimini non ha parlato solo del Movimento Democratico e Progressista cui ha aderito, ma di tutto il centro sinistra, dei suoi gravissimi problemi e delle possibili soluzioni.

L’ex presidente della Regione Emilia Romagna ha sottolineato in ogni modo che si tratta di temi e non di persone: «Con Matteo Renzi ho sempre avuto un confronto franco e lo verri avere ancora. Noi non poniamo veti personali a nessuno. E’ ma è delle cose concrete che vogliamo discutere, di politiche che giudichiamo sbagliate, anche perché non hanno dato risultati». 

Vasco Errani a Rimini

Quali? «Le politiche dei bonus, da quelli per le assunzioni del jobs act a giovai e i bebè. Abbiamo speso 34 miliardi di euro per queste misure e cosa hanno fruttato? Crescita modesta, lavoro precario e aumento delle disparità». 

E invece cosa farebbe MDP? «Ridurre le tasse va benissimo. Ma non va bene farlo per tutti indiscriminatamente, come con l’Imu. E le aziende: non si può premiare allo stesso modo chi investe nella ricerca e nell’innovazione e che crea una nuova, buona occupazione, come chi intasca gli incentivi e poi magari chiude e se ne va all’estero. In tutti i Paesi, poi, i governi nelle politiche industriali intervengono, eccome. Abbiamo visto come si comportano gli Stati Uniti con Marchionne o la Francia con Finmeccanica, altro che ultra-liberismo e lasciar fare al mercato. Invece l’Italia corre il rischio concreto di diventare terra di conquista di gruppi stranieri che per investire impongono le condizioni che vogliono. Non si tratta di essere nazionalisti; il problema è che ci vanno di mezzo i redditi le condizioni del lavoro». 

Errani vorrebbe un centro sinistra capace di affrontare le vere rivoluzioni che già sono iniziate: «Secondo Stieglitz e molti altri analisti, la robotica porterà nel mondo ad un incremento della produttività del 40% nei prossimi 5-7 anni. Ma a quanti posti di lavoro in meno? E quante professioni stanno scomparendo o scompariranno fra breve? E’ evidente che occorre costruire un nuovo welfare che si sostenga con una quota di quei profitti incrementati dall’innovazione. E che sostenga e riqualifichi chi perderà lavoro o non ne troverà per via dell’innovazione. Altrimenti i divari fra le classi sociali, la terribile crisi dei ceti medi che stanno davvero scomparendo, inevitabilmente porteranno a tensioni drammatiche. Di questo si ragiona in tutto il mondo e credo sia dovere farlo anche per il centro sinistra italiano, piuttosto che i dibattiti sui leader. Purtroppo, è vero, non sono questioni che si risolvono a colpi di tweet». 

Inoltre, lo stato deve investire non sulle misure temporanee, ma sostenendo in ogni modo nei cinque settori dove avverrà lo sviluppo nel prossimo futuro? «Hi-tech, turismo, scienze della vita, servizi alla persone, economia green: secondo le previsioni sono i campi che cresceranno di più. In Italia – fa però notare Errani – siano indietro in quasi tutto, mentre avremmo potenzialità enormi. Cosa vogliamo fare per i nostri giovani? Cosa gli raccontiamo? Che in un mondo indirizzato verso queste cose gli offriamo lavori marginali e precari magari neppure una pensione quando smetteranno di lavorare?». 

«Su tutti questi temi non possiamo lasciare da solo papa Francesco», conclude Errani.

Ma con il Pd è possibile un’alleanza o no?  «Siamo apertissimi al dialogo senza, ripeto, nessuna preclusione sulle persone. Ma nei fatti chiediamo dei cambi di rotta sostanziali, non ci interessano i contentini per la bandiera».

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